De Luca, il fantasma di Breznev e il terzo mandato

Anche i fantasmi, a volte ritornano. Soprattutto in questi giorni di Halloween. E così il buon Vincenzo De Luca ha evocato il PCUS di Leonid Brežnev per sottolineare che partito e istituzioni sono cose distinte e non sovrapponibili, per denunciare il fatto che ormai da oltre due anni il Pd campano è inspiegabilmente commissariato. E nel merito ha certamente ragione, perché un partito vive sui territori e non nelle stanze romane, vive nella misura in cui si muove in ossequio ad una linea politica riconoscibile dettata da organismi pienamente legittimati dalla dinamica democratica, perché le dinamiche interne ad una forza politica non dovrebbero mai scaricati sulla dimensione istituzionale.

Il punto è che il Pd campano, nel corso di questi ultimi dieci anni, è stato commissariato dal governatore e dai suoi riferimenti, il punto è che la linea del partito, almeno dal 2015 ad oggi, si è risolta in un cieco sostegno alla causa del Presidente. Basti in tal senso ricordare che l’ex segretario regionale Leo Annunziata, nei quattro anni trascorsi alla guida del partito, riunì solo una volta la direzione regionale per blindare la ricandidatura di De Luca quando mancavano pochi mesi alla scadenza del primo mandato, e poche settimane alla prima ondata pandemica. In tutti questi anni il Partito democratico, ad ogni latitudine regionale, è stato uno strumento nelle mani di De Luca e dei suoi fedelissimi colonnelli, il Pd, in Campania, non è stato altro che il partito del governatore.

Ed è questa la ragione per la quale si è reso necessario il commissariamento all’indomani del congresso nazionale, a prescindere dal merito delle anomalie e delle violazioni contestate dal Nazareno. Lo disse chiaramente Elly Schlein: amministrare non è una linea politica, il partito deve muoversi in assoluta autonomia rispetto ai livelli istituzionali.

Insomma, fintanto che il Nazareno obbediva ai capricci del governatore, il partito tornava utile solo per ratificare gli ordini del Presidente e il dissenso non doveva nemmeno essere contemplato. Oggi che il Nazareno mette in discussione la prosecuzione del regno, De Luca dice che il partito va liberato, restituito ai territori nel nome del pluralismo, della sacra distinzione tra dimensione politica e istituzionale.
C’è poi un secondo passaggio della lunga arringa di De Luca che va sottolineato. Il governatore ha detto che in tutto il suo percorso politico e istituzionale non ha mai lasciato dietro di sé clienti ma solo donne e uomini liberi. Sarà, ma certo non può dire lo stesso per molti dei suoi più fedeli soldati, certo non può negare l’evidenza di un sistema di potere capillare, che si alimenta delle risorse concesse e distribuite dalla macchina regionale sui territori, certo non può negare gli scandali, le inchieste giudiziarie, la militarizzazione di ogni Asl, di ogni ente, di ogni spazio di potere da parte dei suoi consiglieri, siano essi o meno del Pd. Un sistema a sua immagine e somiglianza che rappresenta la sua forza e per certi versi la sua condanna. Perché è la gestione del potere che crea soldati fedeli. Venuto mena la prima viene meno la seconda.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 20 anni, napoletano, studente alla facoltà giurisprudenza nella università degli studi Suor Orsolo Benincasa, da sempre appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive dellla Campania.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.