Conte Bis per evitare un presidente della Repubblica conservatore e sovranista

Domanda Lilli Gruber: “Anche lei pensa che questo governo durerà fino all’elezione del presidente della Repubblica?”. Risponde Maria Teresa Bellanova, neo ministro alle Politiche agricole, renziana di stretta osservanza: “E’ importante bloccare l’Iva e fare misure giuste. Dico anche, e questo senza nessuna remora, che dare a questo Paese un presidente della Repubblica che non sia ostile all’Europa è un dovere che noi abbiamo ed io ho sostenuto la formazione di questo governo, al di là che ne faccio parte, anche per questo”.

Sul far della sera, nello studio di ‘Otto e mezzo’, popolare trasmissione di La7, cade l’ultimo velo; quello che per senso del pudore o, come ha ammesso la stessa Bellanova, per remora non era stato confessato agli italiani. Nemmeno Matteo Renzi, che quanto a spregiudicatezza politica non è secondo a nessuno, una decina di giorni fa, a crisi di governo conclusa, si era spinto a tanto preferendo affidare sempre a La7 questa riflessione: “Noi stiamo parlando di un orizzonte di legislatura, il Parlamento deve eleggere il presidente della Repubblica nel gennaio del 2022, abbiamo di fronte a noi 4 anni”.

Da politico esperto e navigato Renzi sa bene che non è possibile spiattellare chiaramente in faccia agli italiani i veri motivi che hanno portato alla nascita del Conte bis. Sa che agli italiani, ai quali è già stato impedito di andare a votare imponendogli un governo che senza subbio non avrebbero scelto, non è possibile dire che il prossimo presidente della Repubblica anzichè essere un rappresentante dell’unità nazionale, e quindi di tutti i cittadini, sarà il prodotto dell’ennesimo gioco di Palazzo e soprattutto delle volontà dell’Unione europea.

Ma Teresa Bellanova, come lei stessa dice, non ha ‘remora’ e quindi rende palese quello di cui tutti parlano e tutti pensano, da quando il Conte I è diventato Conte II, in un’operazione degna del miglior appassionato di ‘Lego’, staccando un pezzo della maggioranza, la Lega, per attaccarne un altro, il Pd.

Quindi nell’ordine la strategia è questa: trovare una maggioranza, fare un governo e durare fino alla data delle elezioni del presidente della Repubblica, per eleggerne uno politicamente orientato e ‘affidabile’.

Se non siamo ai limiti del golpe poco ci manca. In realtà, che si potesse formare un nuovo governo era ipotesi prevedibile, alla luce del fatto che, Costituzione alla mano, i governi rimangono ancora nella piena disponibilità delle dinamiche parlamentari. Infatti, fino a quando non sarà modificata la Carta costituzionale a poco varrà approvare leggi elettorali che diano agli italiani più poteri nella scelta dei propri rappresentanti. Ma il discorso cambia quando ci si sposta sul piano dell’elezione del presidente della Repubblica, vertice istituzionale del nostro Paese e nel quale tutti gli italiani, o almeno la stragrande maggioranza, dovrebbero potersi rivedere.

Già eleggere un presidente della Repubblica al tramonto di una legislatura è una stonatura, visto che è alto il rischio che il Parlamento non sia più in sintonia con il corpo elettorale; ancora di più se lo si fa dopo un 2018 e 2019 segnato dalla costante sconfitta e perdita di consensi del M5S e del Pd. Quelle stesse forze politiche che adesso si sono messe insieme per fare un governo e che vorrebbero tirare a campare per altri 3 anni.

Se è spregiudicato impedire al Paese di tornare al voto per tenersi la poltrona, è senza dubbio eversivo farlo per evitare che sia eletto un Capo dello Stato effettivamente rappresentante della volontà degli italiani; in contrasto con quella consorteria che governa l’Ue; oppure per la prima volta espressione di quella parte della Nazione che, diciamolo francamente, finora si è sentita il parente povero di questa Repubblica. In una sola parola, un presidente della Repubblica espressione della volontà popolare.

In un Paese normale si risponderebbe che tutto ciò è normale, anzi che ‘è la democrazia, bellezza’ (cit. Massimo D’Alema).  Non in Italia, però; non quando la sinistra sente che in ballo ci sono i suoi interessi. Pronta a tutto pur di tutelare quella sua ragnatela di poteri, molto vasta, che coinvolge vari settori, dall’editoria all’Alta Finanza, dal mondo dell’associazionismo alla cultura.

Finanche di impedire agli italiani il legittimo ritorno alle urne. Senza alcuna remora, come direbbe il ministro Bellanova.

Guido Forte
Guido Forte
“Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido, Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente”.

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