Elly Schlein vuole collaborare con il Governo dopo l’ulteriore fiammata in Medio Oriente. Bene, ma…..

La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, dopo l’attacco iraniano effettuato in Israele con droni e missili, che costringe lo Stato ebraico a pensare ad una qualche forma di reazione e può provocare l’escalation militare in Medio Oriente, ha offerto al Governo di Giorgia Meloni la propria disponibilità a collaborare dai banchi della opposizione. Il momento è critico, sia per quanto riguarda la guerra in Ucraina, la quale perdura, che in merito al conflitto mediorientale, il quale, iniziato con sole due parti in lotta, Hamas e Israele, rischia ora, dopo l’intervento diretto dell’Iran, di allargarsi a dimensioni almeno regionali. E la leader del PD, pur avversando quasi in toto l’azione politica del Governo Meloni, ritiene che anche in Italia, così come accade nelle democrazie più mature, maggioranza e opposizione debbano parlarsi, quantomeno sul piano della politica estera e a maggior ragione in una fase internazionale complicata come questa.

L’apertura della Schlein è da salutare con favore e merita un approfondimento. Nelle migliori democrazie non suscita scandalo che le minoranze cooperino con i governi sui grandi temi come i pericoli derivanti dagli scontri militari, le minacce terroristiche globali, gli assalti anche di natura economica e finanziaria, e tutto ciò che può mettere a repentaglio l’interesse nazionale. Non si tratta di inciuci e di spartizioni consociative del potere, in modo da tirare a campare bene un po’ tutti, ma emerge quel senso di responsabilità nazionale che si rivela vitale nelle circostanze nelle quali una Nazione deve parlare con una voce sola ed ha il dovere di andare oltre alle divisioni partitiche e ideologiche. Poi, passata la tempesta, ognuno torna a fare il proprio mestiere, chi con l’onere di governare e chi con il diritto-dovere di contrastare i provvedimenti dell’esecutivo in carica. I migliori partiti e schieramenti sono quelli che anzitutto non svendono i loro princìpi per un piatto di lenticchie, ma, nella coerenza ideale, amano il bene comune della loro Patria più del giardino in cui si trovano senza, ovviamente, trascurarlo mai e abbandonarlo. Sanno individuare le situazioni nelle quali il provincialismo è da evitare. Per esempio, Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, rimanendo sempre al loro posto, cioè, a destra, hanno dato prova di patriottismo sia come forza di opposizione che in qualità di soggetto leader di una coalizione di governo. Gli unici ad opporsi con nettezza al Governo di Mario Draghi, sostenuto da tutti o quasi, sono stati loro, Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, ma l’opposizione della destra si è dimostrata responsabile circa alcuni punti fondamentali per l’interesse nazionale, come il posizionamento dell’Italia a favore, senza se e senza ma, dell’Ucraina aggredita dalla Russia di Vladimir Putin. Giorgia Meloni, una volta divenuta premier, non ha esitato, per il bene comune della Nazione, ad interfacciarsi, peraltro con successo, con personalità politiche distanti dal perimetro conservatore, e ci vengono subito in mente, fra gli altri, il presidente USA Joe Biden, democratico, e il primo ministro dell’Albania Edi Rama, socialista. A differenza di alcuni suoi predecessori, la premier Meloni comprende, restando sé stessa, l’esistenza di questioni che sono superiori alle varie e legittime colorazioni politiche. Se anche Elly Schlein è entrata nella medesima lunghezza d’onda e forse non giudica più l’attuale come un governo di balordi, fascisti e razzisti, con cui è impossibile avere un dialogo civile, ne siamo particolarmente lieti. Dovrebbe però, la segretaria del PD, chiarire il proprio pensiero in politica estera rispetto a quello del leader del M5S Giuseppe Conte e di Alleanza Verdi e Sinistra, che sono, sebbene fra mille difficoltà, i principali alleati del Partito Democratico.

Conte, durante la sua esperienza a Palazzo Chigi e dopo, ha sempre fatto fatica a condividere le istanze occidentali, dalla guerra in Ucraina passando per la Cina e terminando in Israele. I compagni di AVS, se possibile, sono ancora più estremisti nell’avversione all’Occidente del capo pentastellato. I gruppi giovanili cosiddetti pro-Palestina, che pochi giorni fa hanno aggredito la Polizia a La Sapienza, accusando di genocidio persino la povera Rettrice Antonella Polimeni, e vedono in Israele l’unico colpevole della guerra, sono realtà senza dubbio più vicine al mondo di Elly Schlein che a quello di Giorgia Meloni. Anche a tale proposito la segretaria dem farebbe bene a pronunciare qualche parola limpida, altrimenti, se si prosegue come è stato fatto finora, ovvero, con un piede in Occidente e l’altro appoggiato invece chissà dove, per non urtare la sensibilità di Conte, Nicola Fratoianni e degli estremisti con la kefiah, non si può fare altro che ripetere atteggiamenti pilateschi come, per esempio, l’astensione in Parlamento scelta dal PD durante l’ultimo voto concernente gli aiuti italiani per Kiev. Il Governo e l’Italia non hanno bisogno di novelli Ponzio Pilato.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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