Conte e Renzi litigano, il campo largo non decolla ancora

Se il centrosinistra in Liguria sembra essersi finalmente sbloccato accettando la candidatura di Andrea Orlando come nome che unirà i vari partiti del campo largo, c’è fermento proprio in merito alla composizione del campo largo stesso. I troppi intrighi tra partiti e all’interno degli stessi partiti hanno un peso tutt’altro che indifferente sulla collaborazione politica all’interno del centrosinistra. Anche perché se la quadra, alla fine dei conti, viene trovata e un accordo per presentarsi alle elezioni bene o male riesce quasi sempre a essere raggiunto, i veri problemi sorgono in un secondo momento, quando le urne sono chiuse e c’è da lavorare seriamente: che sia in maggioranza o all’opposizione, infatti, la sinistra ha sempre fatto fatica a restare unita.

Lacrime di coccodrillo

Soltanto con riferimento agli ultimi anni, non è un caso se in pochi mesi si sono succeduti governi, pur sempre di sinistra, ma sostenuti da coalizioni diverse. In breve tempo, si sono susseguiti i governi Letta, Renzi e Gentiloni, che erano facce della stessa medaglia. Poi è arrivato il turno dei grillini, nella scorsa legislatura, che hanno governato con tutti i partiti rappresentati in Parlamento, tranne che con Fratelli d’Italia, che ha deciso di rimanere fuori ed estraneo a certe dinamiche, da certi inciuci di palazzo, forte della convinzione che al governo si arriva se eletti dal popolo, e non con scappatoie secondarie. Nella loro esperienza a Palazzo Chigi, i grillini hanno provato sulla loro stessa pelle cosa significa far parte di coalizioni tanto flebili e poco interessate al bene della Nazione, attratte soltanto dalla realizzazione dei propri interessi. Il Governo Conte II cadde miseramente quando Renzi, che pure faceva parte della coalizione, decise di ritirare i suoi ministri e dunque di iniziare una crisi che ha poi portato Mario Draghi alla guida del governo. Fatto che ha portato a galla due verità: la prima è che Renzi il riformista così agisce, riuscendo ad essere l’ago della bilancia delle coalizioni che si ritrova a popolare pur avendo una esigua minoranza di voti; la seconda è che questo è ciò che succede quando si formano coalizioni/accozzaglie, con annesse e successive lacrime di coccodrillo da parte dei grillini.

Campo largo (auto)distruttivo

Ecco perché i voti dell’area riformista ora spaventano a morte i grillini, che non hanno dimenticato quanto il trasformismo di Italia Viva abbia gravato sulle sorti del Governo Conte II. Ai pentastellati non va proprio giù che Renzi possa entrare di nuovo a far parte del campo largo. Anche se, perfino questo costituisce una posizione alquanto ipocrita con il passato: perché, se ammettiamo, come i fatti suggeriscono, che il cambio di considerazione dei grillini nei confronti dei renziani sia avvenuto all’epoca del Governo Conte II, allora perché il Movimento Cinque Stelle non ha inteso smettere prima di creare coalizioni con Italia Viva? L’ultimo eclatante esempio è quello dell’Abruzzo, dove il centrosinistra ha puntato al faccia a faccia con il presidente uscente e candidato del centrodestra, Marco Marsilio. In quelle settimane di campagna elettorale non c’era questo timore dei confronti dei riformisti? A onor del vero, anche in quel caso le diatribe tra partiti furono parecchie: ufficialmente erano tutti uniti, ma nel concreto bisticciavano come il gatto e il topo. Ed è proprio questo il maggiore rischio per il centrosinistra ligure: sanno bene, loro stessi, della potenzialità (auto)distruttiva di un campo così allargato. Ma non possono farci nulla: litigare e dividersi è nella natura della sinistra.

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