Disuguaglianze in calo e aiuti per gli anziani: l’Italia di Giorgia Meloni rinasce dal benessere

Dopo la pausa estiva di agosto, si tornerà a fare sul serio. E alla chiusura degli uffici prima delle meritate ferie, così come gli studenti hanno ricevuto le loro pagelle, si possono stilare i primi resoconti del lavoro dell’esecutivo, verso il raggiungimento della prima metà del suo mandato. Resoconto che sorride alla maggioranza di destra e che deve rendere fieri gli italiani: malgrado le difficoltà che ancora persistono, nonostante l’ultimo decennio di (troppi) esecutivi disastrosi, l’Italia sta tornando a essere forte e a giovarne sono proprio i suoi cittadini, gravati da una sempre meno forte pressione fiscale, da un’inflazione che è meno oppressiva rispetto al resto d’Europa, favoriti da un innalzamento dei salari e da un aumento dei posti di lavoro, che comporta poi un aumento dei risparmi e della spesa, e dunque una crescita del benessere e una netta diminuzione delle disuguaglianze e del rischio di povertà.

Cinque motivi di orgoglio

Il Foglio ha diviso in cinque punti i motivi per i quali i cittadini dovrebbero farsi “ambasciatori dell’Italia che funziona”. Partendo dalla buona notizia che ormai occupa i quotidiani da circa un anno, quella del recupero record dall’evasione fiscale. Evasione che è stata registrata in discesa negli ultime cinque anni, fino ad arrivare al record del 2023: +22% rispetto all’anno precedente, ben 4,5 miliardi in più. Della serie “scusate se è poco”. Passando, poi, per gli export, anche queste record nel 2023, con vendite dal valore di 666 miliardi di euro. Riscoperta del made in Italy in tutti i suoi comparti. Buone notizie anche dal mondo della giustizia, dove i processi stanno continuando a ridurre i loro tempi, diminuendo al contempo anche gli arretrati: nel civile, i procedimenti sono calati del 4,8% nell’ultimo anno, mentre nel penale si registra una riduzione del 14,3%. In netta riduzione persino la corruzione, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno: dal 2004, -56% della concussione; -50% della corruzione; -35% dell’abuso d’ufficio; -5% del peculato.

Lotta alle disuguaglianze

A lasciare la sinistra senza parole, però, è la riduzione delle disuguaglianze. Una battaglia che, sulla carta, dovrebbe essere storicamente appannaggio di quella sinistra figlia della lotta di classe, ma che invece si è fatta talmente elitaria e radical chic, da aver dimenticato le grandi fette del Paese che non possono permettersi lusso né una vita agiata. Ci ha pensato il Governo Meloni: nello scorso anno, quando l’inflazione galoppava ancora a ritmi serrati a causa dell’inasprimento delle contingenze internazionali, la disuguaglianza è calata dal 31,9% al 31,7% secondo l’indice Gini. E nel frattempo anche il rischio di povertà è stato registrato in calo, dal 20% al 18,8%. Numeri che possono sembrare minimi, ma che in realtà, a fronte di una inflazione che divorava il potere di acquisto delle famiglie e dopo un decennio di risposte sbagliate, vanno presi tutt’altro che sottogamba. In aiuto dei ceti più bassi, dunque, ha giovato la volontà del Governo Meloni di sostituire le misure di mero assistenzialismo ideato dagli esecutivi grillini con un taglio netto delle tasse sui redditi meno corposi. E così, il tanto vituperato taglio del cuneo fiscale, accompagnato dall’accorpamento delle aliquote Irpef, ha fruttato un risultato in partenza insperato. Altro che “governo contro i poveri”: è il governo che combatte di più, e meglio, la povertà.

Il sostegno agli anziani

E contro le disuguaglianze, si stagliano pure le misure del Governo in favore della terza età: si parte dalla Prestazione universale, riconosciuta agli anziani ultraottantenni, non autosufficienti e con Isee inferiore a 6mila euro, che già percepiscono assegno di invalidità e indennità di accompagnamento. A questi, dunque, vanno aggiunti 850 euro mensili: il tutto, dunque, formerà un portafoglio di circa 11mila euro annui ad anziano. Inoltre, si pensi anche all’Assegno di inclusione, la misura sostitutiva al Reddito di Cittadinanza destinata a chi veramente non può lavorare: tra queste categorie, dunque, rientrano anche gli anziani, con età superiore ai sessant’anni. La sua presenza in un nucleo familiare permetterà la percezione dell’Adi, corrispondente a circa 500 euro mensili e con maggiorazioni in base a età o a particolari esigenze. Per concludere il quadro, il Governo Meloni ha innalzato la pensione minima di circa 194 euro l’anno e ha introdotto il bonus animali domestici, per gli over 65 con Isee inferiore a 16mila, al fine di combattere il loro frequente stato di solitudine. Tutto ciò, a dimostrazione di un fatto: che, con le giuste persone, l’Italia può risollevare il proprio destino.

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