De Luca non brontola più: il Governo Meloni destina 6,5 miliardi alla Campania

Il brontolone non brontola più. L’accordo è stato raggiunto, le risorse ci sono: ora c’è solo da lavorare. Con la firma di ieri, il Governo Meloni ha piazzato uno degli ultimi tasselli rimasti in sospeso, nell’ambito delle politiche di Coesione e dei FSC – Fondi di Sviluppo e Coesione – messi a disposizione dall’Unione europea. Uno dei tasselli più complicati da incasellare: la Campania di Vincenzo De Luca. Al governatore sceriffo, l’esecutivo centrale ha destinato 3,5 miliardi di euro che, sommati ai 3 miliardi già liquidati alla Regione dell’ex sindaco di Salerno, fanno 6,5 miliardi di euro. Tutti da investire in opere pubbliche, emergenze e altre materie. C’è la questione dei Campi Flegrei, c’è quella dell’ex Ilva di Bagnoli, ci sono da riqualificare strade, infrastrutture, impianti sportivi, scuole, c’è da investire nella sanità. Insomma, le materie su cui lavorare sono ancora parecchie, malgrado lo sceriffo sia ormai governatore campano da quasi 10 anni.

“Clima di rispetto reciproco”

La firma dell’accordo è avvenuta in un momento di cordialità. La premier Giorgia Meloni ha ricordato che con la sottoscrizione di ieri, “concludiamo il diciannovesimo Accordo per la Coesione in poco meno di un anno dalla riforma della coesione varata dal governo. Infatti, abbiamo sottoscritto gli Accordi con le due Province Autonome e quasi tutte le Regioni, assegnando 22,6 miliardi di euro per investimenti, soprattutto in infrastrutture, finalizzati alla riduzione degli storici divari territoriali che caratterizzano il nostro Paese. Si tratta – ha aggiunto – di interventi che incidono profondamente sulla qualità della vita dei cittadini campani e sulla competitività del tessuto produttivo del territorio, con l’obiettivo di imprimere un’accelerazione nel percorso di crescita e sviluppo della Regione e nella sua capacità di sfruttare appieno le risorse nazionali destinate alle politiche di coesione”. De Luca, dal canto suo, ha fatto sapere che l’iter si è concluso “in un clima di collaborazione e rispetto reciproco”, che “ci sono tutte le condizioni per fare un lavoro eccellente” e che il rapporto con Meloni “è assolutamente tranquillo e cordiale, non ci sono problemi”.

Ora c’è solo da lavorare

Sarà. Ma chi avrebbe mai pensato che, a diversi mesi di distanza dall’invasione di De Luca e del suo esercito di amministratori locali a Roma, tentando di entrare a Palazzo Chigi per protestare contro Dio solo sa che cosa, il governatore avrebbe sottoscritto l’accordo per la Coesione. Chi avrebbe mai pensato che De Luca avrebbe aperto un dialogo con l’esecutivo, dopo aver definito “stronza” il Presidente del Consiglio e generando, di fatto, una crisi inter-istituzionale che non fa bene all’immagine del Paese. Forse, il governatore sceriffo amante dei lanciafiamme, si è ricreduto quando si è destato dalla sua furia ideologica e ha visto arrivare sulla sua scrivania, tra le mille scartoffie che un Presidente di Regione deve sbrigare, la possibilità di usufruire di 6 miliardi e mezzo di euro. De Luca era davanti a un bivio: continuare a rifiutare il dialogo e creare ancora battibecchi inutili con l’esecutivo o iniziare a lavorare seriamente per i cittadini campani. Ed ecco che il brontolone non brontola più: De Luca sembra aver accettato di buon grado i 6 miliardi dall’esecutivo. Ora bisogna vede se e come li spenderà, ma almeno i presupposti vanno oltre le sagre e le feste di paese e mirano a progetti molto più importanti per la Campania. Poteva essere fatto prima, nei mesi di distanza e di rifiuto del dialogo i lavori potevano già essere partiti. Ma meglio tardi che mai, sperando che adesso la Campania non si lasci sfuggire questa opportunità a causa di una classe dirigente non all’altezza.

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