Vediamo di ricapitolare un po’ la questione della presa di distanza dal fascismo, una storia che, in tutta onestà, comincia a farceli girare seriamente. E’ indubbio che la grande maggioranza di coloro che fascisti lo sono stati davvero è scomparsa da un pezzo, ma visto che sopravvivono molti di quelli che, più o meno direttamente sono stati coinvolti col Movimento Sociale Italiano, è ragionevole pensare che a questi ultimi venga rivolto l’invito ad emendarsi completamente dai passati errori facendo solenne professione di democrazia operativa, possibilmente anche con atti concreti, tipo sfilare insieme a Landini, applaudire freneticamente ai comizi di Letta e, magari, da tifosi politicamente corretti, inginocchiarsi di fronte ad una squadra di calcio con giocatori neri. Parliamo, perciò di un periodo corrispondente agli anni 60-70 del secolo scorso, quando si suppone che fossero già nati e cresciutelli gli odierni, impresentabili individui di Destra.
Permettetemi, perciò di fare, di seguito, un breve elenco:
Mario Zicchieri
Mikis Mantakas
Paolo di Nella
Francesco Cecchin
Sergio Ramelli
Virgilio Mattei
Stefano Mattei
Franco Bigonzetti
Francesco Ciavatta
E’ solo un campionario dei giovani tra gli 8 e i 20 anni assassinati negli anni 60-70, per lo più da coetanei di opposta parte politica molti dei quali, dopo il battesimo del fuoco, sono entrati nelle Brigate Rosse; ma non tutti, intendiamoci, perché non tutte le vittime nominate hanno avuto la grazia di una morte rapida da arma da fuoco: alcuni assassini si sono serviti di semplici bastoni o catene, altri di pestaggi mortali a mani nude, alcune vittime sono state semplicemente bruciate vive.
Alcuni di voi, forse, ricorderanno le storielle relative alle “faide interne” al partito di Destra, l’MSI, oppure l’etichetta sbilenca di “compagni che sbagliano” applicata dai cultori dell’eloquio elegante: ma mi piacerebbe sapere quanti di quelli che oggi pretendono di verificare la patente di antifascismo, ricordano questi episodi e quanti dei “sinceri democratici” di ieri e di oggi abbiano mai osato togliere la parola o chiedere patenti di “anticomunismo” a quelli che, (quasi tutti), si dimostravano piuttosto tiepidi, all’epoca, nel condannare questi episodi sanguinosi.
Ci fu un’unica eccezione: il giornalista Luca Telese scrisse un bellissimo libro-reportage dal titolo “Cuori Neri” dedicato ai ragazzi di destra assassinati in quegli anni sanguinosi; ma poi quel libro è caduto nel dimenticatoio e mi piacerebbe sapere quanti di voi lo hanno anche solo sentito nominare. Era una colossale balla editoriale? No; semplicemente, nel frattempo, Luca Telese si è legato sentimentalmente a Laura Berlinguer, la figlia del più famoso Enrico. E si sa, al cuore non si comanda!
Ho citato finora solo nomi e cognomi delle vittime dei cosiddetti “sinceri democratici” e già questo dovrebbe essere più che sufficiente, ma presto esaminerò nel dettaglio per quanti e quali motivi ancora più seri, dovremmo essere noi, semmai, a pretendere credenziali di “anticomunismo” dai nostri avversari politici.
Se andiamo a controllare le vittime fatte dai “rossi” sono di gran lunga superiori a quelle fatte dai Fascisti. Nel mondo ci sono stati di milioni di morti causati dai ben pensanti “rossi”, ma questo non conta.
Per chi comanda, tutto è giusto, passato e presente, per chi perde, tutto è sbagliato, passato e presente. Questo non è un segno di buona democrazia. Gli errori fatti devono essere evidenziati per entrambi, vincitori e vinti.