A Pescara, la Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia ha affossato ancora la sinistra. Quella di due anni fa, a Milano, fu il richiamo dei conservatori prima del voto del 25 settembre 2022, che portò Fratelli d’Italia a essere decretato primo partito della Nazione. Ora l’obiettivo della classe dirigente che ruota intorno a Giorgia Meloni è quello di replicare la vittoria di due anni fa, esportandola anche in Europa allargando anche all’Unione le conquiste fatte dalla destra in campo nazionale.
Nell’attesa del voto dell’8 e del 9 giugno, la Conferenza programmatica ha dato un’ulteriore dimostrazione della differenza che intercorre tra chi continua, a distanza di un anno e mezzo dall’ascesa a Palazzo Chigi, a proporre idee, fare proposte, dare risposte, e chi invece basa tutta la sua strategia sull’“attenti al lupo” e sul “piove, governo ladro”. Perché la Conferenza programmatica di Pescara è stato questo: tre giorni di dibattiti che hanno raccolto tutti gli esponenti del partito e delle Istituzioni italiane, riuniti per parlare di progetti, di futuro, dell’Europa che verrà e della sua esigenza di una virata a destra.
Lezione di lealtà, pluralismo, democrazia
Ma la kermesse di Fratelli d’Italia è stata una lezione per la sinistra. Non soltanto di serietà politica e di unità, nei confronti di un partito così diviso da non essere fiero neppure del suo stesso leader. È stata una lezione di lealtà: la sala Milano 1848 che si alza in piedi per commemorare il ricordo di Enrico Berlinguer, quel segretario del PCI che i giovani comunisti oggi venerano. Tutta la folla accorsa a Pescara applaude al coraggio, non scontato, di Bianca Berlinguer che arriva alla convention, nella “tana del lupo”, per intervistare La Russa ricordando le vittime degli Anni di Piombo, siano essi di destra o di sinistra. Non c’è distinzione: i giovani morti per idee politiche sono martiri, tutti.
Quella standing ovation del popolo di Fratelli d’Italia affossa le faziose narrazioni della sinistra. Quelle su una destra che non riuscirebbe a storicizzare il passato, che vorrebbe riscrivere la storia, che sarebbe intollerante al pluralismo. E invece, la Conferenza dei “fascisti” ricorda il compagno Enrico, figura fondamentale della prima Repubblica per l’avvicinamento del PCI all’arco costituzionale. Enrico uomo, avversario, e non nemico, politico. Una standing ovation che ha il sentore di quella pacificazione nazionale che è tra gli obiettivi della maggioranza di governo: nessuno dovrà più sentirsi figlio di un dio minore, nessuno dovrà più morire per delle idee. Perché chi ha vissuto per anni nell’ombra, non vuole che questo succeda anche ad altri.
Una lezione agli antifascisti, che combattono un solo tipo di fascismo, che avrebbero voluto imporci un secondo fascismo, e che ora vorrebbero imporci i fascismi del terzo millennio, quelli delle ideologie iper-progressiste, no-border, ecologiste e anti-vita che ammazzano la nostra identità e il nostro stesso essere uomini. Agli antifascisti che solidarizzano con i fondamentalisti di Hamas, che non riconoscono i risultati delle urne se sono a loro avversi, che appoggiano il colonialismo neo-sovietico di Putin: a loro, sia da monito la lezione di lealtà, di pluralismo, di democrazia, arrivata dal popolo di Fratelli d’Italia.