Dossieraggi, gli spioni hackerano anche Mattarella. Meloni: “Nessuno Stato di diritto può accettarlo”

Quando più di qualcuno, come il ministro Francesco Lollobrigida, all’indomani dell’ennesimo caso di dossieraggio con violazione dei conti correnti di varie Istituzioni e uomini di destra, dichiarò che in ballo c’era la tenuta democratica della Nazione, non aveva torto. Chi non condannò l’episodio o lo minimizzò, probabilmente rallegrato dal fatto che fossero state coinvolte specialmente persone legate al centrodestra italiano, non aveva forse idea della potenzialità catastrofica del fatto.

La Russa: “Stupito più che allarmato”

Con modalità prossime, se le accuse saranno confermate, a una banda criminale, il nuovo, ultimo caso di dossieraggio scoppiato nelle scorse ore, con accesso alle banche dati delle Istituzioni, sembra aver coinvolto proprio tutti. Secondo la magistratura si tratterebbe di una “collaudata macchina informatica e telematica costruita per effettuare gli accessi abusivi”. La piattaforma si chiamerebbe “Beyond” e tutto pare trapelato anche dalle intercettazioni tra i vari personaggi coinvolti: tra i nomi compaiono quello di Enrico Pazzali, presidente di Fiera Milano, Carmine Gallo, superpoliziotto, Samuele Calamucci, ingegnere, la società Equalize. “Con i report che abbiamo noi in mano possiamo sputtanare tutta l’Italia”, dicevano. “Cioè ce li abbiamo noi e la procura…quindi abbiamo l’oro in mano… abbiamo le palle del toro…”. Avevano infatti accesso alle banche dati delle Istituzioni, a documenti ad esempio del Ministero dell’Interno a cui potevano arrivare soltanto i membri delle forze dell’ordine. Tutto un sistema atto alla “creazione di vere e proprie banche dati parallele”. Tantissimi i nomi coinvolti: c’è ad esempio quello di Silvio Berlusconi, ritratto, come raccontano, in compagnia di Ruby, ma anche quello di persone legate alla mafia, come Riina e Provenzano.

Compare il nome del presidente del Senato Ignazio La Russa e di suo figlio Geronimo: la seconda carica dello Stato ha spiegato di conoscere “da anni Pazzali, che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi – ha aggiunto –, e sono stupito più che allarmato. Sono disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli debbano pagare la “colpa” di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l’unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia”. Pazzali avrebbe tentato anche un aggancio con Amazon, ma per comprendere veramente la gravità della questione arriva la missiva intestata al capo dello Stato Sergio Mattarella e inviata dai malintenzionati: “Noi l’abbiamo spedita a venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella, con nome e cognome che se vanno a vedere l’account è intestato al Presidente della Repubblica”.

Meloni: “Nessuno Stato di diritto può tollerarlo”

Una situazione ormai insostenibile per una Nazione come l’Italia, per uno Stato di diritto. Allora c’è bisogno di reagire, lo Stato deve riuscire ad arginare un fenomeno intollerabile: “Le dimensioni ormai raggiunte dai fenomeni che stanno emergendo, che per me non sono che la punta dell’iceberg di un malcostume diffusissimo, debbano portare anche il Parlamento ad una riflessione su come vada affrontato, normato ed indagato questo tema, che può gravemente minare la convivenza democratica, influenzandone uno svolgimento corretto”. Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto: “In molti, troppi, ne hanno goduto, in questi anni” ha aggiunto. E allora bisogna lavorare per arginare i fenomeno: “Occorre, ed il Governo si sta muovendo in tal senso, rendere impossibile l’utilizzo delle banche dati per scopi che non siano quelli autorizzati dalla legge. Occorre punire chiunque abbia abusato del proprio ruolo o del proprio potere finora, sia dipendente pubblico che privato”. Nell’intervista rilasciata a Bruno Vespa sui recenti casi, Giorgia Meloni ha auspicato che “la magistratura vada fino in fondo, perché, nella migliore delle ipotesi, alla base di questo lavoro c’era un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione”. Qualcosa che “nessuno Stato di diritto può tollerare”. È questo, oggi, il vero pericolo per la democrazia.

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