Derive green, l’Europa mette Decaro all’Ambiente: un rischio per tutta la Nazione

In Europa, il peso della destra rispetto a cinque anni fa è notevolmente aumentato, tanto che quantomeno valutare un’alleanza tra popolari e conservatori per la formazione della nuova Commissione era un passaggio obbligato. I cittadini europei, come comunicato tramite il voto, avrebbero tuttavia voluto una Commissione effettivamente schierata a destra e una Europa vicina ai bisogni del popolo, che sapesse come fare per tutelare le attività produttive contro le imposizioni di una politica green eccessivamente e inutilmente invasiva. Tuttavia, per la sinistra è stato troppo importante mantenere il proprio status quo a guida dell’Unione europea. E per farlo, è andata in direzione diametralmente opposta a quella indicata dal corpo elettorale: la maggioranza Ursula si è addirittura aperta ai Verdi, i cui voti sono stati decisivi per la riconferma della von der Leyen a guida della Commissione europea. Si prevede dunque, per questo motivo, un peggioramento delle politiche ecologiste e di quel Green Deal contro il quale si è fatta sentire forte la voce degli agricoltori, verso le quali le Istituzioni europee, malgrado una prima apertura, si sono dimostrate sorde, al contrario invece dei partiti di destra e di governi come quello italiano, subito pronto a raccogliere le istanze di un comparto storico e fondamentale per la nostra Nazione.

Si ritorna all’ideologia

Purtroppo, però, dall’Europa non sembrano arrivare ottime notizie sul tema. La possibilità di un ritorno via via più consistente al Green Deal si fa sempre più viva, specialmente se le informazioni che giungono da Strasburgo sono queste: il nuovo presidente della commissione Envi del Parlamento europeo sarà Antonio Decaro. Spieghiamo: la commissione Envi (che sta per ambiente, salute pubblica e salute alimentare) è quella che negli ultimi anni ha dato il via agli iter parlamentari per inserire le politiche, le più vessatorie in campo ambientalista, per i cittadini europei. È la commissione, insomma, dalla quale sono partite le migliori (o le peggiori) derive green, le grandi norme che hanno affossato le economie dei singoli Stati e le piccole e medie (e grandi) imprese che compongono la nostra rete produttiva. Antonio Decaro, il sindaco di Bari figlio politico del governatore pugliese Emiliano il quale, qualche mese fa, nel tentativo di far ridere il suo uditorio in un comizio per ripulire l’immagine del Comune dalla possibilità di commissariamento, ammise di aver “affidato” proprio Decaro al boss locale. Questo è il soggetto a cui l’Europa ha affidato le sue politiche ambientali. Lui sembra entusiasta della nuova sfida: “Non dobbiamo perdere di vista – ha detto – il senso delle sfide straordinarie che siamo chiamati ad affrontare. Non c’è soltanto il futuro del nostro continente in gioco, ma anche un nuovo approccio globale alla risorsa pianeta”. Decaro sembra avere le idee chiare: “L’obiettivo di conseguire pienamente il nuovo Green deal è certamente una sfida ambiziosa, ma non impossibile”, ha detto, aggiungendo che “affronteremo il tema della transizione verde garantendo investimenti pubblici e stimolando quelli privati su larga scala così da riuscire a salvaguardare e integrare tutti i settori dell’economia nel percorso di transizione che ci attende senza lasciare indietro nessuno”.

Doppio fine?

Deriva green portami via. Decaro sarà l’uomo giusto per una transizione giusta e non ideologica? Sembrerebbe proprio di no, se non altro perché ora il Pd ha la possibilità, seppure limitata (il presidente di una commissione parlamentare non ha poteri illimitati), di ostacolare l’azione del governo, malgrado ciò voglia dire andare contro gli interessi nazionali. Ma sappiamo che, su certe cose, la sinistra non si fa scrupoli particolari. Il doppio fine nell’azione politica di Decaro potrebbe essere una prossima quotidianità a cui dovremo abituarci, con il maggiore impegno che il governo dovrà ergo profondere per evitare tutte le follie che saranno emanate da quella commissione.

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