Crisi Covid. La BCE si conferma una Istituzione opaca al servizio della Germania.

La comunicazione e l’azione dell’’Europa Comunitaria – il soggetto politico monetario burocratico- è variamente opaca. La BCE spesso si accoda, vuoi nel seguire il solco del disegno economico-monetario di Maastricht vuoi per contiguità e identità ideologica, ambientale e di dottrina con ultimamente una confusione raramente sperimentata.

Posto che dal 1° gennaio 1999 i Banchieri BCE non si sono mai distinti per tempismo nell’azione o visione, da Duisenberg a Lagarde passando per Trichet e Draghi la loro opera è – senza eccezioni – sempre asincrona, trattenuta ancor più se vis-à gli altri Istituti Centrali piu’ proattivi e “daring” nei momenti di crisi.

Lo stesso Sig. Presidente del Consiglio – figura di spicco se paragonato a Duisenberg e Trichet e la cui autorevolezza Finanziaria e di relazioni è indiscutibile – fu costantemente in ritardo.  Si rammenta spesso di Draghi la efficace coreografica frase del  12 luglio 2012 , ma che in una nostra sommessa prospettiva pratica va tuttavia annoverata non tanto in un disegno di politica monetaria  risolutiva (azioni radicali , anticipatrici o quantomeno tempestive ma soprattutto potenti per magnitudo) quanto invece nel tradizionale peso che il “langage”  ha nelle dichiarazioni dei Banchieri Centrali di peso, laddove solo la semplice inversione di una parola o la sua assenza nel costrutto viene analizzata al millesimo secondo da algoritmi linguistici e operatori con immediati effetti sui corsi obbligazionari ,  monete e dei mercati nel complesso.

A conferma di ciò la reazione dei mercati al “non siamo certo qui per chiudere gli spread” – pronunciata da Lagarde il 12 marzo 2020. Quella che sarà ricordata come la piu’ avventata e costosa (per la Nazione Italiana) gaffe nella storia delle banche centrali-  innescò la liquidazione di titoli di stato Italiani di tale violenza da far aumentare in due ore il rendimento del decennale del 60% per arrivare nei tre giorni successivi a oltre il 155% in piu’ passando da 1.237% a 3.012%, ovvero una perdita di valore per obbligazione decennale da 101.10 a 85.58 arrivando a poche decine di punti base dal minimo storico del 30 novembre 2011.

Le ragioni dei cui sopra sono nel dante causa e nel mandato politico della BCE entrambi tedeschi: BCE è uno dei pochi istituti centrali – e probabilmente l’unico tra quelli del G7- a non avere come obbiettivo nel suo statuto la massima occupazione oltre a la stabilità dei prezzi ed il suo Governatore – Draghi in primis – deve sostanzialmente adeguarsi al mandato dello stakeholder di maggioranza. Che poi questo avvenga con maggiore o minore entusiasmo qualche disputa di facciata con la Bundesbank o la corte Costituzionale Tedesca – che giustamente fa gli interessi del tedeschi – lo si evince dalla efficacia dalla prospettiva di vantaggio per la Germania.

Puntualmente oggi constatiamo che la mancanza di chiarezza – e ahimè di credibilità – ha una lacaniana natura nel “elle ne cesse de s’ecrire”, una pregevole coazione a ripetere il vizietto: a conferma di ciò la opacità nei tempi, nei modi ma non nei fini, nella odierna quasi certa battaglia geopolitica sui vaccini iniziata dalla Germania contro Astra-Zeneca ieri pomeriggio, società che per nazionalità Anglo-Svedese non è né allineata né Deutsche.

Con ciò in premessa proviamo a comprendere con molta difficoltà quel che giovedì è emerso dalla Conferenza Stampa Consiglio Direttivo della BCE: una volta di più pare che essa abbia solo spostato il problema in avanti senza mandare un segnale chiaro al mercato.

Preservare Condizioni Finanziarie Favorevoli”, “Approccio Olistico” “visione Multi Sfaccettata (multiforme)”: il nuovo mantra della Banca centrale Europea che nell’ultima riunione ha deluso le aspettative di chiarezza degli operatori su quanto sta avvenendo e sulla “visione” della Banca centrale.

Sempre nell’ottica di nomenklatura Eurocentrica: Mme La Presidénte Christine Lagarde, ella non è un banchiere centrale ma un avvocato d’affari abilitato -forse-al barreau di Parigi e -si parva licet – difficilmente avrà la autorevolezza del Banchiere Centrale.

Lagarde ha un pregio: il saper ripetere pedissequamente quel che il bravissimo capo economista BCE Phillip Lane scrive. E l’Irlandese Lane è realmente un invidiabile Economista con esperienza di Governatore Centrale: ma non è colui che prende la decisione finale o che guida il Consiglio nei lati politici.

Le attese dei mercati e degli istituzionali  erano concentrati sul desiderio di chiarezza sulla posizione di BCE  sulla crescita dei rendimenti obbligazionari  e come questo si potevano conciliare , meglio quali azioni avrebbe messo in campo BCE, per mantenere una parte del mantra : il preservare condizioni finanziarie favorevoli pur nella consapevolezza del presente  disallineamento dei mercati con la reale situazione dei fondamentali Economici della Euro Zona, in uno scenario in cui la crescita dell’inflazione- ancorché da tutti attesa- è l’ulteriore elemento di spicco.

Il 12 marzo ECB mantiene tutti i tassi invariati: salvo indicare che aumenterà sensibilmente il volume degli acquisti del PEPP (ovvero il Quantitative Easing speciale creato per la pandemia e affiancato al QE tradizionale chiamato APP). Senza indicare però l’incremento mensile aggiungendo che sarà effettuato in sostanziale maniera ma flessibile e che la somma complessiva della “envelope” come tecnicamente viene chiamata e recentemente aumentata a a 1850 Md non verrà toccata …ma se necessario si… potrà essere espansa.

E qui si inseriscono gli ulteriori elementi contraddittori (vi si risparmia l’integrale telecronaca da agosto – dicembre) di indeterminatezza nella comunicazione: da un lato gli  analisti osservavano che nel gennaio 2021 ECB non indicava una serie dei parametri tecnici  tra cui quale fosse il livello di aumento dei rendimenti governativi che avrebbe fatto scattare un deciso intervento di BCE: ovvero azioni per mantenere bassa la curva, ammesso che l’aumento dei tassi a lungo non può dipendere da ECB o da altra banca centrale in quanto funzione di aspettative inflazionistiche e che parte dell’aumento dei rendimenti è uno “spill over” importato dagli USA.

Dall’altro sempre gli operatori si chiedono cosa intendano Lagarde e Lane con approccio “Olistico e multi sfaccettato o multiforme” (un elemento tecnico che terrebbe conto non di un solo indicatore ma di molti concatenati per la valutazione di tutte linee di finanziamento dal credito con banche commerciali sino agli Overnight Index Swaps).

Ancora: ascoltando la Lagarde in settembre l’inflazione ai tempi addirittura negativa – e la nostra posizione era ai tempi molto pessimistica – andava considerata come temporanea ed ora la stessa Lagarde ammette che la medesima crescita dell’inflazione fino a livelli che potranno addirittura oltrepassare il tetto del 2% è parimenti temporanea.

Rammentiamo: la headline (la Inflazione piu’ volatile) è passata da -0.4% a settembre 2020  a + 1.6%  a metà marzo . Qui sotto la tabella delle previsioni a dicembre vs quelle di settimana scorsa

Isabel Schnabel (autorevole membro del Consiglio nominata nel 2019) parla anch’essa il 26 febbraio ma pare di intendere tra le righe la sua convinzione sull’ ’insufficienza della politica monetaria nella lotta alla pandemia e invita a riconsiderare come le politiche monetarie e Fiscali debbano completarsi a vicenda. Dichiarazione che nuovamente sommessamente e con molta umiltà ci permettiamo di definire ultronea. Se non scontata.

Parla poi il nostro Panetta certamente il piu’ interessante, in Bocconi il 2 di marzo in un intervento da rimarcare ma in parte snobbato dai media – diremmo addirittura totalmente ignorato dal San Paolo – e che si conclude con queste linee: “ Il principale messaggio di questo intervento è sintetizzato dal il titolo di un brano del duo di musica elettronica Daft Punk: “Harder, better, faster, stronger”.

Insomma: spingere su tutto in fretta ma non solo su politiche fiscali, ahimè anche sull’odiato output gap introdotto da EU. In tutto questa scoordinata comunicazione, nessun elemento di concreta sicurezza né tantomeno di visione.

Su tutto pendono poi elementi di assoluta incertezza: la riattivazione del patto di stabilità nelle forme che andranno discusse augurandoci che il Pres. Del Consiglio ottenga ciò in cui dovrebbe esser meglio equipaggiato, il NGEU e  la raccolta del debito da parte di EU che noi dovremo ripagare direttamente  per quanto alla quota prestititi e indirettamente per quanto alla quota “sovvenzioni” attraverso nuove tasse e riforme e tagli come già trattato a Luglio. L’analisi delle 5 parti del PNRR depositato alle camere, un’opera omnia di circa 300 pagine che ha perlomeno il vantaggio della schematicità se non ancora della corretta allocazione delle risorse. I costi che il MITE (ministero della Transizione Ecologica) imporrà.

E come accennato in apertura, la battaglia dei vaccini i cui sviluppi sono tutti da vedere ma che – senza naïveté- non annunciano nulla di positivo per il nostro paese: I nostri amici e simpatici Tedeschi hanno sempre un occhio di riguardo quando si tratta di tentare di metter in un angolo la Nazione Italiana.

La nota politica è che fatto salva e ben compresa la mossa della Lega di controllare quale proxy per tutta la destra dall’interno (il centrodestra non esiste o se si rappresenta il piccolo 5pct dei Forzisti molti dei quali profondamente delusi), è sempre piu’ necessaria una forte opposizione di FdI, dell’unico partito coeso e solido che ha scelto correttamente e coerentemente di far gli interessi di quel 17% che rappresenta.

E non solo di quel 17%.

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Fabrizio Jorio Fili
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Fabrizio Jorio Fili su La Voce del Patriota.

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