Si avvicina il voto in Abruzzo per l’elezione del nuovo Presidente della Regione. Due schieramenti opposti, centrodestra e centrosinistra, che danno dimostrazione del livello di serietà politica che intercorre tra le due coalizioni: da una parte il centrodestra che, come a livello nazionale, così a livello regionale si presenta unito nei suoi tre partiti principali; dall’altro il centrosinistra, litigioso e diviso in Parlamento che si presenta in forme nuove per ogni diversa elezione. Ora, in Abruzzo, dopo il sodalizio PD-M5S in Sardegna, è il momento per la super-ammucchiata, che unisce sotto il nome di Luciano D’Amico tutti i partiti di opposizione. Un’unione i cui fautori, però, cercano comunque di celare.
Il centrodestra, come detto, ha scelto fin da subito il suo candidato, il governatore uscente Marco Marisilio. Etelwardo Sigismondi, coordinatore di Fratelli d’Italia in Abruzzo, si dice convinto della vittoria, riportando i dati degli ultimi sondaggi disponibili prima della par condicio: “Marsilio è in netto vantaggio con una media del 53%. Ma la forbice potrebbe ampliarsi ulteriormente”. Visti i dati favorevoli del centrodestra, dunque, la sinistra non poteva rimanere inerte e ha scatenato, come suo solito, la macchina del fango contro Marsilio, proponendo però le stesse polemiche sollevate cinque anni fa, al momento della sua prima candidatura. Giuseppe Conte, grillini e dem vari hanno dato avvio alla campagna mediatica parlando di Marsilio come “amico della Meloni”, uno “calato dall’alto” in quanto non proveniente dalla Regione: “È una polemica già usata 5 anni fa – ha detto Sigismondi – che ha portato alla vittoria di Marsilio. Se dopo 5 anni continuano a insistere su questo tema vuol dire che non sanno come attaccarlo, perché evidentemente ha ben governato”. Sigismondi, parlando di Marsilio, ha sottolineato che “proviene da una famiglia abruzzese a cui, come a molte altre famiglie di questa Regione, per motivi di lavoro è capitato di trasferirsi a Roma. Ma come tutte le persone che hanno a cuore le proprie origini, Marsilio è tornato nella sua terra. È più abruzzese lui di molti altri che qui hanno avuto la fortuna di crescere”. Prima critica rispedita al mittente.
Ma a rimettere in moto la macchina del fango ci ha pensato La Stampa, riproponendo, come accade ogniqualvolta viene a mancare qualsiasi tipo di critica costruita o costruttiva, il solito spettro totalitario: il quotidiano ripercorre la gioventù politica di Marsilio, a contatto con la destra romana dell’Msi e del Fronte della Gioventù e sperando di trovare raccordi tra il candidato e l’estremismo, invano. Insomma, dopo cinque anni di governo, rispuntano casualmente tutti questi problemi. Vale allora riproporre il pensiero di Sigismondi: “Non sanno come attaccarlo, perché evidentemente ha ben governato”. E mentre si cerca di disegnare Marsilio come un pericoloso fascista, a sinistra D’Amico, come già Todde in Sardegna, non vuole i big a chiudere la sua campagna elettorale: il rischio che inizino a litigare proprio sul palco è grande. Meglio evitare, avrà pensato.
Io vorrei capire da quali basi, da quali presupposti vengono fuori le accuse da parte della sinistra a qualsiasi personaggio o candidato che proviene dall’area più vicina a FDI su vere o presunte appartenenze a organizzazioni di estrema destra, magari risalenti a 30-40 anni fa.
Nessuno si è mai posto il problema dall’altra parte di sindacare su appartenenze a organizzazioni di estrema sinistra dei candidati del PD o Azione (vorrei ricordare che a differenza dei più recenti Dem che a quei tempi non esistevano ancora, quelli che fanno parte di Azione e Italia Viva ed hanno una certa età, probabilmente da giovani erano nel PCI…..).
Purtroppo il vulnus sta nella famosa e anacronistica legge che sancisce ogni appartenenza, simpatia o vicinanza solidale ad organizzazioni di destra estrema come “Intento di ricostituzione del Partito Fascista, etc, etc”.
E logico che la sinistra ci sguazza.
Grazie a queste leggi, residuati del periodo del dopoguerra, possono mettere in testa alla gente la paura di che se vince il tale candidato di FDI, allora il Duce risuscita dalla tomba o i bambini devono sfilare di nuovo vestiti da balilla!!!!
Questa gente non si rende conto che sono già passati più di 70 anni, che nel frattempo non esiste più nemmeno il mondo sovietico e che sono fortunati che il fascismo non esiste più, altrimenti non avrebbero potuto parlare e sparlare così innocuamente.
Ma soprattutto non sì rendono conto che, gira e rigira, rischiano di svegliare il cane che dorme…
E la storia insegna che quando è successo in passato, quelli che se la sono vista brutta sono stati loro (vedi Germania, Spagna, Portogallo, etc).
Poi è conveniente per loro, anziché fare le campagne elettorali concentrandosi su progetti e programmi, possono fare pubblicità ai loro candidati con il rivangare le loro paranoie tipo Hitler, le SS, i Campi di concentramento e così via, senza doversi esporre a fare proposte che saprebbero di non voler realizzare.