In Italia si parla spesso di immigrazione, eppure il fenomeno dell’emigrazione è allo stesso modo importante, perché dai dati raccolti sembra proprio che l’Italia sia tornata ad essere un paese di emigrazione “record”.
Dopo 40 anni di diminuzione, gli espatri hanno ripreso ad aumentare a partire dal 2011, diventando negli utili due anni così consistenti da equiparare l’esodo degli italiani nell’immediato dopoguerra. Consultando i dati emersi dall’ultimo rapporto (2018) della Fondazione Migrantes (organismo pastorale della CEI – Conferenza Episcopale Italiana) scopriamo che nel 2017 se ne sono andati dall’Italia circa 285 mila cittadini. È una cifra che si avvicina al record di emigrazione del Dopoguerra, quello degli anni ‘50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l’anno. L’Ocse segnala come l’Italia sia tornata ai primi posti nel mondo per emigrati, per la precisione all’ ottavo, dopo il Messico e prima di Vietnam e Afghanistan.
Dati decisamente allarmanti, che esprimono più di ogni altra cosa, il disagio sociale avvertito da tempo in Italia e che stenta ad essere risolto. Povertà diffusa, deficit demografico, invecchiamento inesorabile della popolazione, disoccupazione spietata e trasversale nelle classi di età: sono solo alcuni degli elementi che hanno portato gli italiani, oggi, agli atteggiamenti di stanchezza e malumore sempre più noti e ricorrenti.
Per avvicinarci il più possibile alla realtà dei numeri, abbiamo provato ad incrociare i dati di due istituti, l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) e Aire (l’Anagrafe Italiani residenti all’estero) la cui iscrizione è obbligatoria per tutti i cittadini italiani che si trasferiscono all’estero per periodi superiori ai 12 mesi. Ed è così che scopriamo che non si tratta più di un fenomeno che riguarda i giovani e gli studenti, o per lo meno non solo.
I dati infatti dimostrano un’inversione del trend al quale eravamo abituati: negli anni scorsi ed emigrare erano per lo più giovani e studenti, che rimanevano nella città di studi per tirocini ed occasioni di lavoro, adesso si assiste ad un incremento notevole degli espatri degli over 50, e anche dei pensionati.
Rispetto al 2017 infatti le crescite più importanti rispetto al 2017 le si notano dai cinquant’anni in su: +20,7% nella classe di età 50-64 anni; +35,3% in quella 65-74 anni; +49,8% in quella 75-84 anni e +78,6% dagli 85 anni in su. Scappano dall’Italia a causa della loro precarietà lavorativa anche quelle persone lontane dalla pensione o che hanno bisogno di lavorare per arrivarvi e che, comunque, hanno contemporaneamente la necessità di mantenere la famiglia.
Variano inoltre anche le regioni di appartenenza degli italiani che emigrano; solo nel 2017 si poteva ancora considerare un fenomeno che caratterizzava soprattutto il sud. Adesso invece siamo di fronte ad un quadro ben più eterogeneo, la Sicilia ad esempio la troviamo solo al terzo posto. In testa due regioni del nord: la Lombardia, che ha il primato di emigranti e l’Emilia Romagna.
Ma soprattutto sembra proprio che si tratti di un fenomeno che non accenna ad arrestare. Sempre più italiani scappano all’estero alla ricerca di lavoro e opportunità all’estero, a causa degli scempi dei governi di sinistra che hanno dissanguato il Paese delle migliori risorse e professionalità, per intervenire su una vera e propria sostituzione etnica, per mezzo di un’immigrazione di massa proveniente da Africa, medio oriente, Pakistan, Balgladesh.
Si tratta di una autentica emergenza nazionale, ma della quale non parla nessuno. Fratelli d’Italia vuole accendere i riflettori su questo fenomeno e ripropone le sue storiche battaglie: sostegno alle famiglie e alla natalità; puntare alla crescita economica con politica di investimenti pubblici e riduzione delle tasse; politica occupazionale con incentivi e sostegno alle imprese che assumono in Italia.