Erdogan ammette di essere disposto ad attaccare Israele: un intervento fuori luogo

Ieri, il Premier turco Erdogan, si è espresso sulla situazione tra Israele e Palestina, dichiarando ad un emittente televisiva, che la Turchia potrebbe intervenire invadendo lo Stato ebraico come accaduto in Libia e Karabakh. Una Reazione spropositata di un ometto scaltro, ideologizzato ed arrabbiato, ma anche molto pericoloso, stando ai suoi desideri d’intervento. Il Primo ministro turco sta evidentemente diventato un problema con tutte queste sue sfuriate e paranoie sui nemici dello Stato, a partire dall’eterno conflitto con la minoranza curda sul territorio, per non parlare del suo rapporto con le elezioni, su cui si potrebbe stendere normalmente un velo pietoso.

Il fatto è che in questo momento tutto servirebbe, meno che un altro paese impegnato sul versante israelo-palestine: abbiamo già visto con l’Iran e con lo Yemen quanto sia effettivamente deprecabile un’escalation in Medio Oriente, specialmente con un eventuale coinvolgimento occidentale.

Le parole di Recep Erdogan assomigliano sempre di più ad armi dialettiche per distrarre la popolazione dai veri roblemi sociali interni . Distogliere lo sguardo del popolo verso un altra problematica o tematica per evitare la critica, è una mossa degna di un personaggio politico apparentemente astuto, ma non così tanto. Bisogna stare molto attenti quando si parla di guerra, visto che quest’ultima è una cosa serissima. In più la strategia della distrazione può funzionare solo per un periodo: non si può nascondere la polvere sotto al tappeto per sempre, poiché il rischio è quello che sotto di questo si formi uno strato preoccupante.

Ancora viene da chiedersi come abbia fatto la Turchia a restare nella NATO dopo gli innumerevoli sproloqui del suo Presidente in carica. Qualcuno era addirittura disposto a pensare che potessero fingere da mediatori nel primo periodo della Guerra russo-ucraina.

Strano che nessuno abbia ancora rimproverato Erdogan per il suo intervento poco sensato e privo di olfatto strategico. La Turchia è uno dei paesi più strani in assoluto in ambito mediorientale: sostiene i costumi islamici, ma al contempo fa parte di un’alleanza atlantica. Tutto fa pensare che gli attuali rappresentanti politici abbiano deciso di buttarsi un po’ dove fa più comodo in base alle proprie necessità.

Sarebbe interessante sapere dal Presidente Erdogan, come mai ora bisognerebbe tutelare la popolazione civile palestinese, dopo mesi in cui il suo Governo ha deciso di non esprimersi per quanto riguarda questa situazione complessa e per nulla marginale negli equilibri globali.

È possibile che la mossa dell’Alto rappresentante turco sia stata oggetto di studio per molto tempo, in occasione del deterioramento di un rapporto con Israele in ambito commerciale e/o diplomatico.

Ovviamente le relazioni tra le due realtà in analisi non sono mai state poi così splendide, forse anche per quanto riguarda la concezione della civiltà nella regione araba. È altrettanto probabile che a questo punto la Turchia decida di staccarsi prima o poi dalla confederazione occidentale per cercare un’ intesa con altri paesi BRICS come l’Iran. Di certo non ci stupiremmo di un simile rovesciamento di fronte, visto il corso degli eventi.

Nulla è veramente sicuro, tranne l’incoscienza di un Leader come Erdogan che forse ha guardato fin troppi interventi di Joe Biden, osando male e scioccamente oltre l’inverosimile.

Un altro attacco nei confronti dello Stato israeliano potrebbe creare una reazione a catena difficilmente sanabile. C’è da augurarsi che gli stati membri della Nato, così come lo stesso Segretario uscente Stoltenberg, si diano una mossa per evitare che qualcuno compia gesti sconclusionati pensando di poterne ricavare davvero qualcosa di positivo per sé.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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