Il presidente francese Emmanuel Macron e il Governo d’oltralpe hanno parecchio a cui pensare in questo periodo. L’economia, oltre ad essere alle prese con una inflazione che non accenna a rallentare, diffusa, certo, in tutta Europa e non solo in Francia, non va come dovrebbe e permangono importanti tensioni sociali dovute alla contestata riforma delle pensioni.
Eppure, nonostante i gravi problemi in casa, il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin ha trovato il tempo per lanciarsi in un attacco rivolto al Governo italiano e alla premier Giorgia Meloni. Si è trattato di un’aggressione verbale inutile, sguaiata, gratuita e inaccettabile da tutti i punti di vista. Forse Darmanin si è inerpicato in tale polemica proprio per fare distogliere l’attenzione in merito alla situazione dell’ordine pubblico in patria, che non è attualmente delle più rosee e che dipende dall’operato del ministero di cui è responsabile.
Il ministro dell’Interno francese ha affermato in sostanza che la pressione migratoria al confine italo-francese, fra Mentone e Ventimiglia, sarebbe provocata dalla incapacità di Giorgia Meloni nella gestione della immigrazione clandestina. Per il simpatico, si fa per dire, Darmanin, la Meloni sarebbe di estrema destra come Marine Le Pen, e in quanto tale, chissà perché poi, mentitrice seriale.
In un momento in cui dovrebbe essere considerata preziosa una ferrea compattezza fra le Nazioni Ue, (c’è una fortissima spinta migratoria dall’Africa da fronteggiare e rimane, non dimentichiamolo, la guerra in Ucraina), il ministro dell’Interno francese crea un danno diplomatico di enorme rilevanza.
Il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani si sarebbe dovuto recare in Francia per un faccia a faccia con la sua omologa Catherine Colonna, ma, dopo l’infelice uscita di Gerald Darmanin, il titolare della Farnesina non ha potuto fare altro che rimanere a Roma. Il Governo di Parigi e la stessa Catherine Colonna hanno poi voluto gettare acqua sul fuoco, ribadendo l’importanza delle relazioni Italia-Francia e auspicando la riprogrammazione quanto prima della visita di Tajani. Può darsi che non tutto il Governo d’oltralpe sia d’accordo con Darmanin, ma quest’ultimo non è un passante, bensì il ministro dell’Interno, ovvero un esponente autorevole dell’esecutivo, quindi, per normalizzare nuovamente il clima, sarebbero necessarie, come minimo, delle scuse ufficiali.
A quanto pare, siamo alle solite, ossia, coloro i quali affermano di essere europeisti doc, come Macron e i suoi ministri, sono i primi a generare dissapori nella Unione europea, oltre a cacciare a calci donne e bambini al confine tramite la Gendarmerie, che risponde, fra l’altro, proprio al ministero di Darmanin.
Mentre quelli descritti come sovranisti, anti-europeisti ed estremisti di destra, tipo Giorgia Meloni per esempio, agiscono responsabilmente, evitano inutili dissidi e chiedono soluzioni condivise nella Ue per affrontare le principali emergenze come l’immigrazione clandestina. Da quando si è insediata a Palazzo Chigi, la premier Meloni, per ciò che concerne i continui sbarchi di clandestini, non ha mai voluto fare di testa sua, ma si è appellata all’Europa cercando di sensibilizzare le Istituzioni comunitarie su una giusta redistribuzione dei migranti a livello continentale e circa la protezione delle coste italiane, che rappresentano anche i confini della Unione europea.
Il Governo italiano ha voluto iniziare, per così dire, con le buone, ma se la collaborazione europea dovesse essere soltanto quella interpretata dal ministro dell’Interno francese, stiano tutti quanti sereni, ad iniziare da Parigi, l’Italia non esiterebbe ad adottare misure più radicali e soprattutto unilaterali nella gestione dell’emergenza migranti. Non si può porgere l’altra guancia all’infinito. Vi sarebbero maggiori respingimenti presso i porti italiani, e che nessuno in Europa si permetta poi di dare lezioni a Roma.
Quelli che, prima della vittoria elettorale di Fratelli d’Italia e del centrodestra, criticavano ferocemente la Meloni per l’ipotesi del blocco navale, sono gli stessi che oggi imputano alla premier il “tradimento” di alcune parole d’ordine della destra di opposizione, ma si sappia che la possibilità del ricorso al blocco navale è ancora lì, pronta ad essere utilizzata se l’Europa si rivelasse completamente muta, cieca e sorda.
A dire il vero, già si sta lavorando per un blocco navale di fatto.
Il Governo italiano sta intensificando il più possibile le relazioni con i Paesi nordafricani, da dove partono, appunto, i barconi di migranti, affinché essi vigilino, con il supporto italiano, anzitutto i loro porti e impediscano le partenze.
Proprio in questi giorni è stato ospite a Roma il generale libico Khalifa Haftar, e se l’Italia continuerà ad essere trattata come Calimero da alcuni partner europei, vi saranno sempre più mosse italiane unilaterali circa i rapporti e gli accordi con il Nord Africa.