Dossieraggio, De Raho ascoltato in Procura: il caso della denuncia “dimenticata”

La notizia, un po’ nel silenzio degli altri quotidiani e siti di informazione, l’aveva lanciata ieri mattina il Tempo: l’ex pm e ora politico pentastellato, Federico Cafiero De Raho, sarebbe stato convocato per essere ascoltato in giornata in Procura. Lui, che fu presidente della Procura Nazionale Antimafia, era a capo dell’organo quando l’ex finanziere Pasquale Striano accedeva in modo illecito a migliaia di documenti delicati, presumibilmente per spiare esponenti politici, con una netta e strana (ma non troppo) predisposizione verso quelli di destra.

Ebbene, dalle poche informazioni trapelate e riportate oggi nella rassegna stampa ancora dal Tempo e da Libero, è emerso che ieri pomeriggio De Raho è stato effettivamente ascoltato dalla Procura di Perugia, in un “interrogatorio fiume”, dopo la notizia, poi smentita, dello slittamento a oggi. Alla base dell’indagine di Perugia, come spiegato Libero, ci sarebbero le informazioni trapelate dal report attribuito all’ex collaboratore del pm all’epoca dell’incarico all’Antimafia: il sospetto di fondo, in pratica, è che De Raho sapesse di certi movimenti. Di cui, del resto, il collaboratore spiega di essersi accorto già nel 2019. Ai giornalisti, De Raho spiega che “la lettera agli atti dell’indagine, non firmata ma attribuita a Russo [l’ex numero due alla Dna, ndr], non l’ho mai vista, né ho mai ricevuto dallo stesso Russo alcuna segnalazione su comportamenti illeciti, scorretti o inopportuni di Striano. Bisogna capire quando è stata fatta”. Dunque la lettera esiste, ma per De Raho “presenta diverse incongruenze che ho evidenziato e che la rendono poco compatibile con il ruolo e la figura di Russo”, il quale “in tre audizioni in Antimafia non ne aveva mai fatto cenno, né tantomeno del presunto incontro con me”. Tuttavia, secondo il Tempo, Russo avrebbe confermato al procuratore perugino Raffaele Cantone, lo scorso 6 novembre, di aver informato delle “condotte anomale” e delle “interferenze” di Striano, chiedendone “l’immediato allontanamento”. Altrimenti, molte informazioni delicate sarebbero state “veicolate attraverso canali impropri a un numero di soggetti non noto”.

De Raho continua a smentire

Ma il grillino De Raho continua a difendersi a spada tratta, dicendo che non poteva “in alcun modo venire a conoscenza o avere segnali d’allarme su reati eventualmente commessi da Striano, peraltro al di fuori della Dna, che operava in un ufficio guidato e controllato da Laudati, né dallo stesso Laudati, che lavorava sotto l’operato di Russo, al quale avevo assegnato la direzione, l’organizzazione e il coordinamento dei gruppi di ricerche, compreso quello sulle Sos”. L’ex pm ci tiene a precisare che “non ho mai parlato in vita mia con Striano, né ho mai visto la relazione di Russo”. Ma proprio ieri, come riporta ancora il Tempo, a Palazzo San Macuto, sede della commissione Antimafia, veniva ascoltato Gennaro Salese, luogotenente dei carabinieri e coordinatore operativo del Gruppo ricerche della Dna, che avrebbe confermato la versione di Russo e l’esistenza della relazione. In pratica, le dichiarazioni di De Raho sembrano contrastare ciò che dicono gli altri interventi. Il lavoro della commissione Antimafia continua, anche se appare sempre più difficile, alla luce dei fatti, non riconoscere almeno una certa conflittualità di interessi, su cui il centrodestra batte da tempo.

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