La grancassa pentastellata sta suonando la carica contro Giorgia Meloni, accusata di assenteismo in parlamento. Peccato però che Di Maio, il grillino capo, risulti presente a meno del 9% delle votazioni. Ma i grillini, abili a nascondersi dietro un dito, non ne fanno menzione, come se si vergognassero del loro capo, non bastassero gli italiani a vergognarsi per questo loro rappresentante nelle istituzioni.
Per carità di patria meglio non entrare nel merito delle scelte di governo, di politica economica piuttosto che di politiche sociali, per le quali già gli italiani li stanno punendo in ogni dove.
È interessante però notare come, al pari di tutti quelli in difficoltà, cerchino di spostare l’attenzione su altro e altri piuttosto che tenere i fari puntati sulle proprie manchevolezze. E questa volta hanno deciso di lanciare strali contro Giorgia Meloni, accusata di essere assenteista in Parlamento e non partecipare a gran parte delle votazioni.
Quelli bravi parlerebbero di fake news, noi ci i limitiamo solamente a leggere i numeri.
Partiamo allora. Giorgia Meloni è stata presente, dall’inizio della legislatura, al 25.59% delle votazioni. Su questo dato si è scatenata la canea dei grillini, che l’hanno accusata di essere un’assenteista. È doveroso sottolineare però un paio di cose, poche ma essenziali.
La prima è che, come tutti i leader di partito, Giorgia Meloni non esaurisce la propria attività nelle aule parlamentari, come potrebbe fare un qualsiasi deputato o senatore privo di incarichi simili. Ed è normale che la partecipazione alle votazioni d’aula sia per lo più ricondotta a quei provvedimenti che, per la loro portata, possono essere considerati chiave nelle dinamiche politiche. E, soprattutto, un leader si contraddistingue per la capacità di lasciare il segno nei propri interventi d’aula. E chi, più di Giorgia Meloni, è in grado di fare ciò? La difesa di Roma Capitale, la battaglia contro il Global Compact, la difesa delle piccole e medie imprese contro l’obbrobrio della fatturazione elettronica. In generale, la difesa degli italiani. Prima di tutto contro i provvedimenti di questo governo e contro la demagogia dei pentastellati.
La seconda cosa da sottolineare invece è che, proprio per il suo ruolo, ma soprattutto per il modo di interpretarlo al servizio degli italiani, Giorgia Meloni è l’unico leader di partito presente dal lunedì al venerdì negli uffici di Montecitorio, unica sempre al lavoro per coordinare le mille attività di Fratelli d’Italia, un partito più volte citato nelle statistiche come quello con la maggiore produttività tra quelli presenti in Parlamento. Perché questo deve fare un leader, guidare le proprie truppe anzitutto con l’esempio, stando sul campo assieme ai suoi. Non serve tagliare nastri a beneficio di fotografi e operatori come piace a tanti, i lustrini e le paillettes luccicano ma hanno sostanza pari a zero. Provate a cercare altri leader il lunedì, o anche il martedì, soprattutto se le attività d’aula sono poco interessanti, provate. Per non parlare poi del venerdì…
Ma tant’è, ai grillini piace urlare. Solo che, a volte, prima di urlare bisognerebbe guardare anche in casa propria. Se non lo fanno loro, proviamo allora a ricordarglielo noi. Leader vs leader. Solo sui numeri, asetticamente. Di Maio Luigi è stato presente, in questa legislatura, all’8.78% delle votazioni! 8.78%! Non male… O si? Parliamo di numeri assoluti: Meloni presente in 1.122 votazioni, Di Maio solo in 385… ma non era la Meloni l’assenteista? Poi, certo, Di Maio è stato anche pluriministro e lo è tuttora, ma se la sua attività di governo deve essere la giustificazione alla sua latitanza in Aula perché non fa quello che ha sempre chiesto di fare agli altri? Se non lo ricorda, lo facciamo noi: si dimetta da parlamentare! O esca dal Governo e faccia il capo politico, ma almeno la smetta di pontificare non avendone la possibilità. E soprattutto la smetta di fare il collezionista di poltrone!
Questi i numeri. Ma ce ne sono altri, quelli sulla produttività. Un altro capitolo impietoso per Di Maio e i cinque stelle. Di Maio ha presentato ben 12 progetti di legge… Giorgia Meloni invece solamente 49! Ben 4 volte di più! Per non parlare poi di come, da leader, sia l’una che l’altro abbiano saputo coordinare e indirizzare l’attività dei rispettivi gruppi parlamentari. Sempre parlando di numeri, possiamo vedere come tra Camera e Senato i gruppi del movimento 5 stelle abbiano presentato 800 proposte di legge, mentre i gruppi di Fratelli d’Italia 494. Solo che parliamo di 321 parlamentari per i primi e 52 per i secondi. Sia alla Camera che al Senato quindi, i gruppi di Fratelli d’Italia sono 4 volte più prolifici di quanto non siano quelli dei cinque stelle! Un dato che testimonia, prima ancora della qualità degli eletti di fratelli d’Italia rispetto ai grillini, quanto sia importante poter contare su un leader capace di essere esempio e generale sul campo. Lo è Giorgia Meloni, certamente non lo è Giggino Di Maio.
Si tratta quindi di una vera e propria campagna diffamatoria, lanciata ad arte da chi non ha nulla da dire e soprattutto nulla da proporre. E forse è anche meglio così, perché se tra le proposte dobbiamo annoverare il reddito di cittadinanza (magari agli ex brigatisti), il decreto dignità o altri simili nefandezze, gli italiani ne faranno volentieri a meno e incoraggeranno Di Maio a battere il record negativo di produttività…