“Tutta Italia s’è bloccata, fermata
Per ascoltare questa cazzata.
I due ragazzi se la son preparata,
ma io dico che bastava una telefonata.
Però okay, Bro, la visibilità si è impennata,
Con droga, corna, sesso l’avete ricercata.
E noi speriamo sia già terminata,
questa finzione per realtà spacciata,
questa canzone, forse più rumore, evacuata”.
Qui non siamo a fare paternali. Per carità. Però la querelle arcinota tra Tony Effe e Fedez qualcosa ce la racconta. E non come tentano di spiegare certi giornaloni, secondo cui, quella rappresentata dai due cantanti, è una subcultura intrisa di pus e merda, che i loro testi sono la manifestazione più palese della miseria spirituale dell’Occidente oltre che ad indurre il povero ascoltatore a cadere nelle più turpi forme di depravazione. È inutile sindacare sui propri gusti musicali. Certo, “Chiara” di Tony non è la “Senza fine” di Gino Paoli, e sicuramente l’orecchiabile “Tony Lucrarelli” dell’ex di Chiarona Ferragni non possiede la profondità di un brano di Luigi Tenco. Però è pur sempre arte, libera figlia dei suoi autori, e se questi brani li ascoltassimo davvero, superando la pudicizia tipica di chi non è pronto a confrontarsi con lo scandalo, scopriremmo che non millantato stili di vita, tantomeno incitano il perseguimento dei più ignominiosi vizi, bensì parlano della realtà. Per fortuna non tutta, ma di certo uno spaccato di realtà vera e ben radicata. C’è, infatti, una verità strisciante nei testi più popolari del momento, che riguarda i più giovani, che riguarda i più fragili. Qualcuno dovrebbe trovare il coraggio di chiedersi se la facilità con cui la droga, ad esempio, trova spazio tra le barre del rap e della trap, corrisponda alla stessa facilità con cui si trova nei parchetti pubblici o fuori scuola. Tra le mani dei ragazzi.
Ecco, questo fenomeno risulterebbe in crescita, irrompendo nella vita di tanti ragazzi con la semplicità delle cose di tutti i giorni. Difficile dire con certezza se la cultura e le tendenze giovanili di questo tempo siano meglio permeate di abusi e ricerca dello sballo rispetto al passato. Ad ogni modo, i dati raccontano una realtà ben peggiore delle canzoni della trap.
Il quotidiano “Avvenire” ha ripreso in mano una indagine “Espad” del Centro Nazionale delle ricerche dello scorso anno, condotta tra gli studenti tra i 15 e i 19 anni, ai quali è stato chiesto se avessero mai sperimentato l’utilizzo delle sostanze illegali. Dalla ricerca è emerso che il 38,6% degli intervistati ha fornito una risposta affermativa. Un adolescente su tre è entrato in contatto con la droga e di questi il 28,1% ha utilizzato la cannabis, la sostanza più diffusa tra gli studenti, mentre il 17,8% ha sperimentato gli effetti degli psicofarmaci senza prescrizione medica. Sostanza, quest’ultima, che si attesta il primato nell’utilizzo da parte dei quindicenni.
Il Dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, partendo dai dati “Espad”, stima che siano 960mila i giovani tra i 15 e i 19 anni ad aver consumato droga, di cui 680mila nell’ultimo anno. Sempre in quell’età, il 4,9% fa un uso frequente della droga. Le “NPS”, nuove sostanze psicoattive, come cannabinoidi sintetici o la ketamina, registrano nell’ultimo anno un utilizzo fra quasi 160mila studenti.
Se aumenta l’utilizzo di droga, aumentano anche i numeri legati agli aspetti penali e sanitari della vicenda. Il Dipartimento registra che nel 2023 i minori denunciati per reati correlati alla droga sono stati 1.246, il 10% in più del 2022 e, sempre nello stesso anno, i centri per il contrasto alle dipendenze hanno avuto in cura 2.896 giovanissimi fino ai 19 anni.
Contrastare la diffusione della droga nel 2024 è una sfida complessa che interseca piani di lavoro differenti. Anzitutto è una sfida culturale, che parte dalla comprensione delle ragioni profonde del disagio giovanile, fino ad arrivare alla proposta di stili di vita alternativi. C’è la sfida dell’informazione e quella della deterrenza. Ma soprattutto c’è la sfida della prevenzione. Prevenire la diffusione di una sostanza significa compromettere il rischio che questa venga assunta. Seppur banale, questo concetto potrebbe risultare vitale nella lotta contro la droga. Un esempio virtuoso è il Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di Fentanyl varato dal Governo Meloni per contrastare la diffusione in Italia della sostanza che sta mietendo un numero indicibile di vite negli Stati Uniti. Ed è dagli Stati Uniti, a margine dell’assemblea generale dell’ONU, che il Presidente Meloni ha potuto ribadire il posizionamento dell’Italia in tema di contrasto alle droghe: “Ci opponiamo a ogni tipo di droga: non c’è un diritto alla droga. Le droghe distruggono la vita delle persone. E le istituzioni devono fare tutto ciò che possono per contrastare la produzione e il traffico di droga. Non crederemo mai che ci sia un diritto a farne uso. C’è invece il dovere di agire, prima che queste sostanze possano causare danni irreparabili”.