Cpac, i conservatori uniti per difendere i valori occidentali

La seconda presidenza Trump sembra aver rivitalizzato un mondo conservatore che in realtà era già in fermento e governava già in diversi Stati. L’ascesa al governo di Giorgia Meloni, che rappresenta a pieno la volontà dei suoi elettori, la maggioranza degli italiani, bene si inserisce in un tale contesto, promotrice di un modello del tutto nuovo per l’Europa, inabissata nel declino (finto) progressista e globalista. È arrivato il momento dei conservatori, in tutto il mondo. In Maryland, dove si è svolto il congresso dei conservatori di tutto il mondo, c’erano le più grandi personalità d’area, a partire dai membri di spicco dei repubblicani statunitensi, galvanizzati anche dalla vittoria elettorale. Donald Trump è intervenuto facendo un salto di scaletta, anticipando il suo ingresso, ringraziando la premier italiana, Giorgia Meloni, che aveva appena concluso il suo intervento da remoto, e rivolgendo parole di pregio anche all’omologo argentino, Javier Milei, che insieme alla leader di Fratelli d’Italia formava la coppia dei grandi ospiti internazionali intervenuti all’evento.

Il Cpac è stato dunque un momento per rinsaldare le alleanze occidentali tra i conservatori, che condividono valori fondamentali come la sicurezza dei confini, la libertà in tutte le sue forme, da quella economica a quella di pensiero. Nei giorni scorsi, il nuovo vicepresidente americano, J.D. Vance, ha lanciato un monito ai leader europei: restituite al vostro continente i valori fondamentali su cui si poggiano le nostre società prima che sia troppo tardi. Negli Stati Uniti sta accadendo con una velocità sorprendente, la mano di Donald Trump nell’eliminazione dei vecchi baluardi woke dell’amministrazione Biden si sente in modo distinto. In Europa certe visioni, ben più radicate, sono dure a morire e le parole di Vance sono state comprese soltanto da poche persone. Meloni, su tutti: “Se molti di quelli che si sono indignati avessero sfoderato lo stesso orgoglio quando l’Europa perdeva la sua autonomia strategica, legando la propria economia alla dipendenza da grandi autocrazie, o piuttosto quando i confini europei e il nostro stile di vita erano minacciati dall’immigrazione illegale di massa, oggi vivremmo in un’Europa più forte”.

L’Europa non è perduta finché ci saranno i conservatori

Vance parlava di qualcosa di profondo: di identità, di libertà. “In una parola – ha detto la premier -, del ruolo e della missione storica dell’Europa”. Una missione che adesso è propria dei conservatori, in tutto il mondo. Dopo il dono, goliardico, di Javier Milei a Elon Musk, la motosega simbolo delle sue battaglie contro la spesa pubblica, ma anche simbolo della rottura tra declino e rinascita, il presidente argentino si è beccato gli applausi della platea della Cpac. L’uomo della ripresa argentina ha tuonato contro “la tirannia del partito delle élite” è contro il “globalismo”, e ha invitato gli altri Paesi a unirsi: “Dobbiamo organizzare l’alleanza delle nazioni libere”, ha detto. Una lotta “contro i burocrati” per arrivare finalmente a “un mondo libero”. Parole non distanti da quelle usate dalla premier Meloni: “Dio benedica le Nazioni libere del mondo” ha esclamato concludendo il suo intervento.

Come detto, la battaglia per il cambiamento è già iniziata negli Usa grazie a Donald Trump: “Stiamo finalmente liberando il Paese” ha detto il tycoon, promettendo che la forza del popolo Maga – Make America Great Again – non si fermerà con la sua futura uscita di scena: “Gli elettori ci hanno dato un mandato clamoroso per cambiare le cose a Washington e nel Paese e lo useremo.

Abbiamo vinto anche il voto popolare e questo perché siamo il partito del buon senso”. In Europa, invece, le cose si muovono con ritmi diversi. Ma il nostro continente non è perduto finché ci sarà chi ha intenzione di lottare per certi valori: “L’Europa – ha detto Meloni – è tutt’altro che perduta. E certamente non sarà perduta fin quando i conservatori saranno in campo”.

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