Continua lo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas: 3 ostaggi israeliani per 183 palestinesi. Questo, per i terroristi, è il valore della vita di un israeliano. Ogni liberazione è per Hamas un’occasione per mettere in scena uno show così da dimostrare al mondo che la guerra senza quartiere portata avanti da Netanyahu è stata inutile: la cellula terroristica resiste e rimane ben salda alla guida di Gaza. Uomini armati in alta uniforme nera, a volto coperto, con la benda verde con la frase del Corano che montano i palchi, accompagnano gli ostaggi israeliani e li “difendono” da una folla furibonda di palestinesi. Tutto questo a favore di telecamere, messaggio chiaro e tondo a Israele ma soprattutto al mondo arabo: Hamas è più vivo che mai, gli attacchi israeliani non sono serviti, i quasi 50mila morti non hanno avuto alcun effetto, i bombardamenti a tappeto contro scuole e ospedali (luoghi strategici dove si nascondevano i jihadisti) sono stati inutili. Il sistema di Hamas: propaganda e terrore, elementi tipici di un terrorismo che fa mostra di sé nell’esibizione dei rapiti. Prima il cessate il fuoco, poi la liberazione degli ostaggi, infine una pace duratura con due popoli in due Stati.
Ma è davvero possibile arrivare ad un accordo e ad una pace con i terroristi? È normale che uno Stato democraticamente eletto (che ha commesso degli errori) debba avere colloqui diplomatici con una cellula terroristica? Una democrazia, seppur imperfetta, può essere costretta a trattare con i terroristi? Con maestri del terrore che governano la Striscia di Gaza dal 2007 e invece di utilizzare il denaro in loro possesso per ammodernare il territorio, per garantire uno stile di vita migliore ai palestinesi, hanno deciso di spendere i soldi a disposizione per prepararsi alla guerra contro Israele, definito nello Statuto “giocattolo del progetto sionista e la sua base di aggressione”, con Hamas che rifiuta “qualsiasi alternativa alla piena e completa liberazione della Palestina, dal fiume al mare”.
La pace duratura in Medio Oriente non c’è mai stata, ogni 10 anni circa c’è un’aggressione da parte di uno dei due popoli o addirittura una guerra, sempre iniziata da chi considera Israele un intruso in quelle terre, vassallo dell’Occidente. Lo Stato israeliano dopo l’attacco del 7 ottobre ha fatto all-in, l’obbiettivo era sconfiggere i terroristi ad ogni costo e quasi ogni mezzo era lecito. Questa politica però ha acuito l’odio anti-israeliano nel mondo arabo e ha messo in imbarazzo le potenze occidentali, non disposte ad accettare così tante morti tra i civili palestinesi. Noi creiamo i nostri nemici, probabilmente Netanyahu ha creato una generazione arrabbiata di palestinesi che ha perso madri, padri e figli, la quale non accetterà mai l’esistenza dello Stato d’Israele in Medio Oriente. Forse Hamas ha già vinto la sua guerra: trasformare agli occhi del mondo le vittime in carnefici e far sì che le organizzazioni internazionali (vedi Corte Penale Internazionale) mettessero sullo stesso piano il terrorismo e la democrazia spiccando un mandato d’arresto non solo per i capi di Hamas ma anche per Netanyahu. Senza dimenticare la rabbia del popolo palestinese, vera vittima del conflitto, costretto a subire inerme la furia israeliana, scatenata dall’infame strage del 7 ottobre e dall’odio dei terroristi.
Risposta alla domanda: NO.
Ma la vera amarezza discende dal vedere come i palestinesi continuino a sostenere Hamas.
Ricordo tanti anni fa, al tempo dell’anonima sequesti, un ragazzo rapito dal una banda di delinquenti calabresi stava nel centro di un paesino in Aspromonte guardato a vista dalle donne del paese, complici dei rapitori.
Guardiamo la realtà: nessun palestinese ha mai denunciato uno dei terroristi che – come disse il loro capo – non hanno esitato a far morire 50.000 persone – palestinesi – per continuare l’imbecille e criminale disegno della “pulizia etnica” contro Israele e i suoi abitanti (dal Giordano al mare).
E allora cosa vogliono i palestinesi? Uno Stato per continuare la loro jihad assassina?
Non ho alcuna pietà per loro.
Quando vedrò un palestinese dissociarsi da Hamas e consegnare uno dei quegli assassini o liberare un ostaggio custodito nelle case palestinesi potrà accendersi una speranza.
Ora no.
La guerra continuerà e dovrà continuare, finchè l’ideologia fanatica e assassina di questi islamici non sarà estirpata.
Con affetto
Alessandro