E niente, Dagospia proprio non ce la fa a non collezionare topiche clamorose, ogniqualvolta decide di avventurarsi in terreni che non sono proprio il suo forte. Roberto D’Agostino si ingegna, sgomita, scopiazza a destra e a manca, nel tentativo disperato di darsi un tono scrivendo di politica. Il risultato però non è nemmeno modesto, è al limite del ridicolo, in tono con il dago-cartomante descritto su L’Espresso lo scorso settembre. Una specie di Otelma due punto zero, che rivaleggia con il predecessore a colpi di perifrasi, iperboli, suggestioni, ma soprattutto per l’uso di colossali topiche a mo’ di armi non convenzionali capaci di attrarre e stordire gli interlocutori meno attenti alle circumnavigazioni parolaie.
Eppure, più di una volta, avevamo consigliato il buon Roberto: concentrati sul gossip, non farti distrarre dalle sirene della politica, dove saresti uno dei tanti pseudo intenditori che popolano la cerchia sinistra dell’informazione. Nel campo del gossip, delle mutande, delle corna, sei un’autorità indiscussa, sei il re, sei la fonte da cui si abbeverano tutti gli appassionati del genere, che hanno Dagospia in cima alla lista dei preferiti su smartphone e pc. Perché lasciare un ruolo così prestigioso per quello di vassallo, anzi valvassore se non addirittura umile valvassino, al seguito dei signori dell’intellighenzia progressista?
L’ultima topica raccolta la dice lunga. Dago ha provato ad esplorare la politica europea, con risultati meno che modesti. L’occasione per varcare i confini nazionali è stata l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, occasione che Dago ha cercato di sfruttare per dimostrare le proprie doti divinatorie, imbarcandosi per settimane in pronostici ovviamente sfumati nel nulla a proposito di quello che avrebbe scelto di fare Giorgia Meloni e, di conseguenza, la delegazione al Parlamento europeo di Fratelli d’Italia.
Il 16 luglio, a due giorni dal voto, il titolo di Dagospia non lascia dubbi: “Fratelli di Ursula – la Meloni ancora fa finta di non aver deciso, ma l’appoggio dei suoi europarlamentari a von der Leyen è (quasi) scontato”. Previsione ovviamente smentita dai fatti. Ma non solo, perché a corredo della notizia Dago rincara con quello che avrebbe dovuto essere un retroscena gustoso a proposito degli europarlamentari di FdI: “Se Ursula ci soddisferà pubblicamente, la voteremo pubblicamente. Altrimenti lo faremo segretamente”. La delegazione di Fratelli d’Italia, come tutti sanno, ha votato contro la von der Leyen, non facendone mistero dopo la sua elezione. Nessun tentativo di accaparrarsi simpatie dietro i misteri del voto segreto, a dimostrazione che la coerenza non è un valore simbolico ma un dato ineludibile nel percorso politico di Fratelli d’Italia. Cosa che, in realtà, tutti sanno. Meno che D’Agostino evidentemente…
La linea di Dagospia è stata tenacemente ribadita anche a poche ore dal voto europeo, quando ha arditamente pubblicato un articolo con questo roboante titolo: “La linea paracula del partito è libertà di voto del singolo eurodeputato. Così i meloniani saranno liberi di esprimere il proprio voto segreto alla Presidente della Commissione, anche se non saranno determinanti… La figura da cioccolatai di Fratelli d’Italia: svelerà il voto solo dopo lo scrutinio, così se Ursula viene eletta diranno d’averla appoggiata, se viene silurata rivendicheranno il no”. Titolo che si commenta da solo, così come l’assoluta incapacità di Dago di uscire fuori dal recinto del gossip, specialmente per varcare quello della politica. Puntualmente, i fatti sono andati in maniera diametralmente opposta. Fratelli d’Italia, dopo l’elezione della von der Leyen, ha annunciato di avere votato contro, rivendicando con coerenza di non poter votare con la sinistra, di non poter votare con i verdi, di non essere stata soddisfatta dalle linee programmatiche annunciate in aula. Sorpresa? Solo per chi non conosce FdI e la politica.
Una linea lanciata da Dagospia da settimane, con titoli ad effetto e sempre indirizzati allo stesso modo. Il 29 giugno, a proposito delle trattative della von der Leyen, Dago scriveva dell’ipotesi di “una intesa segreta con Fratelli d’Italia”. Un paio di settimane prima altro titolo roboante: “Come Dago-dixit, Giorgia Meloni è pronta a sostenere il bis di Ursula von der Leyen. Come i polacchi del PIS cinque anni fa, FdI voterà in Parlamento insieme a popolari e socialisti la conferma della presidenza della Commissione, per ottenere un commissario di peso e provvedimenti benevoli sui conti pubblici”. Addirittura, il 10 giugno, Dago scriveva che “la Meloni è pronta a sostenere Ursula al Consiglio europeo e prova a convincere Orban a fare lo stesso”. Previsioni, ribadiamo, puntualmente smentite dai fatti.
Ma siccome Dago non è uno qualunque, le sue previsioni le aveva fatte in tempi non sospetti, ben prima delle elezioni europee che avrebbero potuto in qualche modo anche indirizzare i meno capaci. Il nostro cartomante di riferimento già a marzo aveva titolato che “Meloni briga per la riconferma della von der Leyen”. Mica è da tutti sapere con così largo anticipo quello che la politica ci riserverà. Ma d’altra parte quando uno è capace è capace…
Previsioni datate e ribadite. Un’onda lunga che avrebbe poi dovuto forse dimostrare agli occhi di tutti la calata di braghe della Meloni di fronte ai poteri forti dell’Unione europea. Altro che perseguimento dell’interesse nazionale, si sarebbe trattato di calata di braghe. O, magari, di ragionevolezza, come in tanti hanno cercato di spiegare. Come se l’aver votato nel passato a favore del Presidente della Commissione europea abbia poi portato questi enormi vantaggi all’Italia. Dove sono ora tutti quelli che per anni hanno parlato e scritto di Italia fanalino di coda in tutte le statistiche economiche europee? Dove sono quelli che parlavano e scrivevano di Italia ultima per crescita, livelli di occupazione, lavoro femminile? Nonostante il voto favorevole espresso dalle delegazioni dei partiti di maggioranza al Presidente della Commissione. Dove sono ora? Hanno difficoltà a spiegare che magari non è vero che il voto favorevole porti necessariamente dei vantaggi? O, meglio, hanno difficoltà a spiegare che non è vero l’opposto, ovvero che un voto contrario non significhi per forza essere messi all’indice? La credibilità internazionale che ha acquisito l’Italia negli ultimi due anni e la stabilità politica del Governo (quasi unica in Europa) sono le migliori garanzie che possiamo vantare nei rapporti internazionali, non le chiacchiere da bar.
Lasciamo le chiacchiere a chi ama farle. Lasciamo che se ne occupi chi le maneggia con disinvoltura.
E lasciamo che Dago rifletta su cosa sia meglio tra l’essere un re e l’essere uno qualunque. Siamo certi che colga la differenza. Così come siamo certi che tornerà a occuparsi, in questa torrida estate, del suo regno, che ha decisamente bisogno della sua guida esperta. Il gossip, orfano, sta pregando per un suo ritorno. La politica, esausta, ringrazierebbe sentitamente.
Dagospia, come la Reubblica & Co., fa soltanto gossip!