Abdel Aziz Bouteflika, classe 1937, presidente dell’Algeria dal 1999 è ancora oggi in corsa per le elezioni presidenziali del prossimo 18 aprile.
Tragicamente comico è il fatto che questo signore è ormai da diversi anni in uno stato di salute precario, non parla e non si presenta oramai da anni in pubblico e fino a qualche tempo fa era ricoverato in una clinica svizzera, dalla quale è stato di recente prelevato per essere condotto ad Algeri.
Le proteste contro questo imminente evento sono iniziate giorni fa, coinvolgendo dapprima quasi esclusivamente gli studenti, per poi allargarsi ad ogni fascia della popolazione, inclusi tra gli altri ceti sociali elevati, come quello di avvocati e professionisti. Molti hanno affermato che le masse protestanti sono addirittura più numerose di quelle che si erano avute nelle dimostrazioni antigovernative negli anni Ottanta.
Tale azione non è ovviamente passata inosservata alle autorità, tanto che venerdì 8 marzo i manifestanti che si trovavano nei pressi del palazzo presidenziale sono stati bersagliati da lacrimogeni e da granate stordenti della polizia antisommossa.
Ma perché ci si ostina, ormai dopo vent’anni, a proporre e a volere alla guida di un Paese lo stesso candidato, che però non ha più nulla da offrire, sopratutto stante il suo evidente grave stato di salute? Ancora una volta la risposta potrebbe sembrare banale, ma risulta in realtà ricca di sfaccettature, di tipo politico ma sopratutto economico. Sembrerebbe, infatti, un altro disperato tentativo di aggrapparsi al potere da parte di quella elite politica che ha il chiaro appoggio della maggioranza delle potenze occidentali; gli interessi in ballo sono, non troppo implicitamente, quelli riguardanti il commercio di gas e petrolio e la lotta al terrore. In effetti, l’eventuale rielezione di Bouteflika è da considerarsi come una garanzia di stabilità, primi fra tutti per le realtà degli Stati Uniti e dell’Unione europea.
Tuttavia il popolo algerino, e in particolare la parte dei giovani, ha dichiarato fermamente che continuerà a difendere i desiderata che sono al centro della protesta, e non permetterà in alcun modo che si prosegua ulteriormente in un clima di regime, ma farà di tutto affinché si giunga ad un futuro libero e migliore.