Pene più severe per chi aggredisce le Forze dell’Ordine e abolizione del reato di tortura, che umilia il lavoro dei nostri uomini e donne in divisa: è il contenuto di due proposte di legge depositate da Fratelli d’Italia e presentate oggi in conferenza stampa dal presidente Giorgia Meloni e dal deputato Edmondo Cirielli.
L’iniziativa legislativa nasce dall’esigenza, come ha sottolineato il leader di FdI, di “difendere chi ci difende” alla luce dell’escalation di aggressioni e violente nei confronti di chi in Italia indossa una divisa. Secondo alcuni dati diffusi dalle sigle sindacali, infatti, solo nel 2017 ci sono stati ben 2700 aggressioni durante i controlli delle forze di polizia su strada, il 21% in più rispetto al 2016: un referto ogni 3 ore. Tanti i casi eclatanti che hanno riempito le pagine dei giornali: dal pestaggio di un carabiniere durante una manifestazione a Piacenza alle bombe ripiene di metallo lanciate contro i poliziotti a Torino, fino alle aggressioni quasi quotidiane ai danni degli agenti di Polizia penitenziaria negli istituti di pena da parte dei detenuti, spesso stranieri.
«Vogliamo difendere chi ci difende. Per questo – ha spiegato Giorgia Meloni – Fratelli d’Italia ha presentato due proposte di legge, una per aumentare le pene per chi aggredisce un pubblico ufficiale e una per abolire il reato di tortura così come configurato dalla sinistra, che è solo un deterrente per le Forze dell’Ordine per fare il loro mestiere. Noi siamo sempre al fianco degli uomini e delle donne in divisa». Con l’introduzione del reato di tortura, ha aggiunto Meloni, «gli agenti sono stati mortificati» e non sono stati messi in condizione di svolgere il loro lavoro perché basta un «insulto per rischiare pene fino a 12 anni». FdI punta dunque a trasformare il reato in una «circostanza aggravante», perché così come è previsto «è sproporzionato». Secondo Edmondo Cirielli ad aver bisogno di essere difese sono le Forze dell’Ordine: «è un’autentica emergenza, con le aggressioni che sono aumentate del 300% per arrivare ad un totale superiore alle 6000 aggressioni all’anno. Tutelare le Forze dell’ordine è un dovere morale».
Oggi il codice penale prevede che il reato di “violenza o minaccia a un pubblico ufficiale” e il reato di “resistenza a un pubblico ufficiale” sono puniti con la reclusione da 6 mesi a 5 anni. Un reato però che, in virtù degli svuota-carceri e dei provvedimenti approvati in questi ultimi anni dalla sinistra che hanno incentivato le misure alternative al carcere per i reati punibili fino a 4 anni di reclusione, rimane nella quasi totalità dei casi non solo impunito ma nemmeno perseguito. La soluzione a questo problema, secondo FdI, è alzare la pena prevista dal codice penale sia per il reato di violenza o minaccia sia per il reato di resistenza a pubblico ufficiale da un minimo di 4 anni ad un massimo di 10 anni. E introdurre, inoltre, per entrambe le fattispecie di reato, una ipotesi aggravata se il reato è commesso con delle armi. Sul reato di tortura invece l’obiettivo di FdI è abolire l’attuale formulazione introdotta con la legge 110/2017, che di fatto lega le mani alle Forze dell’Ordine e le espone a denunce e processi, e prevedere una nuova aggravante che ricalca esattamente quello che viene previsto dalla Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumane e degradate dell’ONU. Questa modifica normativa permetterebbe di punire la tortura senza però le distorsioni e le sproporzioni previste dall’attuale formulazione del reato.