Le elezioni presidenziali del 4 maggio 2025 non sono un semplice voto. Sono un referendum sull’identità, sulla sovranità, sul futuro. La Romania si trova a un crocevia: da un lato, chi difende le sue radici e la sua libertà; dall’altro, chi guarda a un’Europa omologata e omologante, un’amalgama di regole e compromessi. Dopo l’annullamento delle elezioni del 2024, con l’originalissima accusa di “interferenze russe”, il paese torna alle urne con rabbia e speranza.
In gioco c’è il destino di una nazione: ecco la partita, dalla A alla Zeta, raccontata senza censure.
A come Annullamento
Il 6 dicembre 2024, la Corte Costituzionale ha invalidato il primo turno delle presidenziali, denunciando presunte manipolazioni russe a favore di Călin Georgescu (22,94% dei voti). La sentenza ha scatenato proteste di piazza, con migliaia di cittadini che gridano al “golpe giudiziario” e chiedono elezioni trasparenti.
B come Bucarest
La capitale pulsa di tensione. Il sindaco Nicușor Dan, candidato indipendente, viaggia al 20% nei sondaggi (fonte: CURS, marzo 2025). Le strade di Bucarest sono un mosaico di cortei e slogan, soprattutto dopo l’esclusione di Georgescu, che ha trasformato la città in un’arena politica.
C come Candidati
Undici contendenti, ma quattro dominano. George Simion (AUR), al 35%, incarna il riscatto nazionalista. Crin Antonescu (19%), sostenuto dalla coalizione social-liberale ed europeista PSD-PNL-UDMR, è il volto dell’establishment. Nicușor Dan punta su una Romania pragmatica. Victor Ponta, al 21%, gioca la carta dell’esperienza (fonte: CURS, marzo 2025). Elena Lasconi (USR), al 7%, arranca ma non molla.
D come Democrazia
La fiducia nel sistema vacilla. L’annullamento del voto ha alimentato sospetti di manipolazione. Le autorità giurano trasparenza, con osservatori internazionali al seguito, ma ogni passo falso rischia di incendiare un paese già polarizzato.
E come Esclusione
Călin Georgescu, il “ribelle” che aveva scosso il 2024, è fuori dai giochi. Accuse di finanziamenti illeciti e istigazione lo hanno fermato, ma senza prove pubbliche convincenti. I suoi sostenitori gridano al complotto, riversando il loro entusiasmo su Simion.
F come Firme
Per candidarsi servono 200.000 firme. Simion le ha raccolte in una settimana, forte di un esercito di volontari. Ponta ha sfruttato i suoi vecchi contatti PSD. Dan si è affidato alla base civica, mentre Antonescu ha navigato sull’onda della coalizione di governo.
G come Georgescu
Călin Georgescu resta una ferita aperta. La sua piattaforma – valori cristiani, rifiuto delle élite globaliste – aveva conquistato un elettorato stanco di promesse. La sua esclusione non ha spento il suo spirito: Simion ne ha raccolto l’eredità, promettendo di portare avanti la “rivoluzione romena”.
H come Hungaria
La minoranza ungherese (6% della popolazione) è un pilastro per Antonescu. L’UDMR, presente nel governo, garantisce stabilità ma attira critiche: Simion li accusa di “svendere” gli interessi romeni. Il loro voto a Mureș e Harghita sarà decisivo per il ballottaggio.
I come Identità
Chi sono i romeni? Simion invoca tradizioni, famiglia, fede. Dan propone una modernità ancorata alle radici. Antonescu e Ponta offrono un’identità europeista, più fluida. In un mondo che livella le differenze, la Romania deve scegliere se brillare per ciò che la rende unica.
L come Libertà
La libertà di parola è in pericolo. L’annullamento del voto e le indagini su Georgescu hanno creato un clima di sfiducia. Simion denuncia censure sui social, mentre TikTok – sorvegliato dalle autorità – è il nuovo megafono di una generazione che non vuole tacere.
M come Moldova
L’idea di riunire Romania e Moldova scalda i cuori di molti. Simion, bandito a Chișinău fino al 2028, ne fa un cavallo di battaglia, evocando un “destino condiviso”. Ma il tema divide: c’è chi lo vede come un sogno storico, chi come una fuga dai problemi di oggi.
N come Nazione
Simion e l’AUR rappresentano una destra senza complessi. “Romania Prima” è più di uno slogan: è una risposta a un mondo percepito come ostile. Ispirandosi a Giorgia Meloni, che ha rilanciato l’orgoglio italiano, Simion riempie le piazze. L’establishment lo bolla come populista; per molti, è l’ultima speranza.
O come Opportunità
Queste elezioni sono una porta verso il cambiamento. Simion promette una svolta patriottica, Dan una gestione limpida, Antonescu continuità con Bruxelles, Ponta pragmatismo. La domanda è chiara: quale Romania vogliamo costruire per i nostri figli?
P come Ponta
Victor Ponta è il camaleonte della corsa. Con il 21% nei sondaggi (CURS, marzo 2025), l’ex premier si presenta come indipendente dopo lo scontro con il PSD. Abile nel parlare a destra e sinistra, divide: per alcuni è un leader esperto, per altri un calcolatore. Nel 2014 perse la presidenza per un soffio; oggi vuole riscrivere la storia.
Q come Questioni
La Romania affronta nodi irrisolti. La corruzione drena risorse: Transparency International la colloca al 63° posto globale. Un giovane su tre emigra per salari migliori (media nazionale: 800 euro netti). Simion propone giustizia sociale, Dan efficienza amministrativa, Antonescu più fondi UE. Intanto, la guerra in Ucraina proietta ombre lunghe: chi guiderà Bucarest in tempi così incerti?
R come Rivolta
Da dicembre, il paese è in fermento. A Bucarest, Timișoara e Cluj, le proteste per l’annullamento del voto hanno visto studenti e operai fianco a fianco, con slogan contro “la casta”. Simion cavalca la rabbia, Dan cerca di incanalarla in riforme, Ponta si propone come mediatore. Il 4 maggio, la piazza avrà l’ultima parola.
S come Simion
A 38 anni, George Simion è il volto della ribellione romena. Carismatico, diretto, allergico ai compromessi, ha trasformato l’AUR in una forza dirompente. Ammira JD Vance, il senatore USA che difende le comunità dimenticate, e come lui parla alla “Romania profonda”. I critici lo accusano di estremismo; i suoi fan lo vedono come un salvatore.
T come TikTok
La piattaforma che ha consacrato Georgescu è ora il cuore della campagna. Video virali su orgoglio nazionale e critica all’Europa raggiungono milioni di giovani. Dopo le accuse di “propaganda russa”, l’UE propone regole più stringenti – come il Digital Services Act – ma Simion e Dan dominano il dibattito digitale con messaggi autentici.
U come Unità
La Romania è un paese diviso: città contro campagne, patrioti contro globalisti. Simion sogna un popolo compatto sotto il Tricolore. Dan propone un patto civico basato su trasparenza. Antonescu parla di coalizioni, ma fatica a ispirare. Come ricucire una nazione che non si fida più di sé stessa?
V come Voto
Il 4 maggio, 9,4 milioni di romeni decideranno. Dopo il 52,5% di affluenza nel 2024, si prevede un’impennata, spinta da rabbia e speranza. Con 19.000 seggi in patria e 950 all’estero, il sistema è sotto esame. Le contestazioni sono già nell’aria: ogni scheda sarà una battaglia.
Z come Zelo
La passione guida questa campagna. Simion la incarna con il suo sogno identitario, Dan con la sua rettitudine, Ponta con la sua resilienza, Antonescu con la sua calma apparente. Dopo anni di apatia, i romeni hanno ripreso a crederci. Non è solo politica: è una lotta per il cuore della nazione.
Curiosità e retroscena
Simion e il MEGA: George Simion non nasconde la sua ammirazione per Donald Trump, organizzando eventi ispirati al MAGA. Ha fondato un movimento chiamato MEGA (Make Europe Great Again), sognando un’Europa di nazioni sovrane, un’idea che esalta la sua base ma preoccupa Bruxelles.
Ponta il sopravvissuto: Espulso dal PSD, ha raccolto 200.000 firme in 10 giorni, dimostrando una rete ancora viva. Nel 2019 fondò PRO Romania: oggi è solo, ma non disarmato.
Bucarest sotto pressione: Le proteste post-Georgescu hanno lasciato 12 feriti e 40 arresti. La polizia ha usato lacrimogeni, ma la rabbia non si spegne.
Dan il solitario: Nicușor Dan è l’unico senza un grande partito. La sua vittoria a Bucarest nel 2020, contro ogni pronostico, lo rende credibile, ma la presidenza è un altro gioco.
TikTok nel mirino: L’UE vuole testare in Romania nuove norme di censura. Un video di Simion ha raggiunto 2 milioni di visualizzazioni in 48 ore: i social decidono il consenso.
Conclusione
Le elezioni del 2025 non sono solo un voto: sono la voce di un popolo che reclama il suo posto nel mondo. Simion, Dan, Ponta, Antonescu. Quattro visioni, un’unica sfida: dare alla Romania un futuro che le assomigli. Il 4 maggio, ogni cittadino sarà chiamato a scegliere. Non è solo una scheda: è un atto di coraggio.
Con La Voce del Patriota, saremo a Bucarest per raccontarvi ogni istante di questa pagina di storia. Unitevi a noi: quel che accade in Romania riguarda l’intera Europa.
Noi in prima linea, voi in prima fila.