Nell’ultimo periodo, tra i nuovi obiettivi del Presidente turco Recep Erdogan, c’è l’ingresso nell’intesa BRICS. Evidentemente il raggio d’azione garantito dalla permanenza della NATO è diventato fin troppo limitato. Non c’è da stupirsi però su questo cambio di fronte: recentemente la Turchia si è gradualmente “allontanata” dalle politiche occidentali, spingendosi sempre di più verso una conformazione statale molto simile a quella degli stati orientali e mediorientali. Dietro questa scelta però sembra esserci lo zampino della Russia, tanto che la Federazione avrebbe invitato il Ministro degli esteri turco, Hakan Fidan, al meeting tra i delegati esteri dell’alleanza BRICS lo scorso 10 giugno in qualità di ospite. Il vicario del dicastero ha peraltro dichiarato che questa possa essere una valida alternativa all’UE. C’era da aspettarselo, ora non resta che attendere la vera e propria ufficializzazione, oltre alla reazione dell’Alleanza atlantica la quale sembra farsi attendere, forse in attesa delle nuove configurazioni internazionali.
Negli ultimi giorni, è trapelata una notizia inerente la presenza di Erdogan al nuovo summit dell’organizzazione nel mese di ottobre in Russia. Un’ulteriore conferma che il piano sia più che una voce di corridoio. La scelta alternativa fa gola ad Ankara, decisa ad approfittare degli spiragli laddove possibile, specialmente dopo la definitiva rottura con Israele e la crisi economica che sta investendo il paese. Dalla Turchia il nuovo rapporto viene inteso come una possibilità di riscatto, anche in base ai non idilliaci rapporti con l’intero sistema ponentino. Anche l’Azerbaijan, fiutando l’occasione oppure come semplice dimostrazione di fedeltà, ha richiesto di poter seguire i propri alleati della Luna bianca nel nuovo progetto.
Un altro quesito piuttosto importante è quello che concerne la percezione della Turchia tra Oriente ed Occidente: da una parte la strategia potrebbe essere quella di non rinunciare a nessuno dei due tavoli per mantenere un collegamento tra i due sistemi diversi, mentre la seconda possibilità sarebbe quella di uscire completamente fuori dai vecchi meccanismi. Se l’idea di Erdogan è veramente quella di costruire un paese-ponte, dovrà dimostrare non soltanto di essere interessato a mantenere buone relazioni con tutti, ma anche di potersi destreggiare vista la sua adesione alla NATO. Sarebbe interessante sapere come la pensino i membri dei BRICS a riguardo, dato che l’argomento è piuttosto spinoso: la diversità tra i due blocchi del mondo non è affatto lieve, soprattutto perché le consuetudini sono abbastanza diverse. Ovviamente, non tutti i paesi della coalizione hanno dimostrato di essere insofferenti nei confronti del mondo americano, tanto per fare un esempio, basti pensare a Brasile, India ed EAU. Di conseguenza, la rappresentanza turca potrebbe iniziare a stringere dei rapporti più stretti con questi paesi per evitare di sembrare una realtà nemica dell’Occidente. È ovvio che tutto ciò non sarà affatto facile, soprattutto se lo Sponsor d’ammissione risulta essere Vladimir Putin, non un grande amico dell’Europa e dell’America, per di più in un momento come questo.
Spesso la Turchia si è esposta sul piano diplomatico per provare a risolvere diatribe anche molto complesse, basti pensare alla volontà di mediare tra Ucraina e Russia. Il vantaggio immaginato dalla scelta, sta nella dimostrazione di poter evitare le conflittualità in Europa, pur essendo distante in termini geopolitici dalla situazione. Ovviamente i fallimenti ottenuti fino a questo momento hanno dimostrato l’impossibilità di poter concludere un accordo tra le parti.
L’avvicinamento tra la Turchia e la Russia si deve anche al mancato appoggio delle sanzioni da parte del primo stato verso il secondo, nonostante la condanna per l’invasione del territorio ucraino. Se prima le relazioni erano neutrali, adesso c’è la possibilità che queste assumano un connotato di complicità dopo gli ultimi eventi. L’astuzia della Turchia nella politica estera, risiede nella capacità di lasciare sempre uno spiraglio aperto con entità variegate , nel caso in cui altri rapporti dovessero casomai deteriorarsi.
L’Akp sta avendo seri problemi a livello nazionale, specialmente dopo la sconfitta registrata alle amministrative di aprile 2024: problemi legati al cambiamento socio-politico si mescolano quindi alla situazione economica sfavorevole. Per ottenere la restituzione del potere, al Presidente turco servirà una svolta epocale. La strategia sembra quella di voler attingere un po’ ovunque, per evitare la destabilizzazione interna e guadagnare nuovamente la credibilità popolare.