Due anni di Governo Meloni. I primi due anni di un esecutivo che è compatto, stabile, celere ed efficace e che si accinge perciò a rimanere in carica almeno fino alla fine del suo mandato. Lei, Giorgia Meloni, è riuscita a prendere nelle proprie mani un’intera Nazione, vincendo le elezioni nel settembre del 2022 e diventando premier a capo della coalizione di centrodestra il 22 ottobre, appunto, di due anni fa. E se per molti vincere le elezioni e diventare capo del governo è l’inizio della fine, Fratelli d’Italia ha dimostrato di saper reggere l’urto di dover fare spesso scelte impopolari in virtù di una ristrettezza di bilancio imposta da debito pubblico e politiche europee di rientro. Ma la forza di Giorgia Meloni sembra essere proprio l’autorevolezza con la quale si rivolge ai cittadini e con la quale il suo partito e la coalizione di centrodestra hanno stilato il programma elettorale che ha convinto gli italiani: una responsabilità con cui sono stati preferiti i risultati a lungo termine piuttosto che quelli dal facile consenso ma a breve termine. Questo, dunque, è uno dei fattori principali: non fare promesse eccellenti, ma fare promesse credibili. E soprattutto mantenere la parola data, fatto che contraddistingue questo governo da tutti i precedenti. Una credibilità che ha permesso all’esecutivo di essere apprezzato non solo in casa, ma anche a livello internazionale: il Governo Meloni è uno degli esecutivi più ascoltati e autorevoli in Europa e gode di un appoggio a 360° dei partners che prescinde da distanze ideologiche e politiche.
I risultati economici
Tra i risultati che più rende fiera la coalizione di centrodestra c’è sicuramente l’aumento dei posti di lavoro. In soli due anni di lavoro, il governo è riuscito a far rinascere il mercato del lavoro, pure dopo un periodo complesso: gli effetti della pandemia si facevano ancora sentire e l’Italia era reduce dalla stagione del Reddito di Cittadinanza, che aveva rallentato richieste e disincentivato l’offerta. Proprio attraverso l’eliminazione del Reddito e l’introduzione di incentivi per l’assunzione a tempo indeterminato come la decontribuzione e la super dedizione al 120%, gli occupati sono saliti di 830mila unità, record di sempre, il tasso di occupazione al 62,3% e quello di disoccupazione al 6,2%, ai minimi dal 2007. Contestualmente è calata la precarietà, con i contratti stabili aumentati di 800mila e la disoccupazione giovanile al ribasso al 18%. Anche il mondo femminile ha avuto la sua riscossa: il tasso di occupazione femminile è cresciuta al 53% con 10 milioni di donne occupate. A loro sostengo sono arrivate diverse misure, anche contro le violenze di genere: il piano anti-violenza è aumentato di 20 miliardi di euro, mentre 10 milioni di euro sono stati investiti nel reddito di libertà, diventato strutturale. Risultati ottenuti anche grazie alle tante misure dell’esecutivo a favore delle famiglie e della natalità, che permettono alle donne di non dover scegliere più tra lavoro e genitorialità: l’assegno unico è aumentato di 719 euro in media, i congedi parentali sono aumentati, come pure il bonus asilo nido.
Se crescono i lavoratori, va meglio anche l’economia. Il Pil torna sopra i livelli del 2008, prima della grande depressione dell’Occidente, e viaggia su ritmi più alti della media europea, lo spread è in picchiata da mesi intorno ai 120 punti, diminuito di 100 punti dal 2022, la Borsa di Milano è stata da record nel 2023, la migliore in Europa e tra le più performanti al mondo. I titoli di Stato vanno a ruba, a testimonianza della fiducia degli investitori nel Governo italiano. Tra questi, è da registrare la crescita della fetta di debito nelle mani degli italiani: ben 425 miliardi di euro sono stati acquistati dalle famiglie. Nella crescita italiana, un ruolo fondamentale è stato ricoperto dal Meridione, il cui Pil cresce oltre la media nazionale, così come l’occupazione. Funziona dunque, tra le altre cose, Decontribuzione Sud, il piano di incentivi dedicato al Mezzogiorno riconfermato dal governo. Sud che è leader nelle esportazioni: nel 2023 l’export è stato del 14,2%, parte fondamentale di quella crescita che ha permesso all’intera Nazione di diventare quarta al mondo per esportazioni, superando in ultimo colossi come Corea del Sud e Giappone. A dimostrazione anche di quella voglia di Italia che nel mondo è sempre più forte. Come detto, il Sud fa rinascere l’intera Nazione, non è più il fanalino di coda ma la “locomotiva d’Italia”. Vanno a segno, dunque, anche le risorse riservate dalle politiche di Coesione europee, la cui gestione ha subito positivamente il cambio di passo imposto dall’esecutivo , con un efficientamento dell’utilizzo dei fondi che ha ottenuto le lodi anche dei maggiori quotidiani finanziari al mondo.
Autorevolezza internazionale
L’Italia, come detto, torna protagonista anche nel mondo grazie a un governo che sa mostrare con chiarezza da quale parte stare: fin da subito Giorgia Meloni ha avuto la forza, per nulla scontata, di confermarsi ampiamente come protagonista dell’Unione europea e della Nato, al fianco dell’Ucraina, lottando per riportare l’Europa a essere parte fondamentale dell’Alleanza atlantica, un elemento imprescindibile per la politica internazionale e non soltanto come gigante burocratico che vessa i cittadini. L’Italia ha iniziato a dialogare anche con altri attori internazionali, come la Cina, i Paesi dell’Indo-Pacifico, dell’America Latina, dei Balcani, nell’ambito del Mediterraneo e soprattutto con l’Africa. Il Piano Mattei ha attirato l’attenzione di molti Paesi, con i 5,5 miliardi di dotazione finanziaria iniziale e la creazione di nuovi strumenti finanziari per coinvolgere nuovi attori e attirare nuovi investimenti. Una tematica, quella della questione africana, che è stata inserita anche all’interno del G7, che proprio quest’anno è stato sotto la presidenza italiana: tra le nuove tematiche affrontate, inoltre, c’è quella dell’Intelligenza artificiale, con l’intervento del Papa, per la prima volta nella storia presente ai lavori del summit. Ma anche il contrasto all’immigrazione clandestina, su cui il governo si muove bene come dimostrano i dati: gli sbarchi sono calati del 61% in un anno e del 30% rispetto al 2022, con i rimpatri saliti del 16% rispetto al 2023 e del 34% sul 2022. Funzionano gli accordi con i Paesi di transito, gli accordi di cooperazione, l’ampliamento della lista dei Paesi sicuri, il contrasto agli scafisti e ora anche il protocollo Italia-Albania.
Lotta alle mafie, sanità, Pnrr, scuola
E ancora la sicurezza nelle strade, nuove assunzioni per forze di Polizia e Vigili del fuoco, i presidi nei pronto soccorso, lo stop ai rave party, le misure antiborseggio e la lotta alle occupazioni abusive. La lotta alla mafia, con più di duemila arresti tra i quali molti eccellenti, confische di beni e procedibilità d’ufficio per i reati aggravati dal metodo mafioso. L’esempio di Caivano, rinata dalle sue ceneri grazie al dl contro la criminalità minorile, investimenti per la rigenerazione dell’ex piscina Dolphinia, la costruzione di un campus universitario, un nuovo asilo nido e un nuovo polo culturale.
Poi le grandi riforme, quella del premierato che è in fase di approvazione, la legge sull’autonomia differenziata, o la riforma della giustizia, che già fa tremare lo status quo di certa magistratura: anche grazie a questo, la durata dei processi civili è calata di 141 giorni, mentre quella del processo penale è calata di 208 giorni. E poi la riforma fiscale, con i record dal recupero dell’evasione fiscale e le entrate tributarie in aumento malgrado non ci sia stato alcun aumento delle tasse: le aliquote Irpef sono state ridotte da 4 a 3, il cuneo fiscale è stato ridotto per le fasce meno abbienti. Il potere d’acquisto è stato difeso da un’inflazione molto pressante, ma ora in discesa, tra le più basse d’Europa. A sostegno dei lavoratori anche la nuova formula dell’Assegno di Inclusione che sostituisce il vecchio Reddito di Cittadinanza, la rivalutazione delle pensioni e la detassazione dei premi risultato. Il sostegno a chi produce e chi crea ricchezza, contro chi vuole ancora imporre tasse patrimoniali: gli investimenti nei contratti di sviluppo, i piani di investimenti come il Fondo del Made in Italy, l’aumento della soglia di accesso per il regime forfettario, la lotta alla concorrenza sleale delle aziende “apri e chiudi” e la creazione del concordato preventivo biennale.
La sanità ha raggiunto la soglia di stanziamento più alto di sempre, 140 miliardi di euro per il 2026 contro i 40 miliardi di tagli in 10 anni con i governi di centro sinistra. In più, il Governo ha sempre sostenuto l’agricoltura, ottenendo la revisione della Pac in Europa, il sostegno agli agricoltori contro le derive del Green Deal e con 10 miliardi investiti in agricoltura e pesca. L’Italia è record anche sul Pnrr, con l’85% di misure attivate, prima per obiettivi raggiunti e per risorse ricevute, 113 miliardi, ben oltre la metà dei fondi stanziati. Il turismo che cresce a ottimi livelli, gli investimenti per la transizione ecologica, la messa in sicurezza dei territori come l’Emilia-Romagna, la Toscana, le Marche e i Campi Flegrei. La ricostruzione e i fondi contro la dispersione scolastica e per l’università, le risorse per il servizio civile e lo sport, entrato in Costituzione, gli 8 miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici e la riduzione della durata media dei concorsi, da 780 a 180 giorni. Insomma, due anni di cambiamenti, di riforme e di radicali passi in avanti. Non è finita qui: c’è ancora molto da fare per risanare una Nazione per troppi anni governata da chi ha scelto di mettere in primo piano gli interessi di partito piuttosto che quelli degli italiani. Dal 22 ottobre 2022 il cambio di passo è stato evidente e questo pur breve elenco di risultati lo dimostra.