In Arizona, fino al 2014, era in attività il Resource Biological Center (BRC), teoricamente un centro di “risorse biologiche” come recita il nome. Un luogo necessario per sostenere i vantaggi della biotecnologia, come sostengono alcuni. A voler dare retta all’OCSE, poi, i centri di risorse biologiche sono una parte essenziale dell’infrastruttura alla base della biotecnologia. Sono costituiti da fornitori di servizi e depositi di cellule viventi, genomi di organismi e informazioni relative all’ereditarietà e alle funzioni dei sistemi biologici. I BRC contengono raccolte di organismi coltivabili (ad esempio microrganismi, cellule vegetali, animali e cellule umane), parti replicabili di questi (ad esempio genomi, plasmidi, virus, cDNA), organismi, cellule e tessuti vitali ma non ancora coltivabili, nonché banche dati contenenti informazioni molecolari, fisiologiche e strutturali pertinenti a queste raccolte e alla relativa bioinformatica. Che, diciamoci la verità, già raccontata così ti fa venire in mente uno di quei film di fantascienza dove in un laboratorio giocano a fare Dio con risultati drammatici nella migliore delle ipotesi.
Qualcuno ora obietterà che i BRC non c’entrano nulla con un filmaccio fantascientifico, e per carità non ci sentiamo di dare loro torto almeno fino che non scopriamo appunto la storia del Biological Resource Center di Phoenix, in Arizona, a cui è stata intentata una pesante azione legale. Infatti, almeno 33 famiglie hanno dichiarato che la società li avrebbe erroneamente indotti a cedere i corpi dei propri cari all’istituto sostenendo che sarebbero stati utilizzati per la ricerca sulle malattie o la donazione degli organi. Talmente erano bravi gli addetti della società ad esporre le proprie tesi che spesso le persone lasciavano scritto nel testamento che il proprio corpo venisse ceduto alla BRC, e magari aggiungevano anche lasciti economici.
Quello che avveniva realmente, però, era molto diverso e molto più orribile di quanto promesso. Sembra proprio che la società, ben lungi dallo studiare malattie oggi incurabili, preferiva vendere pezzi di corpi sul mercato illegale degli organi, arrivando spesso ad incassare anche cifre superiori ai 10.000 dollari, senza poi considerare altre parti dei corpi che venivano cedute al dipartimento della Difesa. Non a caso, il proprietario Stephen Gore, 52 anni – moglie e tre figli – è stato riconosciuto colpevole di operare un business illegale già nel 2015, e ha ricevuto una condanna a 1 anno di carcere differito, 4 anni di libertà vigilata e 121mila dollari di multa.
In base alle molte denunce ricevute, la BRC in questione è stata chiusa come detto nel 2014, dopo che durante alcuni raid multi-agenzia venivano rinvenuti in un dispositivo di raffreddamento buste contenenti apparati genitali maschili completi e secchi pieni di arti. Più di 1.755 parti del corpo umano sono stati trovate custodite nell’impianto, oltre a 142 sacchi per i cadaveri, per un totale di circa 10 tonnellate “di materiale”, almeno secondo l’agenzia Reuters.
Nel processo in svolgimento, non sono mancate deposizioni da far tremare le vene dei polsi. Racconta ad esempio l’ex agente speciale dell’FBI Mark Cwynar che durante la prima irruzione all’interno della struttura, era stata ritrovata una piccola testa di donna cucita sul torso di un uomo grosso, il tutto appeso con un apposito sostegno forse per mettere a un simile abominio di essere studiato meglio. Molti resti umani erano combinati alla rifusa, senza alcun tag che ne permettesse l’identificazione, ed erano contenuti in un grande congelatore con il pavimento completamente ricoperto di sangue e fluidi corporei. Insomma, un vero scenario dell’orrore e senza bisogno di effetti speciali perché qui si trattava di tutte cose fin troppo real, tanto è vero che Cwynar è rimasto vittima di un disturbo post-traumatico che l’ha costretto ad abbandonare il lavoro.
Tra l’altro, durante le perquisizioni veniva rivenuti documenti riguardanti la spedizione di parti di corpo umano che erano stati inviati a un impianto di prova del Dipartimento della Difesa in Virginia. “I resti del mio povero marito sono stati usati come manichino dei crash test per i test militari,” ha dichiarato Jill Hansen, una delle querelanti e vedova di un uomo che aveva lasciato il corpo all’istituto. “E pensare che lui sperava tanto di aiutare a risolvere almeno una brutta malattia!”, ha concluso la povera donna.
Esistono anche molti corpi che arrivavano alla BRC dalle case famiglia, poveretti di cui nessuno si interessava a parte appunto il mercato degli organi, a cui erano quasi tutti destinati, almeno quelli che si potevano vendere. Esisteva in proposito un vero e proprio tariffario messo in opera dalla BRC e dai suoi fornitori. Un intero torso superiore poteva costare fino a $ 4.000, un tronco intatto fino a $ 2.900, una spina dorsale anche $ 1.900, una gamba da metà femore alla punta di piedi si vendeva a $ 600, a testa per $ 500 e un ginocchio per $ 375.
Un pieno, corpo intatto potrebbe costare tra $ 5.000 e $ 10.000. Insomma, prezzi da realizzo per questi macellai del terzo millennio. Confidiamo per loro in una condanna esemplare .