Senso comune che risponde a un solo comandamento: il paternalismo
Esagerati? Che cos’è, altrimenti, la lotta al contante? Il progetto di incentivare il pagamento elettronico va proprio in questa direzione. Dietro il paravento della lotta all’evasione al dettaglio (ma sempre attenti a non aggredire i grandi evasori), la misura inserita nella legge di Bilancio 2019 si presenta non solo come balzello indiretto nel valore moneta ma come il tentativo più invasivo che esista di tracciare, definire, controllare consumi e abitudini del popolo.
Complottisti? Come definire, allora, il senso di colpa indotto che rappresenta il tappeto sonoro della follia ideologica del green? Ipotesi dirigista e neoborghese che tende a colpire ad esempio – esattamente come è avvenuto in Francia, dove per reazione sono nati i gilet gialli – i ceti popolari e operai che hanno bisogno di utilizzare l’automobile per recarsi dalle periferie ai luoghi di lavoro, o il trattore per arare i campi.
L’Italia “multiculturale”
Non c’è religione green – «la grande Chiesa» unica di Jovanotti, per intenderci – senza imposizione “multiculturale”. E come sostenere ciò? Semplice, facendo rientrare dalla finestra lo ius soli. Come? Confondendo le acque: dietro la formula linguistica, si fa approvare la versione più radicale, quello ius culturae che lega il diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati ad un solo di ciclo di studi. Una sanatoria potenziale dai numeri incredibili, un vero e proprio richiamo alle partenze.
Già, perché nel frattempo si sono riaperti i porti proprio alle Ong e, c’è da scommetterci, stessa sorte accadrà ai temi eticamente sensibili: la Corte costituzionale, del resto, ha già picconato il reato di istigazione al suicidio, non tarderà – l’Alta Corte o chi per lei – a tornare anche sul tema della stepchild adption, ossia delle adozioni gay.
Poco più di un mese di giallorossi a palazzo Chigi, dicevamo, eppure è già successo tutto questo. Le misure, le boutade, che abbondano nelle maldestre ma rivelatrici dichiarazioni di ministri ed esponenti della maggioranza forniscono dunque un mosaico completo di questa deriva: qualcosa che supera già il classico tentativo giacobino di laicizzare, inquisire, reprimere in nome del quarto stato 2.0.
NO a questo governo
No, quest’esperienza di governo – nata prima della crisi estiva causata da Matteo Salvini, già con la maggioranza “Ursula” in Commissione Ue – ha, come ripete ogni giorno Giuseppe Conte, «un’ambizione» in più: separare il più possibile paese legale e paese reale, l’utopia e l’heimat. Finché, questo è chiaro, voto non separi il ribaltone demo-grillino dal governo legittimato dal consenso popolare.
Fino a quel momento, se ne può stare certi, Cinque stelle e dem utilizzeranno appieno lo strumento dell’esecutivo e del Parlamento per scippare – con il permesso di una Carta costituzionale ormai fuori asse in diversi meccanismi e automatismi rispetto all’Italia di oggi – la sovranità dall’unico dispositivo che può attivarla: il consenso. Fino a quel momento però occorrerà fare l’abitudine – ovviamente in maniera tutt’altro che passiva – ad uscite, proposte, provocazioni che risultano ben più che speculari a quelle rinfacciate ai “sovranisti”. Se l’accusa che veniva mossa a questi, in generale, era quella di agire stimolando la pancia del popolo, qui si tratta invece, nello specifico, di operazioni di ingegneria sociale disposte come un velo sul popolo in sé. Come un bavaglio forzato alla sua volontà.
L’ago della “bussola”
Se non possono impedire il suffraggio, Pd e 5 Stelle faranno di tutto, senza alcun vincolo di coerenza, senza alcun senso del pudore, per ritardarlo e rendere strutturale un’alleanza che ha nella furia decostruzionista del modello sociale di sempre il minimo comun denominatore. Ecco perché davanti al caos organizzato dei giallorossi, il destra-centro non può che presentarsi come l’ago della “bussola”, come interprete dell’attualità dei contrafforti nazionali ed identitari. Con questo portato non c’è alcun dubbio che il popolo sceglierà sempre la libertà: incisa proprio in quel crocifisso. In quello “stivale”. Nelle mani di una madre e di un padre.