L’ideologia woke colpisce ancora, di nuovo al centro il mondo delle ostetriche, che già lo stesso 30 giugno è stato vittima dell’indottrinamento transgender , quando l’ente dell’Ordine lombardo delle ostetriche, ha deciso di aderire al Pride di Milano. Come ha riportato il quotidiano “La Verità”, che ha seguito la vicenda, il Presidente Nadia Rovelli avrebbe invitato le professioniste dissenzienti a seguire dei corsi per una “rieducazione” alle istanze pro lgbt. Già qui la storia aveva dell’assurdo, considerando che entrava in contrasto con la condotta apolitica e apartitica che l’Ordine è chiamato a mantenere. Il nome dell’Ordine infatti, per legge, non dovrebbe essere accostato ad alcuna iniziativa organizzata da movimenti, partiti, lobbies associate a qualsivoglia ideologia, a tutela della sua autonomia e indipendenza, in quanto non ha un ruolo sociale e rappresentativo dal punto di vista etico, culturale, morale, se non strettamente su temi professionali e deontologici della figura dell’ostetrica. Negli ultimi giorni, come se non bastasse, arriva l’ennesima follia riportata dal quotidiano “La Verità”, che ci racconta l’ennesima assurda storia che vede protagoniste nuovamente le ostetriche. Tra le addette e gli addetti ai lavori, circolerebbe un questionario elaborato da un laureando. Nello specifico, si tratterebbe di una ricerca condotta per redigere la tesi di laurea, al fine di “valutare le conoscenze e competenze del personale ostetrico nei confronti dell’utenza trasgender”. Tra le domande a risposta multipla, si legge “Qual è la definizione di sesso biologico?” e ancora, “Qual è la definizione di identità di genere?’’ fino ad arrivare all’ assurdo undicesimo quesito che recita: “E’ a conoscenza del fatto che alcuni uomini possano partorire?”. Superfluo soffermarci sull’insensata domanda, che trasforma quello che originariamente doveva essere un modo per saggiare le differenti posizioni e sensibilità degli esperti in materia, in un teatro del ridicolo. Ciò che colpisce di più è la provenienza del questionario, che è stato realizzato da un’importante università del Nord Italia, provvista di un equipe di professionisti che hanno approvato e promosso il contenuto. L’obiettivo del modulo sarebbe dovuto essere quello di verificare la conoscenza di dati di fatto e non opinioni personali in materia che, inevitabilmente, identificano tra le varie risposte da scegliere, quella che si rifà alla teoria gender come corretta. A questo questionario si aggiunge anche un secondo modulo dal titolo “L’identità sessuale nella pratica ostetrica: esplorazione delle esperienze, conoscenze e bisogni formativi dell* ostetric*, proveniente da un’altra università del Nord Italia. Anche qui contenuti piuttosto discutibili, che invece di soffermarsi sulle nozioni, per valutare la conoscenza scientifica della materia, minano la libertà personale di esprimere un parere contrario alla teoria gender. Questo episodio, che colpisce ancora una volta la professionalità delle ostetriche, è un vero e proprio attentato alla libertà d’espressione, che è oggetto di dibattito negli ultimi giorni. Esprimere dissenso, contro l’ideologia gender, che di fatto vuole cancellare l’identità e confondere le menti dei nostri figli, dovrebbe essere un diritto sacrosanto. Un progetto di omologazione, un attacco vero e proprio di cui la sinistra si serve, per renderci tutti “fluidi”, confondendo l’ordine naturale della nostra società. Questo ennesimo atto di indottrinamento, è esattamente il prodotto della furia progressista e dell’ideologia woke, che fa del pensiero unico, l’unica verità possibile.