Elly Schlein è sempre più isolata in Europa. La sua mania di posizionarsi per forza all’opposto di quanto fa il governo, sta distruggendo le alleanze del Partito democratico all’interno del Parlamento europeo. Così il Nazareno appare sempre più debole a Bruxelles, riuscendo perfino a isolarsi nel suo gruppo comunitario, i Socialisti di S&D, di cui eppure costituisce la delegazione più numerosa. L’improvvisazione della segretaria del Pd è emersa chiaramente quando ha deciso di contrastare quello che i socialisti europei vogliono: loro sono a favore di una maggiore spesa europea in fatto di difesa, lei invece no. Forse, come detto, proprio perché già il governo italiano, che è di centrodestra, ha deciso da che parte stare. E lei, che è di sinistra, non ha voglia di fare la stessa cosa che fa Meloni. Malgrado questo significhi essere relegata a leader secondaria e meno forte, tra le ultime a intervenire, quando i big socialisti avevano già lasciato la riunione. È lo scotto che si paga quando, specialmente in materia estera, non si ha un’idea. Non da ieri, ma da anni.
Il partito che per anni ha millantato di essere dalla parte della responsabilità, oggi propone di rispondere a possibili pericoli esterni con petalose primule o con arcobaleni, magari. E di fatto la leader del Pd ha costretto tutti i suoi fedelissimi a schierarsi dalla sua parte, nonostante ciò abbia accentuato l’isolamento e la poca considerazione che gli alleati esteri hanno del Nazareno. In pochi sembrano dissentire con la linea della segreteria. Tra i pochi, ovviamente, c’è Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Ue: “La linea del Pse è inequivocabile: il piano è l’atto iniziale della difesa comune europea”. Anche un big come Paolo Gentiloni ha sottolineato la faccia della posizione schleiana, definendo l’italo-svizzera una “sonnambula”. Per il resto, il nulla. Tutti con Schlein. Anche Zingaretti e Franceschini. Il che è paradossale, considerando che i socialisti europei continuano a sostenere e persino a far parte della Commissione Ue, che ha proposto il piano. C’è qualcosa che non quadra.
La volontà di Schlein in realtà è sempre la stessa: non perdere terreno all’interno del campo largo. Il Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, entrambi militanti nel gruppo europeo di estrema sinistra, The Left, corrodono la parte più populista (per non dire comunista) della sinistra. Riescono ad attrarre gli elettori più anti-Usa e anti-Ue. Non a caso, le posizioni dei loro leader sono quelle per un immediato stop al conflitto, un azzeramento del sostegno all’Ucraina, usando come unica motivazione la forza dell’esercito di Vladimir Putin. Ecco, in questo contesto Schlein non vuole cedere i voti dei più radicali agli alleati, né vorrebbe creare una coalizione che contemporaneamente sostiene sia l’Ucraina sia la Russia. Sarebbe un paradosso, no?
In questo enorme caos, la leader del Partito democratico festeggia una piccola quanto falsa consolazione. Cerca infatti di mettere il cappello sulla scelta del Consiglio europeo di non destinare i fondi di Coesione alla difesa se non secondo una clausola di volontà spettante ai singoli Stati. In realtà, in quel Consiglio europeo c’è chi si è speso per questa proposta, ossia i membri del governo italiano. Su tutti, Giorgia Meloni, che nel punto stampa successivo alla riunione dei capi di Stato e di governo europei, ha detto: “Proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l’Italia non intende dirottare fondi della Coesione, sono fondi importantissimi per noi”. Anche stavolta, insomma, è andata male al Pd.
La prefica Elly Schlein tenta di emergere ancora dal suo anonimato. Ormai anche frignare e stracciarsi le vesti (orrore, orrore) non sono più efficaci. Chissà cosa si inventerà alla prossima occasione.