Dossieraggio, il Pd ci prova: l’accusa senza senso alla destra

I casi di dossieraggio sono il vero e maggiore politico per la democrazia, oggi. Milioni dati di milioni di italiani nelle mani di chi li utilizza a proprio favore. Per scopi di mercato, per scopi diffamatori, per scopi talvolta ancora da chiarire. Il problema è reale e si allarga su tante questioni: quello dei tracciamenti, della privacy, dell’accesso a informazioni riservate. Gli scandali che hanno coinvolto i grandi social network, da Facebook a Tik Tok, l’ombra di una guerra commerciale a spese nostre. È evidente che la questione è molto grande e parlare di complottismo sarebbe non solo riduttivo, ma soprattutto una mancanza di rispetto per le vittime di spionaggi e dossieraggi.

In Italia sembrano averci preso gusto, c’è un intero sistema di ricezione e di vendita dei dati a chi sarebbe disposto a comprarli. Gli accessi della società Equalize alle banche dati e a informazioni del Viminale a cui soltanto le forze dell’ordine potevano accedere, è soltanto l’ultimo caso di tanti altri simili succedutisi nel giro di pochi mesi. Solo poche settimane prima, era scoppiato il caso dell’impiegato di Intesa Sanpaolo che era entrato nei conti correnti di migliaia di persone, specialmente di personaggi pubblici e politici, per la maggior parte appartenenti al mondo del centrodestra. E poi c’è il caso dell’ex finanziere Pasquale Striano, che scaricava documenti delicati della Direzione Nazionale Antimafia. E se nel primo caso sembra che l’intento fosse quello della compravendita dei dati, e se nel secondo si indaga su chi possa aver assoldato l’impiegato nel caso in cui non abbia agito in solitaria, nel terzo caso riportato, il primo in ordine cronologico, il movente potrebbe essere – le indagini poi lo chiariranno – trovare qualcosa per attaccare il governo. E a riprova di ciò, c’è sicuramente la prossimità temporale tra i fatti e l’ascesa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Anche per questo risultato difficile parlare di complotto.

L’accusa shock

La sinistra però, che forse non ha compreso, forse non vuole comprendere che la democrazia potrebbe uscirne potenzialmente a pezzi, parla di complotto. Giuseppe Conte, in risposta a Giorgia Meloni che scrisse “dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano”, replicò: “Meloni, dacci oggi il nostro complotto quotidiano”. Quindi, non solo Giorgia Meloni risulta essere tra le persone più spiate d’Italia, ma deve pure affrontare le critiche contro le sue denunce. Il colmo si è avuto con l’ultima inchiesta di Milano: se infatti per la sinistra fino a oggi si è trattato di complottismo, d’un tratto il dossieraggio si è fatto pericoloso. Sì, ma per colpa della destra. Al centro della questione ci sarebbe, infatti, la presunta amicizia tra Enrico Pezzali, proprietario della società, e Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia. Quanto basta, insomma, per incolpare la destra di dossieraggio: dunque, oltre il danno, la beffa. Questa la denuncia senza senso di Francesco Boccia e Chiara Braga, capigruppo del Pd rispettivamente per Senato e Camera: “Siamo di fronte ad un sistema di sicurezza del Paese che fa acqua da tutte le parti e che, come è evidente, viene usato dalla destra al governo per pericolosi dossieraggi e faide interne”. Poi la richiesta di audizione rivolta alla premier Meloni: “A questo punto è necessario che la presidente del Consiglio venga con urgenza in parlamento” perché “non possiamo accettare che, per inquietanti giochi di potere tutti interni alla maggioranza che ci governa, vengano stravolte le regole e il sistema di sicurezza del nostro Paese”. Farneticazioni così distanti dalla realtà che appare pure inutile commentarle: così la sinistra ha recepito il pericolo dei dossieraggi, ma tenta di rigirare la frittata soltanto a suo favore.

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