ESCLUSIVA | Il magistrato Cioffi: “Le barricate non servono per garantire a tutti una giustizia giusta”

Il magistrato e già presidente Anm tribunale Napoli nord: “Separazione carriere e sorteggio per Csm ridanno centralità ai giudici”

Giuseppe Cioffi, napoletano, magistrato da 38 anni, più volte ha fatto parte delle commissioni parlamentari d’inchiesta. Una toga con un cursus honorum di tutto rispetto: nella seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso, da giovanissimo pretore di Marano fu il primo giudice a scoperchiare l’affaire dell’ holding criminale dei rifiuti nella Terra dei Fuochi dopo la scoperta di centinaia di fusti tossici nelle campagne di Villaricca, nel Napoletano. Alla vigilia dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, il giudice Cioffi ha rilasciato un’intervista a “La Voce del Patriota”.

Cosa sta accadendo nei rapporti tra la politica e la magistratura associata?

A distanza di molti anni e sempre in corrispondenza a nuovi assetti politici, mi ritrovo a scrivere e ragionare su iniziative di protesta, di contrapposizione a progetti riformatori della maggioranza di governo da parte dell’organo associativo dei magistrati, e questa volta occorre considerare anche una forma di manifestazione antagonista ad iniziative riformatrici molto plateale rappresentata dalla partecipazione alle cerimonie dell’anno giudiziario da parte degli aderenti dell’Associazione magistrati con modalità particolari, già bollate in vario modo da esponenti politici e dell’avvocatura.

Quale è la sua posizione visto che in passato ha rivestito ruoli significativi nell’Anm e anche presidente della sezione di Napoli Nord di recente?

Non entro  nel merito delle iniziative prese e delle modalità concertate, ma devo subito sgombrare il campo da un equivoco in cui penso siano imbattuti sia l’Anm che il Csm nell’invocare la Costituzione dalla loro parte, perché da giuristi qualificati ed esperti nessuno poteva ignorare che la carta Costituzionale quando parla della Magistratura intende riferirsi all’organo giudicante, giacché solo al comma 4 dell’articolo 107 menziona il pubblico ministero per estendere a questa funzione le prerogative di autonomia e indipendenza, connotati che nel momento storico di instaurazione di uno stato democratico a base costituzionale, erano sinonimo di inamovibilità a tutela della funzione giudiziaria da riconoscere anche a coloro deputati alla pubblica accusa. Perciò considero il riferimento alla Carta Costituzionale come base culturale della serie di iniziative tese ad ostacolare il varo della riforma con la più netta differenziazione tra la funzione giudicante e quella di requirente, alquanto pretestuoso e infondato

Quale è la sua opinione sul progetto di riforma e revisione Costituzionale?

Certo la separazione delle carriere tra organo giudicante e pubblica accusa non risolve i tanti problemi che affliggono il sistema giudiziario, ma unitamente alla previsione del metodo del sorteggio per l’elezione dei consiglieri del Csm, rappresentano un forte segnale proveniente per la prima volta dalla politica di ridare centralità, dignità e autorevolezza alla funzione giudicante, ristabilendo un ordine tradito per tanti anni in cui le disposizioni costituzionali a riguardo sono state neglette oppure travisate in normative ordinamentali che hanno mantenuto o introdotto sistemi e figure poco compatibili con lo spirito e il dettato della carta costituzionale in materia di ordine giudiziario, nonché dare un’adeguata risposta, finora attesa ma non pervenuta, a quella esigenza, pur da tanti magistrati avvertita di recuperare non solo e non tanto credibilità all’esterno, ma soprattutto un senso di fiducia all’interno dell’istituzione giudiziaria gravemente ferita e fortemente scossa dalle pratiche scandalose nel sistema di assegnazione di incarichi da parte del Consiglio superiore della Magistratura come emerse all’indomani dell’inchiesta sui fatti di un hotel della capitale in cui avvenivano gli incontri tra esponenti politici e magistrati ai vertici dell’associazione per discutere delle nomine i ruoli apicali e di incarichi dai magistrati, fatti trasfusi e trattati in pubblicazioni di vario tipo così come oggetto di indagine giudiziaria e disciplinare.

Per questo la serie di iniziative messe in campo dall’Associazione magistrati per opporsi alla Riforma di revisione costituzionale suonano alquanto inappropriate perché al tempo della scoperta del “sistema”,  nessuna levata di scudi, nessuna protesta vibrante vi è stata per  avversare le pratiche consociative e spartitorie in seno all’associazione magistrati.

Ha delle opinioni sul metodo seguito dal governo di cambiare l’assetto ordinamentale della magistratura modificando alcune norme della Costituzione come l’articolo 104 e in buona parte il 107?

Io avrei iniziato a modificare un po’ di norme dell’ordinamento giudiziario in materia di nomine e incarichi direttivi, a cambiare le regole della scuola superiore della Magistratura e ridurre il peso della formazione dei magistrati, avrei cambiato le regole sulle elezioni del Csm con leggi ordinarie e avrei esteso sempre con legge ordinaria il metodo ai consigli giudiziari e al comitato direttivo della scuola della Magistratura. Con questa maggioranza e la coesione che la Meloni sa creare, si potevano fare interventi molto incisivi con poco sforzo parlamentare e poi, ovvero anche contemporaneamente , perseguire la strada della separazione delle carriere partendo dall’articolo 107 comma 4 della Costituzione senza impegnarsi nel tortuoso percorso riformatore costituzionale.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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