La condanna a morte è pratica barbarica e inumana. Non esiste giustificazione alcuna, nemmeno di fronte ai crimini più efferati e violenti. Lo Stato non può e non deve mettersi allo stesso livello del reo. Non può macchiarsi a sua volta del delitto più grave e vergognoso. La cultura della vita deve essere alimentata, anche a costo di apparire impopolari. L’Europa, in modo particolare, abbia il coraggio di alzare la voce. Non si limiti a frasi di circostanza, a condanne di breve durata, a posizioni finte e puramente formali. A scadenza programmata, insomma. Basta passerelle con regimi e stati canaglia. Basta premiare simili realtà concedendo loro l’organizzazione di eventi politici, culturali, sportivi ed economici. Le rivoluzioni del pensiero e dell’agire nascono sempre ponendo al centro il mistero dell’uomo, i suoi sogni, le sue necessità, le sue speranze. Il resto è conversazione amabile sul nulla, per il nulla e avendo come orizzonte il nulla stesso. L’estinzione dei valori precede e annuncia la morte della specie.