Il mazzo delle alternative possibili si sta decisamente assottigliando. Guerra o resa? Sembrerebbe profilarsi questo triste scenario. La pace non è al momento contemplata. La diplomazia lavora per se stessa e non fa trasparire nulla di buono. Nemmeno la Santa Sede viene ascoltata: la proposta di mediazione del Pontefice respinta e ignorata. Si assiste a un dialogo paradossale tra sordi e muti. Ci si prostra davanti al Dragone, o al Sultano di turno, mostrando al mondo intero l’inconsistenza dell’Europa e la miopia dei suoi rappresentanti politici. Uno scenario che scoraggia e alimenta ben poche speranze.
In questi giorni cupi, a chi si deve rivolgere un doveroso tributo? Chi merita rispetto e incoraggiamento? Lungo quali sentieri dovrebbe incamminarsi la nostra gratitudine?
Al mondo del giornalismo impegnato e libero, quello che opera eroicamente nelle zone di guerra. Uomini e donne che, a rischio della propria vita, si addentrano in territori martoriati, animati dal desiderio di catturare la verità, di restituire immagini, e ricostruzioni, autentiche e veritiere dei drammi in atto. Sospinti dal coraggio e dall’abnegazione, affrontano fatiche, paure, guardando in faccia la morte, ad ogni passo. Sono padri, madri, fratelli, sorelle, figli di tutti noi. Orgoglio dell’umanità intera, riserva preziosa, in un’epoca dominata, invece, dal mondo dell’opinionismo disinformato e prevenuto, emozionale e acritico. Da sempre in prima linea, contro ogni espressione di “webetismo” senza cultura ed esperienza, quali il ciarlare irresponsabile e privo di contenuto, il tronfio discettare sul nulla, il dire amabile sul futile e il bearsi nell’insipienza diffusa.
Grazie a questi umili servitori, martiri e testimoni, aedi della parola, custodi della sacralità del tempo.
Luca Bugada