Contro Orban, la politica della malafede

Dice Martina, attuale segretario del PD: “La destra italiana si appresta a votare compatta in Europa contro le sanzioni a  Orban, quello che alza i muri, quello che dice che i rifugiati sono un problema degli italiani. Sovranisti a casa nostra, zerbini in Europa.” Mente Martina, sapendo di mentire. Orban non si è mai espresso contro i rifugiati, ma l’ha fatto nei confronti delle centinaia di migliaia di clandestini fatti entrare soprattutto in Italia negli ultimi anni, gente non in fuga da guerra e persecuzioni, ma più semplicemente migranti economici che non hanno nessun titolo per venire accolti.

Il discorso del premier ungherese, che per altro gode di un altissimo consenso nel suo Paese, non fa una piega. E’ vero, infatti, che Orban ha difeso i confini a sud dell’Ungheria, e in questo modo ha difeso anche una parte dei confini meridionali dell’Europa, alzando alte protezioni che impedissero il traffico dei clandestini, ma è pur vero che non si è mai opposto al ricollocamento di quella modestissima cifra di migranti aventi diritto d’asilo che toccherebbero al suo Paese. Semplicemente, Orban non vuole essere gravato da clandestini che altri hanno fatto entrare sul proprio territorio salvo poi lamentarsene. Una scelta chiara e corretta. Troppo chiara e corretta per essere accettata da gente come Martina, quella stessa gente che ha creato il problema. Così molto meglio far finta di non comprendere, raccontando storie, dicendo stupidaggini, tentando di passare per vittime e costruendo addosso l’abito di razzisti e xenofobi a chi non fa demagogia spiccia e non si adegua al pensiero unico dei politicamente corretti. Convintissimi quelli come Martina durante le loro chiacchierate estive in quel di Capalbio, che l’elettorato italiano si composto da cretini totali facilmente manovrabili, forse perché fino a un’annetto fa in parte così è stato. Salvo, poi, il risveglio.

Ora, in Europa, Orban incasserà il favore di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – avendo pure il merito di aver ricompattato, seppure per poco, il centrodestra – mentre non potrà contare sull’appoggio del Movimento 5stelle che ha già dichiarato che voterà a favore di sanzioni contro l’Ungheria. Una frattura nel governo giallo-verde, dunque? Sia Salvini che DiMaio si sono affrettati a dichiarare di no, che non c’entra, che niente mette in discussione la vita dell’esecutivo, mentre lo stesso Premier Conte ha tenuto a precisare che il governo durerà 5 anni, e che i detrattori farebbero meglio a mettersi tranquilli, perché non hanno speranze.

In realtà, nessuno può dire quanto questo esecutivo andrà avanti. Molto dipenderà non solo dal gradimento popolare, ma anche dell’interesse particolare dei due partiti che lo compongono. Attualmente, sorretto dalle ali di un successo forse in parte montato, come sostiene l’ala sinistra dei pentastellati, Salvini potrebbe essere attratto dalle sirene delle elezioni anticipate. Meno DiMaio, col partito in lieve discesa, Fico a soffiare sul fuoco e il guatemalteco Di Battista a inventarsi la qualunque per non farsi dimenticare. Qualcuno sostiene che in realtà quella tra DiMaio e Di Battista più che una guerriglia sia un gioco delle parti per accontentare le varie anime del Movimento ma, se così fosse, non ci pare una mossa furba, visto che il rischio di implosione quando si ha a che fare con gli italiani c’è sempre. Piuttosto, considerata la modesta caratura dei due soggetti in questione, sembra più di assistere alle scaramucce di due galletti entrambi interessati allo stesso pollaio, con uno che per ora se la regna, e con l’altro che fa finta di essere un antropologo pur di darsi l’impronta intellettuale che mai avrà.

Anche stavolta non ci resta che stare a guardare. Potrebbe essere almeno divertente.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
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