Elly Schlein e la “spontanea” condanna alle violenze. Ma ancora silenzio su De Luca che incalza

La strategia del transeat non è andata a buon fine. Pare infatti che il voler ignorare e minimizzare gli ultimi episodi di violenza verso il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non abbia avuto altro effetto se non quello di contribuire a una sorta di tacita tolleranza di certi episodi. Come se ingiuriare la quarta carica dello Stato o dare fuoco a un fantoccio a sue sembianze rientrasse nel normale corso della democrazia, nel legittimo diritto alla critica. Per destare l’opinione pubblica e il mondo delle Istituzioni da quella deriva di remissività al turpiloquio e alle minacce verso la quale si stava pericolosamente andando incontro, è servito l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha di fatto bacchettato tutta quella parte politica che nel silenzio si era nascosta, guardandosi bene dal prendere posizioni di distanza dai fatti ingiuriosi e dai loro esecutori, verso i quali invece dimostra sempre più simpatia. “Viene travolta la dignità della politica che scompare, soppiantata da manifestazioni che ne rappresentano la negazione”: così si è espresso ieri il Capo dello Stato, con una chiamata di responsabilità al quale il mondo della politica non è potuto rimanere inerte. Elly Schlein nel pomeriggio ha infatti dichiarato che “questa violenza politica va condannata e non è accettabile”, sottolineando che “gli avversari si battono con le idee e le proposte in una sana dialettica democratica”.

Se tuttavia la leader del PD avrà pensato di aver espiato già abbastanza, c’è da dire che non è così. Non è così perché le sue parole arrivano solo dopo settimane di silenzio, dopo che numerosi violenze sono state commesse. Perché arrivano quasi forzatamente dopo la bacchettata del Capo dello Stato, che indirettamente ha fatto aprire gli occhi sull’anti-democraticità di quella sinistra che si definisce democratica. E perché resteranno solo parole, fini a loro stesse: non è stato preso nessun provvedimento, ad esempio, verso l’assessore alla Cultura della terza Municipalità di Roma che ha addirittura avallato il rogo del manichino, elogiando i centri sociali: “Non ho parole. Solo infinita gratitudine per la Roma Antifascista e per il mio quartiere”, ha scritto sui social. Come pure non sarà preso nessun provvedimento verso il governatore De Luca che, dopo aver ingiuriato il premier, è tornato all’attacco: “Meloni stracciarola” è il nuovo insulto coniato dal presidente campano. Un insulto arrivato dopo che Giorgia Meloni ha spiattellato come la Regione, a guida PD, ha sperperato quei fondi europei che oggi De Luca lamenta di non ricevere: in pratica, tra feste di paese e sagre del caciocavallo.

È infine da sottolineare come le parole di condanna di Schlein siano rivolte esclusivamente all’ultimo episodio del manichino dato alle fiamme, mentre su tutti gli altri fatti continua il solito silenzio. Niente condanna a De Luca, nessuna distanza dalla foto di Meloni a testa in giù o dal poster incendiato durante un altro corteo. Insomma, se la “spontanea” e incompleta condanna non era sentita, Schlein poteva anche risparmiarsela…

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