Fratelli d’Italia torna a Bruxelles e lo fa dalla porta principale. Accoglienza calda e uditorio molto attento alla riunione del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) quando prende la parola Giorgia Meloni e spiega le linee del progetto che FdI ha lanciato a livello nazionale e oggi trova in ECR la sua naturale collocazione europea.
Un grande movimento dei conservatori e sovranisti italiani, che abbia in Fratelli d’Italia il suo fulcro ma sia capace di dare una casa a quelle tante energie disperse della destra e del centrodestra. Una forza politica matura e credibile alleata ma distinta dalla Lega, con l’obiettivo di strappare Salvini dall’abbraccio mortale con i Cinque Stelle e riportare al governo un centrodestra rinnovato.
Ecco che allora l’avvicinamento al gruppo ECR, in cui già da tempo siede una piccola pattuglia italiana guidata da Raffaele Fitto, rappresenta una tappa fondamentale e un’evoluzione naturale di questo percorso.
ECR rappresenta già oggi il terzo gruppo più grande al Parlamento europeo, dopo popolari e socialisti. Una forza solida che punta a mantenere se non addirittura a rafforzare la sua posizione, grazie all’aggregazione di altri movimenti sovranisti e patriottici che stanno crescendo nei loro paesi (dai Democratici svedesi a Debout la France, da Vox España al Forum per la Democrazia olandese).
Qui siedono tanti amici, dai polacchi del partito PiS del Presidente Kaczinsky agli irlandesi, dai danesi ai cechi, con cui la Destra italiana ha già condiviso un lungo percorso fino al 2009 nel gruppo UEN (Unione per l’Europa delle Nazioni).
Con la Brexit e la dipartita della delegazione inglese spetterà proprio ai polacchi guidare il gruppo, il che lo rende già oggi l’interlocutore più vicino al blocco di Vysegrad nonché l’approdo naturale di Viktor Orbán se, dopo le elezioni di maggio, decidesse di abbandonare un Ppe ormai decisamente inospitale per lui dopo il voto di buona parte del gruppo a favore delle sanzioni contro il governo ungherese. Questa prospettiva rappresenta per noi un riferimento importante perché Vysegrad dimostra quotidianamente che si può stare in Europa con la schiena dritta e senza abdicare alla propria sovranità.
In ECR Fratelli d’Italia rafforzerà la voce di quell’Europa mediterranea che per troppo tempo non è stata in grado di incidere e ha dovuto subire le scelte dei paesi nordici.
Ma soprattutto, con il voto di maggio ECR si porrà come ponte naturale tra un’area popolare che si sta spostando sempre più verso destra e la “Lega delle leghe” di Salvini e Le Pen. L’obiettivo è spezzare definitivamente la logica consociativa popolari-socialisti-liberali che ha prodotto l’Ue imbelle e matrigna che abbiamo conosciuto fino ad oggi e ricostruire l’Europa su nuove basi.
E proprio su questo il nostro progetto sovranista si differenzia e si qualifica rispetto al “populismo di destra”: oggi per noi non basta più dire No a questa Ue, bisogna avere il coraggio di proporre un modello alternativo. Quella che vogliamo noi è una confederazione di Stati nazionali liberi e sovrani, capaci di cooperare sulle grandi questioni (dalla politica estera alla sicurezza al mercato interno) ma liberi di autodeterminarsi su tutto ciò che può essere meglio deciso a livello nazionale.
Su questa idea, così come sul contrasto all’immigrazione incontrollata, la tutela delle radici cristiane, la difesa dell’impresa e dell’economia reale da tasse, burocrazia e speculazione finanziaria, la critica alla moneta unica e alla sua gabbia di regole, abbiamo trovato assoluta sintonia con il gruppo Conservatore. Il che naturalmente non ci impedirà di far valere alcune nostre specificità su temi importanti che stanno dividendo un po’ tutte le famiglie politiche europee, come ad esempio il rapporto con la Russia di Putin.
Oggi più che mai da Bruxelles si guarda all’Italia come l’epicentro di un cambiamento destinato a spostare gli equilibri europei a maggio 2019. Fratelli d’Italia vuole giocare la partita da protagonista perché, come amava dire Giorgio Almirante, “l’Europa o va a destra o non si fa!”.