“Fasciofobia”: la degenerazione dell’antifascismo nel libro di Alberto Busacca

Parlare di fascismo non dal punto di vista storico ma come fenomeno attuale, a ormai quasi ottant’anni dalla fine del regime mussoliniano risulta piuttosto anacronistico. Eppure sui media e in libreria è tutto un fiorire di pubblicazioni e prodotti cinematografico-televisivi da un lato e di allarmistiche dichiarazioni su un possibile ritorno delle camice nere dall’altro. Perché? 

Per rispondere a questa domanda Alberto Busacca ha intrapreso un viaggio nell’odierno antifascismo che, scrive, “sta cambiando faccia trasformandosi in una fasciofobia totalmente incomprensibile e priva di senso del ridicolo, che ha finito per danneggiare l’antifascismo medesimo”. Il risultato di questo suo lavoro è un libro recentemente edito da Signs Books ed intitolato Fasciofobia. Bugie e follie dei nuovi antifascisti

Secondo l’autore la questione è chiara ed è legata alla degenerazione dell’antifascismo che, “abbandonata ogni spinta ideale, è sostanzialmente diventato l’arma usata dai sedicenti antifascisti per conservare posizioni di potere in ambito politico, mediatico e culturale”. Un’arma usando la quale si vorrebbe costringere la destra a continue abiure a cui, anche per una corretta vita democratica, occorrerebbe dire basta. Lo sottolinea efficacemente Daniele Capezzone: “Basta con questa idea per cui a destra ci si debba vergognare (e di cosa?). Basta con l’accettazione di uno schema dialettico per cui, innanzitutto, gli avversari della sinistra si sentono in dovere di giustificarsi, di recitare atti di contrizione” scrive nella prefazione al volume di Busacca. E aggiunge, citando l’autore: “anche perché, quand’anche uno accettasse l’insensatezza di vivere così, tra atti di fede imposti e ritrattazioni postume sollecitate, alla sinistra non basterebbe comunque e l’asticella dell’abiura necessaria salirebbe ancora, senza fermarsi mai”. 

Per raccontare questo contesto, Busacca analizza con precisione i vari casi in cui la citata degenerazione dell’antifascismo si manifesta: innanzitutto i continui allarmi sul “fascismo alle porte”, attraverso i quali la sinistra nostrana accusa strumentalmente di fascismo chiunque non la pensa come lei. Con la conseguenza, inevitabile, di apparire lontanissima dalla realtà concreta del Paese e dai problemi che gli italiani affrontano quotidianamente.

Poi ci sono, tra le altre cose, le questioni del razzismo (associato ontologicamente alla destra), delle discussioni sull’antifascismo della Costituzione repubblicana, delle “risse” del 25 aprile, dell’ANPI (che è divenuta un’associazione politica come un’altra, schierata – legittimamente – a sinistra e quindi non super partes), del saluto romano (è reato o no?), del dramma delle foibe (che qualcuno a sinistra ritiene usato strumentalmente dalla destra), dello spettacolo (considerato “cosa loro” dagli antifascisti), della richiesta di “patentini antifascisti” per utilizzare sale pubbliche, dell’ambientalismo ritenuto di esclusivo appannaggio della sinistra, dell’assimilazione del fascismo/destra con la mancanza di cultura e del sorgere diffuso – scrive Busacca – di “piccoli volumi di storia pret-à-porter, utili per ribattere al bar all’amico un po’ fascista” ma non sempre e non del tutto corretti e storicamente fondati. E ancora, tra gli argomenti trattati in Fasciofobia ci sono il sogno di demolire i monumenti del Ventennio, le bufale su Giorgio Almirante, la caccia al Babbo Natale col braccio teso, gli orsi trasformati in nuovi partigiani e, per finire, le discussioni sul fascismo-antifascismo di alcuni alimenti, in particolare la pastasciutta e i dolci (memorabile, in questo contesto, l’inchiesta su una torta con la faccia del Duce). 

Tutti temi e casi che l’autore racconta e commenta corredandoli con riferimenti documentali, citazioni e dichiarazioni di storici e giornalisti. E non facendo mancare una buona dose di ironia nell’evidenziare la tendenza dell’antifascismo contemporaneo al voler mettere all’angolo i fascisti (o presunti tali). Che, come scrive anche Francesco Borgonovo, sono a detta della sinistra il ricettacolo di ogni male perché, spiega il giornalista citando Costanzo Preve, la sinistra stessa “in profonda crisi d’identità e di prospettive, può sopravvivere solo mediante una demonizzazione nevrotica dell’avversario”. E se si continua su questa strada, come sembra, il risultato possibile è uno solo: la destra continuerà a vincere le elezioni a lungo.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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