L’intervista a tu per tu con il prossimo candidato alle elezioni presidenziali in Romania e leader di AUR, George Simion. In esclusiva per La Voce del Patriota il nuovo volto della destra romena passa in rassegna i punti salienti della politica europea attuale, puntando l’attenzione sul lavoro svolto dal nostro premier in campo internazionale, e ricordando che per una Europa forte e sana occorre tornare al progetto originario e sconfiggere le ideologie distruttive della sinistra di oggi.
L’Italia e la Romania sono due Paesi che da sempre condividono un rapporto speciale. E, ora, anche politicamente, potrebbero trovarsi allineati. E questo non può che rappresentare un messaggio di fiducia per tutti i conservatori d’Europa, che sono ad un passo dal conquistare l’ennesima vittoria sul campo.
Dopo l’annullamento delle ultime elezioni in Romania, ora ha deciso di portare avanti la sua candidatura. Teme che qualcosa potrebbe ostacolare la sua corsa verso la presidenza?
Oggi, martedì 18 marzo, sapremo con certezza se sarò ritenuto un candidato idoneo per le elezioni presidenziali del prossimo 4 maggio. Negli ultimi giorni la mobilitazione è stata straordinaria. Siamo su un ottovolante, che sembra non fermarsi mai. Dopo il rifiuto della candidatura di Catalin Georgescu, ho accettato di partecipare alla corsa e sono riuscito a raccogliere più di 600.000 firme in meno di 48 ore, per poter presentare la mia candidatura. Sono stati moltissimi i romeni che anche in Italia hanno firmato le liste per la mia candidatura. Non temo niente per me stesso, ma temo che se non vinceremo questa sfida perderemo l’opportunità di ritornare alla democrazia e ad elezioni veramente libere. È questo ciò che conta davvero.
La Romania ha alle spalle una storia di malgoverno e corruzione, per certi versi simile all’Italia, che però oggi si sta risollevando grazie alla leadership di Giorgia Meloni. C’è qualche aspetto della sua politica che vorrebbe replicare?
Come sapete, abbiamo un ottimo rapporto con i vertici di Fratelli d’Italia e con la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni. I suoi avversari politici, e i disfattisti, non gli davano molte possibilità quando ha vinto le elezioni. Eppure, è riuscita a rendere l’Italia di nuovo protagonista e ad inserirsi come vera potenza sulla scena internazionale. E per questo motivo è un modello da seguire nel gioco politico. Giorgia Meloni ha adottato una posizione molto corretta di fronte alle politiche catastrofiche del Green Deal, che stanno rovinando l’agricoltura, le industrie e le comunità di tutta Europa. Ho apprezzato le sue posizioni soprattutto sulle questioni più spinose, cioè quelle della sicurezza e della lotta all’immigrazione clandestina. L’Europa e il mondo hanno bisogno di più leader come Giorgia Meloni.
J.D Vance nel suo discorso di Monaco ha bacchettato l’Ue wokista, lanciando un guanto di sfida al Vecchio Continente. I conservatori europei sono pronti ad accettarlo e a rendere davvero l’Europa “grande di nuovo”?
L’Europa e i suoi paesi devono tornare ad essere grandi. Il mondo intero sta cambiando, non solo l’Europa. E se guardiamo a cosa sta succedendo con la nuova amministrazione Trump, vediamo che in realtà si tratta di una rivoluzione di buon senso, di cui parliamo da tempo. Sono convinto che insieme all’Italia, e anche a Paesi come la Polonia, riusciremo a riportare l’Unione Europea ai suoi principi naturali, esattamente come volevano i padri fondatori.
In caso di vittoria, quale sarebbe la sua postura nei confronti dell’attuale assetto Ue?
L’Unione europea che non preserva la sovranità degli Stati membri ed è interessata solo ad una agenda ideologica autodistruttiva ha perso il suo senso. L’Unione europea ha bisogno di un ritorno al progetto originario, e non di una di una marcia forzata verso un sovra-stato federale, con la conseguente diminuzione dell’importanza del concetto di ‘nazione’. L’Unione europea sarà forte se i suoi Stati saranno forti. Soprattutto, dal punto di vista economico. Io sono uno dei più grandi sostenitori della cooperazione. Ma non a qualsiasi condizione. E non quando i cittadini sono considerati di serie B.
Il conservatorismo oggi sta vivendo una stagione d’oro. Dall’altra parte, abbiamo però una sinistra molto impaurita. Quali potrebbero essere i rischi, ora che i dem non possono più controllare la narrazione politica e sociale?
I rischi con la sinistra sono sempre gli stessi. Credo che il momento che stiamo attraversando sia troppo importante per non fare tutto il possibile per superare ciò che potrebbe dividerci. Dobbiamo trovare il miglior modo possibile per vincere insieme, ricordandoci che non possiamo permetterci di perdere questo irripetibile momento storico.