Ieri, poco dopo il nostro editoriale a lui dedicato, Evan Gershkovich è stato condannato a 16 anni di prigione dalla Corte di Ekaterinburg, davanti alla quale è stato processato. Terribile immaginare quanto accaduto, specialmente se si pensa a quanto sia fondamentale una minuziosa analisi degli eventi per il conoscimento della storia, della politica e dei conflitti. Qualcuno evidentemente vuole porre fine alla pratica dell’informazione, tarpando le ali e chiudendo la bocca di chi vorrebbe raccontare tutta la verità sulla Russia. Il reporter americano dovrà scontare la sua pena in un istituto di massima sicurezza, un trattamento che in teoria si utilizza solitamente per criminali e terroristi pericolosissimi per l’ordine pubblico. Evidentemente, il Governo moscovita teme di più l’inchiostro dei mitra: una realtà politica che gira ormai da tempo rovesciata rispetto alla normalità.
Questo avvenimento sarà un problema non soltanto per la reputazione del Cremlino e dei suoi Tribunali a livello internazionale, ma anche degli Stati Uniti d’America, i quali non sono riusciti a trovare una soluzione per estradarlo fino a questo momento. I rapporti inaspriti con Vladimir Putin dopo l’invasione dello Stato ucraino, hanno sicuramente contribuito al deperimento dei legami tra i due paesi. Tuttavia non è da sottovalutare la responsabilità dell’amministrazione Biden sotto questo punto di vista: nessun progresso è stato fatto fino a questo momento per trovare una soluzione al conflitto ucraino e moltissimi sono stati i rallentamenti dovuti all’incapacità dei Dem di costruire un piano d’azione efficace.
Ovviamente, la produttività e l’efficienza non sono certo valori necessari per l’attuale amministrazione americana, che a stento – o quasi per nulla – riesce a solidarizzare con un candidato dell’opposizione quando questo viene colpito da un proiettile sparato durante un comizio.
Joe Biden ha dichiarato oggi che sin dal primo giorno dell’insediamento, la sua priorità fosse quella di riportare a casa Gershkovich ed il resto degli americani prigionieri detenuti all’estero: si potrebbe dire che la missione non è andata proprio a buon fine, visto che il personaggio descritto nell’articolo sarà costretto ad una lunga prigionia. È terribile, ma le parole di Biden assomigliano moltissimo ad una trovata per dimostrare il proprio buon cuore durante la rovinosa campagna elettorale condotta negli USA fino a questo momento. Difficile credere a chi ha compromesso in larga parte le relazioni occidentali in ambito internazionale, dimostrandosi incapace di gestire le crisi in cui è rimasto coinvolto con il resto dei propri alleati.
Piuttosto normale che ormai il popolo americano voglia rivedere il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca: sicuramente le sue capacità fisiche e mentali sono decisamente migliori di quelle possedute da Joe Biden, il quale si è dimostrato più volte insicuro e confuso durante occasioni fondamentali per la Leadership statunitense. Inoltre, il Tycoon durante questi anni ha sottolineato l’importanza di trovare accordi per la pace, che da Biden – forse anche per colpa della sua senilità – non sono stati menzionati quasi mai durante gli eventi opportuni.
Ora il destino di Evan si trova in bilico, difficile che i Democratici americani riescano a riportarlo sano e salvo a casa, ma nel caso in cui l’impresa dovesse verificarsi con successo, questa potrebbe essere la prima e vera “buona azione” dopo l’arrivo dell’attuale Presidente alla famosa tenuta monocolore di Washington.