“La campagna elettorale della segretaria del PD è sorprendente. Continua a battere sulla proposta di legge a sua prima firma sulla sanità e sul salario minimo. Due temi che con l’Europa non centrano nulla. Dimentica di dire che la sua proposta sulla sanità come certificato dai tecnici della Camera è priva di coperture sufficienti mentre capitolo a parte merita il salario minimo. Prima ancora di parlare di salario minimo è necessario intervenire su altre leve, che non ricadano solo sul datore di lavoro. Il cuneo fiscale in Italia è il quinto più alto tra i 38 Paesi dell’Ocse. Agire sul cuneo, abbassandolo come sta facendo il governo è il miglior intervento al momento. Aumentare la retribuzione è possibile fino a un certo punto, oltre il quale non è sostenibile. Le aziende stanno soffrendo questo particolare momento storico e un innalzamento del costo del lavoro rischierebbe di escluderle dal mercato e, in ultima istanza, anche determinare ricadute sui livelli occupazionali.
L’introduzione del salario minimo per legge a 9 euro l’ora totalmente a carico del datore di lavoro interesserebbe soprattutto le piccole imprese artigianali e di servizi a bassa produttività e valore aggiunto, in quanto le grandi aziende hanno contratti nazionali che superano tale cifra e se ci sono contratti da fame firmati da pochi mesi, come quelli della vigilanza privata, è il segno del fallimento dei sindacati che provano a lavarsi la coscienza cavalcando l’onda demagogica delle opposizioni. Chiedere a PD e M5S come mai non l’hanno fatto durante i loro governi è inutile, non rispondono, farfugliano o forse perché in quegli anni con loro al governo la CGIL era contraria? La domanda invece che farei al PD è: non vi bastano quasi un milione di cessazioni di partite iva nel decennio con voi al governo? Raddoppiamo? Il problema del lavoro povero c’è e va affrontato, ma senza causare ulteriori cessazioni di attività e proliferazione di lavoro nero”.
Lo dichiara il vice responsabile nazionale del dipartimento Imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia, Lino Ricchiuti.