Femminicidio è reato: ecco cosa prevede il ddl del Governo

È molto più di un provvedimento simbolico. L’introduzione del delitto di femminicidio nel codice penale è un intervento arrivato proprio a ridosso della festa delle donne, che cade oggi, 8 marzo. Un’introduzione partita dalla proposta dei ministri Nordio, Piantedosi, Roccella e Casellati, arrivata – spiegano da Palazzo Chigi – per “l’estrema urgenza criminologica del fenomeno e per la particolare struttura del reato”. I femminicidi superano ogni anno quota cento, numeri inquietanti se si pensa specialmente al movente che spesso porta a commettere tale reato, una velleità di prevaricazione certamente non assimilabile in un contesto patriarcale, come sostengono le femministe più o meno radicali, ma da considerare come l’atto insensato di singoli uomini ancora incapaci di pensare o accettare una donna alla pari. Un problema culturale da affrontare, senza però un’inutile e magari controproducente criminalizzazione del sesso maschile.

Con il nuovo disegno di legge, si prevede che il femminicidio potrà essere sanzionato con la pena dell’ergastolo. Si legge nel testo infatti che verrà punito “chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”. Si prevede che tali circostanze sono introdotte anche come aggravanti per altri delitti di codice rosso. Parecchie le nuove circostanze inserite: la persona offesa dovrà essere audita in via obbligatoria, all’imputato possono essere applicate misure cautelari, la vittima dovrà essere avvisata dell’uscita dal carcere del condannato. Tutto ciò, in linea con la Convenzione di Istanbul e con la nuova direttiva europea in materia di violenza contro le donne.

Un passo in avanti fondamentale per la lotta alla violenza di genere. Di fatto un inasprimento delle pene, delle migliorie al codice penale, che si affiancano comunque allo strenuo lavoro di prevenzione che viene portato avanti con costanza dalle Istituzioni, in tutte le loro forme. È sempre attivo il numero anti-violenza, 1522, e continuano a esserci investimenti in favore dei centri anti-violenza e di altre misure. Pochi giorni fa, ad esempio, è stato previsto un aumento per il Reddito di Libertà, da 400 a 500 euro, un sussidio che viene riconosciuto alle donne vittime di violenza per aiutarle nel loro percorso di reinserimento all’interno della società.

Dal governo: “Una riforma dirompente”

Si tratta, dunque, di un passaggio storico. E non mancano messaggi positivi da parte del governo. Ieri, al termine del Consiglio dei Ministri, è stata proprio la premier, Giorgia Meloni, a lanciare la notizia, parlando di “norme che considero molto importanti e che abbiamo fortemente voluto per dare una sferzata nella lotta a questa intollerabile piaga. Il suo grazie, Meloni, l’ha rivolto a quanti “hanno lavorato al provvedimento e che ci hanno permesso di raggiungere, alla vigilia della Festa della Donna, questo importante risultato”. Esulta anche Eugenia Roccella, ministro della Famiglia e la Natalità: per lei, il passaggio del femminicidio a reato autonomo non configura “una maggiore gravità dal punto di vista etico, ma proprio una diversità manifestata dal numero di omicidi: sono molte più le donne uccise da uomini che gli uomini uccise da donne, un numero davvero esiguo. È un’asimmetria numerica specchio di un’asimmetria molto più profonda e radicata”. Per il ministro per le Riforme, Elisabetta Casellati, si tratta di “una riforma dirompente del diritto penale, un progresso decisivo per la tutela delle donne vittime di violenza”. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha infine sottolineato lo “stanziamento immediato di 8 milioni e mezzo di euro dedicato al contrasto alla violenza di genere con sportelli e assistenza negli atenei”.

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1 commento

  1. L’ergastolo è troppo poco. Con i giudici italiani attuali, complici la sinistra ed i buonisti, prima o poi si troveranno mille cavilli per ridurre la pena, con grande sofferenza dei parenti della donna uccisa. L’ergastolo, poi, comporta che il delinquente sia per sempre a carico dei contribuenti dello stato Italiano. Sarebbe molto più conveniente depauperizzare il reo dei suoi 5 sensi e restituirlo così ai suoi parenti che dovranno mantenerlo, certi che non sarà più in grado di delinquere e che ripenserà all’orrore provocato ogni singolo giorno della sua misera vita. E non si tratterebbe di tortura: semplicemente si disarmerebbe un assassino.

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