“L’opposizione è tutta unita a chiedere la tassa sugli extraprofitti: hanno governato e non l’hanno applicata. Ma cos’è l’extraprofitto? È un profitto non strutturato che non dipende solo dalla capacità manageriale ma soprattutto da contingenze storiche. Lo sono per esempio quelli generati da pandemia, conflitti internazionali, crisi energetica o da transizioni digitale ed ecologica .
L’idea è suggestiva: fare squadra. Piuttosto che imporre nuove tasse, persuadere la finanza a non essere più apolide ma legata il più possibile all’identità della civiltà occidentale, seguendone e scuotendone il destino. La finanza identitaria, se non fosse un ossimoro…
Del resto il raggruppamento di nazioni emergenti BRICS si sta radicando e metterà presto in discussione anche l’egemonia della moneta dominante, il dollaro.
Risulta quindi necessario sottrarsi al declino annunciato della globalizzazione e ricentrare i profitti di economia e finanza sul lavoro e sull’impresa. Ripensare la finanza significa indurla a investire sulla realtà produttiva più che su l mercato dei titoli.
Sarà forse arcaico pensare di separare le banche commerciali da quelle d’affari ma gli Stati nazionali possono introdurre premialita fiscali per le banche che investono sullo sviluppo, stimolando così la nascita di nuovi capitani d’industria di cui l’Italia e l’Europa sono carenti. De-globalizzare è la parola d’ordine del presente, meglio essere avanguardia del nuovo mondo che retroguardia di quello che sta tramontando”. E’ quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia intervenendo a Milano all’evento ‘Far crescere l’Italia insieme’.