Una nuova fattispecie di reato per le ‘truffe online’, inasprimento delle pene con l’aggravante della ‘minorata difesa’ e confisca dei mezzi utilizzati per mettere a segno le frodi informatiche. È quanto prevede la riforma dell’articolo 640 del codice penale grazie alla legge sulla Cybersicurezza entrata in vigore lo scorso 17 luglio. Se ne è parlato oggi alla Camera nel corso del convegno “Truffe online: un fenomeno da ‘arrestare’” al quale hanno preso parte i maggiori esperti del settore.
“Fino ad oggi le “truffe online” venivano perseguite come da articolo 640 del codice penale che prevedeva da sei mesi a tre anni per truffa semplice oppure da uno a cinque anni per truffa aggravata, con questa modifica, considerata l’aggravante dovuta alla minorata difesa, le truffe online vengono sempre considerate truffa aggravata (quindi punibili fino a 5 anni di carcere) – ha detto Carmen letizia Giorgianni, parlamentare di Fratelli d’Italia e prima firmataria dell’emendamento sulle truffe online – inoltre, si dispone la confisca dei mezzi utilizzati per realizzare la truffa, tablet, pc o cellulare, e si aggrediscono i beni personali del reo fino a raggiungere pari importo della somma truffata. Un bel deterrente al compiere questo tipo di reato diventato ormai dilagante e che fino adesso poteva essere compiuto davvero a buon mercato”.
Nel corso del suo intervento Giorgianni, componente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, ha voluto sottolineare che “la lotta al cyber crimine e alle truffe online debba richiedere un impegno congiunto di istituzioni, forze dell’ordine, aziende e cittadini. Solo attraverso una maggiore consapevolezza dei rischi e l’adozione di misure preventive possiamo proteggerci da questa crescente minaccia”.
Sicuramente si tratta “di uno strumento utile”, ha detto il procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, commentando la nuova norma contro le truffe online.
“Questa norma che è da salutare con favore si inserisce in un ambito di un articolato più complesso. È un articolato che va a completare altri interventi normativi -ha sottolineato Fusco – si tratta di in work in progress di un settore, quello della cybersicurezza, che credo sia oggi uno dei settori di maggiore importanza di contrasto della criminalità”.
“È una legge che io trovo estremamente importante – ha sottolineato il vicedirettore generale dell’Agenzia Cybersicurezza nazionale, Nunzia Ciardi – pensiamo che solo a poche ore dal caso CrowdStrike con il disservizio creato dall’aggiornamento CrowdStrike si sono avuti i primi tentativi di truffe: mail, sms soprattutto negli Stati Uniti che garantivano aggiornamenti, che dicevano che i singoli apparati erano soggetti allo stesso tipo di inconveniente per cui andava comprato un certo tipo di aggiornamento. Quindi sono stati come sciacalli dopo un terremoto. Appena è avvenuto il disastro immediatamente si è scatenata quel tipo di criminalità che, deve essere chiaro, non ha nulla di pittoresco della truffa delle tre carte alla stazione. Oggi non esiste nulla di più redditizio della criminalità informatica” .
L’entità del fenomeno delle truffe online in Italia è stato illustrato dal direttore della Polizia Postale e telecomunicazioni, Ivano Gabrielli. “Nel 2023 in Italia ci sono stati all’incirca 17 mila casi truffe online gestiti dalle strutture della Polizia Postale sul territorio a cui vanno aggiunti altri di casi dove contestiamo la fattispecie della frode informatica e arriviamo a 30mila casi in un anno. Quest’anno la tendenza è la stessa se pensiamo che nei primi sei mesi abbiamo circa 9000 casi e 4000 casi di frodi online. Persone indagate lo scorso anno oltre 3600, e somme sottratte 140 milioni di euro più 40 milioni di euro per frodi informatiche”.
Il comandante del Ros dei Carabinieri, il generale Vincenzo Molinese, ha posto l’attenzione sul ‘ransomware’ e sulla pericolosità. “L’inoculazione di piccoli programmi all’interno di un sistema informatico che consentono l’acquisizione dei dati, anche l’archiviazione dei dati, attraverso i quali poi proporre delle estorsioni, cioè richiedere il pagamento di denaro, peraltro mai a corso legale ma con moneta virtuale, pur di non divulgare delle informazioni.
È un fatto molto diffuso purtroppo e noi stiamo studiando proprio l’evoluzione dei fenomeni più complessi proprio per contrastarli. Ha anche un secondo livello nel momento in cui non si aderisce alla richiesta si passa alla divulgazione o addirittura la disattivazione dei servizi. Sono minacce e capacità di tipo informatico e telematico e sono a disposizione anche della criminalità organizzata di tipo mafioso”.
“Sul piano del terrorismo, invece, – ha aggiunto il generale Molinese – la frontiera è proprio quella dell’Intelligenza Artificiale. Vengono realizzati dei filmati ritenuti autentici che spingono le persone a proporsi in azioni neanche pianificate. È la famosa minaccia indefinita, come la chiama il ministro dell’Interno, che poi è la più pericolosa perché non hai l’origine della minaccia e ti può colpire in ogni momento”.
“È innegabile che noi oggi a livello digitale siamo tutti identificati o identificabili – ha spiegato il generale Antonio Mancazzo, comandante del Nucleo speciale Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza – significa che spesso siamo anche vittime inconsapevoli. Spesso e volentieri i nostri dati girano sul web perché sono il frutto di esfiltrazioni che vengono fatte a danno di società che non hanno messo in piedi una struttura di salvaguardia della propria azienda dal punto di vista cyber. È necessario partire dalla consapevolezza della tutela del dato digitale”.
Nel corso della tavola rotonda si è parlato anche di pagamenti digitali e dei sistemi utilizzati dagli istituti di credito.
“I pagamenti digitali oggi sono sempre più diffusi – ha spiegato Magda Bianco, direttrice del dipartimento Tutela clientela ed educazione finanziaria della Banca d’Italia – un fenomeno importante che offre opportunità enormi agli utenti. Generano potenzialmente maggiore inclusione al sistema finanziario, facilitano l’accesso al sistema finanziario: nel 2023 in Italia il volume dei pagamenti digitali ha raggiunto i 444 miliardi. Naturalmente questi strumenti offrono dei rischi se non regolarmente utilizzati. Si entra in un pagamenti digitale in modo un po’ più sereno rispetto al contante con rischi, per esempio, di sovraindebitamento. E poi le truffe, un fenomeno molto rilevante che però nel mondo dei pagamenti in Europa ha un peso più controllato e questo grazie a una normativa europea, che hanno imposto standard di sicurezza molto elevati e assicurato tutela ai consumatori. Le percentuali di frodi su pagamenti digitali nel 2021 erano lo 0,004%; nel 2023 sui pagamenti digitali da remoto il tasso di frode era dello 0,08%”.