Ecco il Piano Mattei: Italia al centro del Mediterraneo. Come nasce e come si sta evolvendo per dare nuovo respiro al rapporto Italia-Africa

Si è arrivati oggi-3 novembre- alla presentazione dei dettagli per l’implementazione del Piano Mattei, sin dall’inizio voluto e preannunciato dal Governo Meloni.

È dunque doveroso sottolineare alcuni passi importanti sul tema, spiegando anche la ratio che ha portato alla sua nascita e quali sono gli obiettivi che si intendono raggiungere.

L’esempio di Enrico Mattei

Il Piano, come facilmente si può capire, prende spunto dall’azione di Enrico Matteo, che alla fine della Seconda Guerra Mondiale fu incaricato di liquidare l’AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli) in quanto l’Azienda non aveva ottenuto i risultati sperati.

Ma, disattendendo le indicazioni, e sfruttando la scoperta di un piccolo giacimento petrolifero in Italia, Mattei riuscì a ravvivare l’AGIP, tanto da farle portare avanti una politica di ampio respiro sul mercato energetico mondiale.

E così, nel 1953, Enrico Mattei arriva a fondare l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi – che acquisisce anche AGIP) che, in breve, diventa il centro strategico per l’approvvigionamento in Italia, grazie allo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi presenti nel Paese e l’acquisto di combustibili dall’estero.

In particolare, l’Eni offriva ai Paesi produttori di petrolio e materie concrete possibilità di sviluppo, mediante accordi innovativi che si muovevano nell’ottica di una non soggiogazione. Al tempo il mercato era quasi totalmente monopolizzato dalle compagnie anglo- americane, che però proponevano a questi Paesi di dividere i ricavi al 50% (di fatto, svantaggiandoli).

Al contrario, attraverso la “formula Mattei”, il fondatore dell’ENI proponeva allo Stato produttore di tenere il 75% dei ricavi mentre il restante 25% era incassato dalla compagnia italiana. Ciò prevedeva anche il coinvolgimento di queste Nazioni nel processo produttivo e la qualificazione della forza lavoro locale. Insomma, un metodo, reciprocamente vantaggioso che ha permesso di far sviluppare una comunanza di intenti tra Italia e Stati produttori e che ha portato a una notevole espansione degli interessi e del business italiani.

Sulla scia del suo esempio, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha proposto il passaggio da un approccio predatorio, che ha caratterizzato le esperienze coloniali prima e che contraddistingue le politiche degli attori stranieri in Africa oggi, a una cooperazione paritetica. È fondamentale interfacciarsi con i partner africani con rispetto, perché solamente in questo modo la collaborazione potrà davvero essere paritaria e generare risultati positivi per tutti gli attori coinvolti.

Il contenuto del decreto-legge del 3 novembre 2023

Nella giornata del 3 novembre, è stato adottato un decreto-legge incentrato proprio sul Piano Mattei, creando così la cornice di governance nell’ambito della quale si strutturerà il Piano.

Il Piano durerà quattro anni, e avrà come obiettivo il potenziamento di iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano, la promozione di uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo di questi ultimi e di prevenzione delle cause profonde delle migrazioni irregolari. Inoltre, verrà rafforzato il coordinamento delle iniziative pubbliche e private, anche finanziate o garantite dallo Stato italiano, rivolte a Stati del Continente africano.

Il testo prevede poi la condivisione e la partecipazione degli Stati africani interessati all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi del Piano e l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali, passaggio fondamentale per invertire il paradigma sinora adottato e che, evidentemente, si è rilevato fallimentare.

Il decreto prevede infine l’istituzione di una Cabina di regia, che sarà presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri e composta dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dagli altri Ministri, dai Viceministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e delle imprese e del Made in Italy, dal Presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dai presidenti dell’ICE-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, della società Cassa depositi e prestiti S.p.a., della società SACE S.p.a., della società Simest S.p.a., da rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, delle università, della società civile e del terzo settore, di enti pubblici e privati. Un organo che quindi coinvolgerà tutti gli attori istituzionali necessari al fine di porre in essere un progetto quanto più completo possibile, in grado di rispondere ad ogni tipo di necessità.

Un nuovo paradigma

Il Governo Meloni propone dunque un qualcosa che appare semplice, sebbene complesso da realizzare nella realtà, ovvero abbandonare la logica che porta gli Stati a chiedersi come si possa meglio sfruttare il proprio vicino (o il più debole) e favorire un approccio che porti a chiedersi come poter crescere insieme.
In questo senso, la stabilizzazione dell’Africa è fondamentale per l’Italia, ma anche per l’Europa, perché, banalmente, se ci sono problemi in Africa, saremo prima di tutto noi italiani e poi gli europei a pagarne il prezzo.

Sin da subito questo esecutivo ha lavorato proprio per aumentare l’interesse per i Paesi a Sud del Mediterraneo e per sensibilizzare i partner a creare o approfondire e rafforzare partenariati reciprocamente convenienti e utili sia all’Europa che all’Africa.

Con il decreto-legge varato dal Consiglio dei Ministri, il Governo Meloni ha dimostrato di mantenere le promesse fatte agli italiani creando le strutture necessarie a dar vita al Piano Mattei. Un Piano che mira a ridare all’Italia la sua centralità strategica nel Mediterraneo, riappropriandosi di quel ruolo di ponte tra Europa, Africa e Medio Oriente, che naturalmente detiene e che può implementare sempre di più, fornendo maggiore stabilità e benessere all’interno del quadro Mediterraneo.

Infatti, gli interventi che il Governo vuole portare avanti, assieme, si spera, all’Unione Europea, sono diretti a far sviluppare e prosperare gli Stati africani, in modo tale che possano reggersi sulle loro gambe e sviluppare economie floride non assoggettate al servilismo nei confronti di altri Stati.

È sicuramente un percorso lungo e complesso, ma che tuttavia appare essere la soluzione migliore per modificare l’attuale status quo. A riprova di questo, ci sono molti apprezzamenti che all’estero sono stati rivolti al Piano italiano, i quali hanno contributo a far riconquistare al nostro paese il prestigio di cui godeva nel rapporto con i partner esteri ha sicuramente aiutato a far sì che la voce di Roma sia ascoltata con rinnovato interesse.

In conclusione, il Piano Mattei per l’Africa è un ambizioso progetto volto a cambiare il paradigma con cui si pensa al continente, per favorirne la stabilizzazione e la prosperità.
Infatti, solamente affrontando le cause di instabilità sistemica, in maniera seria e oculata, è possibile garantire un futuro ai giovani africani e solo abbandonando un approccio predatorio in favore di una collaborazione paritetica si può permettere al continente di sviluppare appieno l’enorme potenziale inespresso. E il decreto legge adottato oggi in Consiglio dei Ministri rappresenta un tassello fondamentale affinché il Piano si realizzi a 360 gradi, per arrivare ad un Mediterraneo allargato stabile, sicuro e prospero.

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