Europa guardati a destra!

Come dimenticare gli sguardi impietriti alla sinistra di Trump durante l’Inauguration Day. Pose plastiche, smorfie trattenute dal pudore e dall’imbarazzo, gesti rituali ed impercettibili. Mentre pronunciava il suo primo discorso da 47esimo presidente degli Stati Uniti, l’urgano di parole sguinzagliato dal tycoon ha travolto tutti, comprese le “teste coronate” del firmamento politico americano, presenti, come da tradizione, al giuramento del nuovo presidente. E mentre le raffiche di accuse si facevano più feroci e la vendetta si affermava per mezzo di proposizioni brevi ma pesanti come macigni, i volti degli ex presidenti si facevano di cera. Immobilizzati in smorfie dai sorrisi appena accennati, per sola concessione fatta alle telecamere, e gli occhi che imploravano “pietà” ed un trapasso rapido. Non deve essere stato facile, per loro, assistere allo spettacolo in prima fila mentre Trump li inchiodava a colpe, inefficienze, mancanze, e mantenere allo stesso tempo un aplomb regale.

L’uragano di invettiva, alimentato dagli applausi incontenibili del pubblico, è stata la promessa di qualcosa di più dirompente. E’ stata la promessa di un ritorno alle origini di cui l’America aveva bisogno. Picconare le ideologiche agende green per rimettere i piedi sopra la melma nera, picconare il woke, la censura, i pensieri ingabbianti che hanno strozzato il costume americano. Picconare le convenzioni della politica estera, allineandosi ad un registro di propositi, composto da pretese territoriali e da promesse di grandezza, adottato e messo in pratica negli ultimi anni dai nemici degli USA, Russia e Cina in testa. Ritornare al sogno degli allunaggi ed alla speranza di un futuro tutto a stelle e strisce, picconando i disfattisti e tutti gli ostacoli lungo il cammino. Ieri è andata in scena l’America più originale, quella che noi europei conosciamo dalle origini: spesso pacchiana, autoreferenziale e che si alimenta dalla sua stessa grandeur. Quella che ha tenuto in piedi le aspettative e le speranze di tutto il cosiddetto “mondo libero”.

Aspettative e speranze che vacillano nel Vecchio Continente. Infatti, se l’America si è ritrovata, l’interrogativo è quando lo farà l’Europa che ora, all’indomani della nuova minaccia di dazi fatta da Trump, stenta a stabilire una strategia. L’Europa è indietro su molti e decisivi dossier, difesa, sviluppo tecnologico e industriale in testa, perdendo il passo rispetto ai suoi competitor. In questo scenario, che appare come uno scontro fra civiltà, sembriamo all’età della pietra.

Come suggerisce Daniele Capezzone in un suo articolo pubblicato oggi su Libero, in questa fase bisogna evitare logiche “antiamericane”, totalmente controproducenti. Per la prima volta, infatti, l’Europa, che ha sempre ragionato a trazione franco-tedesca, ha bisogno dell’Italia per uscire dal rebus trumpiano. Ha bisogno di una buona amica del tycoon: Giorgia Meloni.

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Andrea Piepoli
Andrea Piepoli
Classe 1996. Nato tra il sole e l’acciaio, cresciuto tra le piazze di Roma. A volte mi piace travestire la realtà da sogno. Con curiosità provo a raccontare e rappresentare la mia generazione.

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