Prima di tutto, una necessaria premessa per chiarirci le idee: il reato penale è sempre personale, considerarlo “per categoria”, perciò, è sbagliato. E’ sbagliato dire “i politici sono tutti corrotti”, “gli zingari sono tutti ladri” o “i preti sono tutti pedofili”. E questa è la realtà del buon senso oltre che della giustizia. Resta poi naturalmente il fatto che, vuoi per una ragione vuoi per un’altra, alcune categorie di persone sembrano essere nettamente più soggette di altre a incorrere in particolari reati.
Non meraviglia nessuno che spesso i rom siano sorpresi a rubare, fin da molto piccoli, spesso in veri e propri branchi. Così come non meraviglia se il reato di corruzione trovi grande riscontro tra i politici, per fortuna non solo italiani. Un po’ più difficile da digerire, invece, è il caso dei “preti pedofili”. Siamo certi che esistano tantissimi sacerdoti pii, presi dalla missione e dall’amore di Dio, pronti a farsi agnello per salvare il prossimo, ma ormai ci appare impossibile negare che all’interno della Chiesa cattolica il germe della pedofilia si sia annidato e prosperi. Prosperi maledettamente.
Basta pensare che nelle ultime 24 ore i quotidiani si sono riempiti di due notizie abbastanza sconvolgenti. La prima notizia racconta che la magistratura cilena ha fatto affiorare 144 casi di pedofilia tra le file del clero locale, dando così anche un discreto colpo allo stesso Bergoglio, che fino a gennaio di quest’anno continuava imperterrito a difendere il vescovo cileno Barros, accusato di avere insabbiato un eclatante caso di pedofilia. Non solo, sempre Bergoglio – pare perché fosse stato male informato – continuava ad offrire ascolto e attenzione al cardinale Ezzati, un altro esponente della Chiesa cilena che, come Barros, sembra avere le sue belle responsabilità nel tentativo di soffocare altri casi simili, e che ora rischiano di travolgere tutta la Chiesa in America Latina, l’unica America rimasta al Vaticano, dopo gli scandali pedofili che hanno raso al suolo quella USA, destituendola di buona parte della sua credibilità.
La seconda notizia parla invece di un prete di Calenzano, in provincia di Firenze, beccato nella sua auto nel parcheggio di un supermercato in compagnia di una bambina di soli 10 anni. Ad accorgersi di quello che stava per avvenire, un altro avventore del supermercato, che ha immediatamente aperto la portiera dell’auto e fatto uscire la bambina, per poi avvertire le forze dell’ordine che hanno anche salvato il prete da un linciaggio. Ora, il sacerdote è ai domiciliari in attesa di scoprire quale sarà il suo destino, legato anche a una visita ginecologia a cui la piccola verrà sottoposta per accertare se abbia subito o meno violenze sessuali.
In sintesi, è ormai dal 2002 che la Chiesa cattolica è chiamata continuamente a rispondere di abusi sessuali su minori o possesso di materiale pedopornografico da parte di vescovi, sacerdoti, religiosi e catechisti, una sorta di valanga che ha travolto la curia e che sembra impossibile da arrestare. Tutto ha avuto avvio negli Stati Uniti d’America, nella ricchissima diocesi di Boston, con un prete condannato per violenza carnale su un bambino di 10 anni. Quel prete fu un po’ come il Mario Chiesa di Mani Pulite: il primo sasso smosso che fa crollare la diga. Dopo Boston, dove praticamente la curia fu azzerata con almeno 90 sacerdoti indagati per molestie ai minori, lo scandalo si allargò anche all’arcidiocesi di Portland, alla diocesi di Tucson e alla diocesi di Spokane. Un colpo durissimo anche per le finanze vaticane, che avevano negli USA i grandi contributori. Ma non basta ancora perché lo scandalo della pedofilia in seno alla Chiesa si è poi esteso in Europa, coinvolgendo paesi come Irlanda, Austria, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Spagna, Regno Unito, Francia e Malta. Non si salva nemmeno la Germania, dove il Vaticano fu accusato di aver ostacolato le indagini dei magistrati relative al collegio gesuita “Canisius” di Berlino, e taciuto su storie di abusi sessuali nell’ambiente del coro delle voci bianche del duomo di Ratisbona. Senza contare che anche in seno alla Chiesta stessa, seppure ampiamente minoritarie, si levarono le voci di alcuni sacerdoti che denunciavano la situazione ormai insostenibile, come il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, che nel 2009 aveva dichiarato: “La Chiesa non può chiudere gli occhi di fronte ai casi di pedofilia tra i propri preti, che in alcune diocesi arrivano a coinvolgere quattro preti su cento”. Soltanto quattro su cento, ci domandiamo oggi, con una stima che ci appare fin troppo ottimistica alla luce di quello che accade praticamente con cadenza quasi giornaliera?
Da cristiani e da credenti ci preoccupiamo, soprattutto notando quanto Bergoglio poco si esprima sui fatti, mentre parla praticamente tutti i giorni di migranti e di accoglienza. Ci preoccupiamo quando la copertina di Famiglia Cristiana, nelle 24 ore che hanno visto lo scandalo cileno, e la bimba di Calenzano, titoli a tutta pagina: “Vade retro Salvini”, smentendo che si tratti di un titolo politico e affermando che sia solo un richiamo la Vangelo. Ma riportare quello che il vangelo dice dei pedofili – magari con un richiamino al fatto che siano sacerdoti – invece no? E senza pretendere tutta la copertina.