Tra i più attivi durante l’audizione in Parlamento dell’amministratore delegato di Stellantis c’era Giuseppe Conte, il quale si infervorava per le parole di Tavares e chiedeva “la verità per gli operai in cassa integrazione”. Ecco la verità: durante il governo Conte 2, quello in alleanza col Pd, vi fu la fusione (gennaio 2021) tra l’italiana Fiat-Chrisler e la francese Peugeot. Mentre la Francia concordò l’ingresso nel capitale di Bpi France, controllata da quella che è l’equivalente della nostra Cassa depositi e prestiti, rafforzando la presenza pubblica nella nuova società, il governo italiano rimase inerte non esercitando il Golden power, sebbene Fratelli d’Italia già ad aprile del 2021 avesse presentato un’interrogazione al Senato denunciando quanto poco equa fosse la fusione tra Fca e Psa. In quell’interrogazione, rimasta inevasa, FdI chiedeva le ragioni del mancato ingresso di Cassa depositi e prestiti (Cdp) con quota pari a quella detenuta dallo Stato francese, allo scopo di garantire che anche gli stabilimenti industriali italiani e la filiera dell’automotive nazionale fossero protetti in caso di ristrutturazioni. Nel febbraio 2022, poi, il Copasir evidenziava uno squilibrio azionario a favore della Francia invitando Cdp ad entrare nel capitale di Stellantis.
“Scellerata gestione dell’industria nazionale”: FdI inchioda la sinistra
“Pd e M5s fanno la morale su Stellantis, ma le date inchiodano entrambi alle loro gravi responsabilità. I danni, pertanto, sono stati compiuti dalla scellerata gestione dell’industria nazionale da parte della sinistra”, sottolinea il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Industria, il senatore Salvo Pogliese. Concetto ribadito da Silvio Giovine, deputato di Fratelli d’Italia in commissione Lavoro e Attività produttive: “Dov’era la sinistra, a parole vicina ai lavoratori ma nei fatti lontana anni luce dai loro bisogni? L’esecutivo guidato da Conte poteva e doveva impartire delle condizioni serie e rigorose al piano industriale di quell’operazione e invece non ebbe il coraggio di farlo”.
Venerdì Tavares rassicurava i parlamentari sulle buone intenzioni del gruppo per quanto riguarda la tutela dei dipendenti e della produzione delle auto in Italia. Parole subito smentite dallo stesso Ceo quest’oggi che in un’intervista di radio Rtl al Salone dell’Auto di Parigi: “Future soppressioni di posti di lavoro in casa Stellantis? Non scarto nulla’’, per poi cercare invano di ridimensionare le sue affermazioni: “Il cuore della nostra riflessione strategica non è il taglio dei posti di lavoro ma c’è rendere i nostri clienti felici, attraverso la qualità dei nostri prodotti, attraverso l’innovazione delle nostre tecnologie, e dalla dimensione accessibile della nostra mobilità che deve essere pulita”. Successivamente è passato al contrattacco prendendosela con i giornalisti: “Altri hanno creato il caos e voi chiedete a me di risolvere la situazione e di garantire posti di lavoro. Non sono un mago, sono un essere umano come voi. Mi chiedete di risolvere problemi creati da altri, per risolvere quelle situazioni potrei dover fare cose che non saranno accolte bene”. Viste le parole dell’ad la situazione sembra destinata a peggiorare, con nuovi tagli al personale e nuove delocalizzazioni produttive. Si può tranquillamente affermare che Stellantis non sia più un fiore all’occhiello del Made in Italy ma un problema difficilmente risolvibile, problema che l’ex Premier Giuseppe Conte, con il suo governo di centrosinistra, ha contribuito a creare. Ormai è troppo tardi per salvare la faccia: inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.