Dal Giappone: l’Ufficio postale delle lettere mai consegnate

L’estremo Oriente offre, ad un Occidente sempre più travolto dal vortice frenetico della modernità, spunti di riflessione su abitudini di vita e usanze che appassionano e coinvolgono, forse proprio perché tanto diverse dalle nostre. E’ questa molto probabilmente la ragione per cui, sempre più spesso, restiamo affascinati da tradizioni che affondano le loro radici in mondi lontani. Come il Giappone, da cui arrivano storie molto particolari eppure capaci di dare anche a noi risposte che ci sono utilissime per affrontare il quotidiano.

Tra esse quella dell’ufficio postale di Awashima, isoletta al largo della costa occidentale nipponica. Come racconta Laura Imai Messina, autrice di numerose pubblicazioni sul Paese del Sol Levante, alla sede – nata come installazione artistica all’interno di un fabbricato dismesso delle poste nipponiche nel 2013 e poi mantenuta in vita per il grande successo ottenuto (in appena un mese di apertura 30 mila visitatori e 400 missive) – arrivano ogni anno “lettere spedite e mai arrivate a destinazione. Sono cartoline, interminabili missive, talvolta bigliettini, oppure poche righe soppesate lungamente”. E’ tutta la posta che, in ogni parte del mondo, viene imbucata con un destinatario ma senza un indirizzo a cui spedirla. L’Ufficio postale alla Deriva (questo il significativo nome dato alla struttura), diventa in questo modo “la meta di tutte le parole indirizzate a coloro che non possono riceverle: A mamma, ovunque tu sia; Al mio primo amore; A quello che sarò un giorno; A papà, che è in paradiso; Al mio amato cane Toto”.

Si tratta, dunque, di un luogo con un’atmosfera decisamente particolare: diretto dal signor Nakata Katsuhisa (anziano ex impiegato delle poste) con la collaborazione della signora Saya Kubota (l’artista ideatrice del progetto, pensato come un luogo “dove emozioni e pensieri umani potessero accumularsi come relitti su una spiaggia”), è diventato con il passare del tempo centro di raccolta di pensieri di ogni tipo che, per diverse ragioni, è impossibile far arrivare al reale destinatario. Moltissimi i visitatori, che possono lasciare i loro messaggi e leggere quelli contenuti nelle tante cassette presenti nella struttura. E anche portarli via con sé nel caso in cui ci si ritrova in quello che c’è scritto. In questo modo l’Ufficio postale di Awashima è divenuto uno spazio fisico e simbolico insieme, in cui a farla da padrone sono le emozioni, di chi lo visita e di tutti gli autori delle missive che vi sono conservate.

Mi pare che oggi offra un servizio non meno importante” di quando era un ufficio postale in attività, dice Laura Imai Messina. E conclude, motivando la sua affermazione: “Non distribuisce pacchetti, ma elargisce poesia”.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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