L’Espresso ha eletto Elena Cecchettin – sorella della ventiduenne Giulia, brutalmente uccisa dall’ex fidanzato – come persona dell’anno.
A lei è stata dedicata la copertina nel penultimo numero del 2023. Il ritratto della giovane è opera di Ilaria Magliocchetti Lombi.
Elena Cecchettin è stata scelta come figura che ha caratterizzato l’anno che stiamo per lasciarci alle spalle, perché, secondo il settimanale, è riuscita a trasformare il dolore privato della perdita della sorella in “assunzione di responsabilità collettiva”.
Sono state le sue parole sul patriarcato, l’elemento nascosto dietro la cultura dello stupro e alle oltre 100 vittime di femminicidio in un anno ad innalzarla a voce più rappresentativa del 2023.
Ad ogni modo, non è detto che il titolo di persona dell’anno debba necessariamente spettare ad una donna. Anzi, dovrebbe spettare a chi si è distinto per meriti particolari.
Ma, qualora i vertici de L’Espresso fossero voluti partire dall’idea di avere una donna in copertina, con l’obiettivo di sensibilizzare i lettori e gli utenti dei social sul tema della parità di genere, possibile che non abbiano trovato una scienziata, un’imprenditrice, una ballerina o qualunque altra professionista che, nel corso del 2023, si sia distinta in modo particolare in un qualsiasi settore e che abbia fatto molto meglio dei suoi colleghi uomini?
Dunque, è vero che ormai L’Espresso nel dibattito culturale italiano vale quanto il due di coppe quando la briscola è bastoni. Visto che siamo vicini a Natale, il paragone con le carte calza a pennello.
Tuttavia, c’è una questione che merita di essere sottolineata: i giornali che, ogni giorno, riempiono le proprie pagine parlando di sessismo e patriarcato, alla fine, entrano in un cortocircuito tale da scegliere la persona dell’anno – in questo caso una donna – più per questioni dovute a vicende esterne, che per meriti davvero suoi.